Non esiste alcuna prova che l’ingestione di tracce di amianto costituisca un pericolo per la salute

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L’acqua del sindaco, quella pubblica, che sgorga dai nostri rubinetti, è contaminata da piccole tracce di fibre di amianto. “I monitoraggi periodici che l’Ausl effettua sull’acqua che sgorga dal nostro acquedotto, fortemente intensificati dopo il sisma del maggio scorso, a dicembre, indicavano l’assenza di fibre d’amianto in un campione d’acqua prelevato dalla fontana di Via dei Cipressi nell’ambito dei controlli di routine. Dal momento però che a Finale Emilia e a Cavezzo si erano riscontrate delle positività – spiega il sindaco, Enrico Campedelli – abbiamo chiesto ad Aimag e all’Ausl di effettuare un campionamento più diffuso su Carpi. Fino a marzo ogni campione è risultato negativo ma, la scorsa settimana, il 6 luglio, ci sono stati consegnati dei risultati che evidenziano invece una limitata presenza di fibre d’amianto nell’acqua, per un valore che va da 1.000 e 11mila fibre per litro”. Ma quanto deve preoccupare questa notizia, soprattutto dopo anni in cui ci siamo sentiti dire che bere l’acqua del rubinetto fa bene alla salute, fa risparmiare e aiuta a rispettare l’ambiente?
“Non esiste alcuna prova scientifica che l’ingestione di tracce di amianto costituisca un pericolo per la salute umana”. A parlare è la dottoressa Cristina Marchesi, direttore sanitario dell’Usl di Modena che aggiunge: “non ci sono limitazioni normative che prescrivono l’assenza di fibre d’amianto nell’acqua sia ai fini della potabilità che della qualità dell’acqua. Non esistono limiti previsti dalle norme europee, non esistono paesi europei che abbiano assunto limitazioni specifiche per le particelle d’amianto nell’acqua”. L’unica eccezione è rappresentata dagli Stati Uniti che stabiliscono un limite (7 milioni di F/L, per fibre con lunghezza maggiore di 10 micron) oltrepassato il quale, in caso di evaporazione dell’acqua, “esisterebbe il rischio di inalare fibre aerodisperse pericolose per la salute”, conclude Marchesi.
E’ assodato che l’inalazione delle fibre di questo materiale può causare patologie quali l’asbestosi, il carcinoma polmonare e il mesotelioma maligno (principalmente della pleura e del peritoneo). Gli studi che hanno invece valutato gli effetti dell’esposizione per ingestione (ad esempio bevendo acqua contaminata) sono pochi, di piccole dimensioni e relativamente datati. Le indagini epidemiologiche infatti non forniscono informazioni sufficienti per definire con certezza l’eventuale associazione fra l’ingestione di fibre di amianto e l’insorgenza di tumori gastro-intestinali. Tale consapevolezza ci obbliga a mantenere alta la guardia, a non sottovalutare il problema, a “intensificare i controlli”, ha assicurato Armando Franceschelli del Servizio Igiene, Alimentazione e Nutrizione dell’Usl di Modena, e a cercare di capire quale sia la causa della contaminazione da amianto. Comune, Azienda sanitaria e Aimag hanno perciò istituto un tavolo tecnico per capire quali siano le cause del fenomeno, come sottolinea il presidente di Aimag, Mirco Arletti. “E’ importante allargare l’analisi a tutti i 14 comuni serviti dal gruppo e cercare di capire qual è la causa: se vi sono delle correlazioni tra aggressività dell’acqua e rilascio di fibre dalle tubazioni o se il sisma dello scorso anno ha comportato piccole fessurazioni nelle condotte. Ricordo infatti che, solo a Carpi, malgrado il graduale processo di sostituzione a cui abbiamo dato il via da anni, vi sono ancora 216 chilometri di rete idrica realizzata in cemento/amianto (eternit) che dovrà essere controllata per verificare che non vi siano delle microrotture”. La causa della contaminazione infatti, presumibilmente, è proprio nelle tubature, dal momento che, fortunatamente, i pozzi di prelevamento da cui si approvvigiona l’acquedotto di Carpi, a Fontana di Rubiera, non presenta alcuna criticità”. Nel caso venissero rilevate rotture nella rete idrica, assicura il primo cittadino “si promuoverà lo studio di fattibilità d’un programma straordinario di intervento”. Per sostituire le condutture idriche in cemento/amianto, conclude Artletti, “occorrono circa 60 milioni di euro. Nemmeno se vincessimo al Super Enalotto potremmo permettercelo e, inoltre, tale intervento prevede tempi lunghissimi e non risolutivi nell’immediato per dimensionare o azzerare la presenza di fibre di amianto nell’acqua”. E allora cos’è meglio: l’acqua del sindaco che arriva nelle nostre case semplicemente aprendo il rubinetto e conta ben 20mila controlli annui da parte di Aimag o quella imbottigliata, per la quale la legge non prevede alcun controllo mirato alla rilevazione di fibre di amianto? A ciascuno la scelta.
Jessica Bianchi