Una piccola comunità carpigiana ha scelto Gonten

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Molti sognano di andarsene dell’Italia in questo momento di recessione, deflazione e prospettive incerte in ogni settore. Senza cedere alla prospettiva di trasferirsi in utopistici mondi ideali, l’idea di spostarsi consente comunque di immaginare un nuovo inizio. Altre opportunità. C’è chi questa scelta non l’ha solo ipotizzata, ma messa in pratica. E’ il caso di Andreas Voigt La Spina, 47 anni, titolare dell’agenzia di comunicazione Innovando che, insieme alla moglie Elisa e alla loro gatta Miciotta, vive ora a Gonten, in Svizzera, nell’Appenzello Interno. E non è l’unico carpigiano a vivere lì. Ricordate Devis Pasi, cuoco e titolare del Code di Migliarina? Ora per assaggiare le sue prelibatezze occorre andare proprio lì. A Gonten si è spostato anche Nicos Bertani con tutta la famiglia, per poi trasferirsi successivamente a Chiasso. Ora  sta traslocando anche la famiglia Zelocchi al completo: marito, moglie, tre figli, un gatto e un cane. Tanti i modenesi, ma la lista, giura Andreas, si allungherà nei prossimi mesi.
Andreas, quando hai maturato la scelta di trasferirti e perché?
“Io sono “internazionale” di vedute e di esperienza familiare e professionale. Sono nato in Germania, ho studiato in Italia e ho passato la mia meravigliosa giovinezza a Carpi per poi tornare a studiare in Germania e lavorare con una nota azienda multinazionale d’abbigliamento tedesca… Mi sono occupato di controllo qualità in giro per il mondo e in Italia e poi sono stato il responsabile dell’Ufficio acquisti sul territorio per la zona Europa sud-est. Non posso dire quando ho maturato la scelta di trasferirmi: io ho vissuto da “trasferito” da sempre. Sono cresciuto perfettamente bilingue e quindi anche le relazioni con chi parla una lingua diversa dalla mia sono sempre state  dirette e facili. Diciamo che Carpi mi è sempre stata un po’ stretta. Ci ho vissuto bene, mi ci sento tutt’ora a casa ma, considerate le mie larghe misure, direi che ho bisogno di maggiore spazio. Però un punto di rottura c’è stato nel 2012 a causa del terremoto. Pur non avendo subito danni, aver vissuto quell’esperienza, aver sperimentato la vita in tenda… mi ha cambiato. Il mio desiderio di andarmene e mettere la parola cambiamento davanti a tutto il resto, è diventato un imperativo.
Grazie a un cliente che mi ha fatto conoscere un consulente di gestione aziendale che vive in Svizzera ho iniziato a prendere seriamente in considerazione l’idea di spostarmi con la mia piccola famiglia e il mio lavoro. In realtà una mezza idea di tornare in Germania ce l’avevo ma, lo ammetto, le lasagne di mia suocera e i molti amici che abbiamo, mi hanno sempre trattenuto. Dopo la nostra prima visita in Appenzell, io e mia moglie ci siamo innamorati del luogo, e così abbiamo fatto scattare l’interruttore. Oggi, come prescrive la legge, la nostra Miciotta è entrata nello stato di famiglia della Voigt-Mazzelli qui a Gonten. Insomma abbiamo voluto dare nuovo slancio creativo al nostro lavoro. Cambiare”.
E’ stato difficile ottenere la cittadinanza svizzera?
“Non abbiamo la cittadinanza: occorrono 12 anni di vita continuativa in Svizzera (tra l’altro con modalità differenti da Cantone a Cantone) per ottenerla. La richiesta di cittadinanza deve essere vagliata persino dalla comunità nella quale ti sei inserito: devi essere conosciuto, integrato e devi esserti relazionato e comportato bene.
Ottenere la residenza invece non è stato difficile. Se hai un lavoro e un reddito minimo che ti permettono di non pesare sulle spalle del welfare svizzero, l’ingresso non è complicato: basta un contratto di lavoro (o l’intestazione di una società), un contratto di affitto e l’iscrizione obbligatoria al sistema sanitario svizzero ottenibile stipulando un contratto assicurativo con la compagnia che desideri”.
Come si vive lì?
“Dipende da come ti integri. Io non ho difficoltà: parlo il tedesco e questo è un Cantone di lingua tedesca. Mia moglie invece parla solo inglese e italiano e con il tedesco ha difficoltà, infatti sta frequentando un corso. La comunità nella quale viviamo è piccola e dopo il rinfresco che la cittadinanza ha organizzato per noi per accoglierci, tutto è stato in discesa. Ci sentiamo a casa, protetti, al caldo e circondati da persone per bene. Qui viviamo molto bene. Poi è chiaro che l’ambiente, il clima e la natura aiutano parecchio perché l’Appenzello è considerato tra le zone più belle del Centro Europa. E’ una zona molto turistica, viviamo di fianco a impianti sciistici, terme e campi da golf, sentieri per il trekking sportivo e così via. Se qui “svernano” persone come Tina Turner, famosi politici italiani che portano i figli a studiare a San Gallo oppure attori come Tom Hanks o Matt Damon, direi che non ce la passiamo niente male. Siamo a 1.000 metri di altezza e l’aria è pura e pulita. Appenzell – che conta 5.000 abitanti – ha due enormi piscine (una coperta e una scoperta), un museo che è il distaccamento del Moma di New York, scuole di musica di ogni genere soprattutto barocca e di canto, ristoranti e hotel, moltissimi negozi di artigianato locale e antiquariato. Appenzell è poi famosa per il giorno delle votazioni: la Landsgemeinde. Una volta all’anno tutta la cittadinanza del Cantone si riunisce  nella piazza centrale e vota la giunta cittadina e cantonale e il bilancio, per alzata di spada.  Inoltre, da quando siamo qui, non sappiamo più cosa significhino cercare un parcheggio, vedere un semaforo o stare in coda nel traffico… In Svizzera la burocrazia è efficiente e veloce: vi sono leggi chiare che non possono essere discusse né mal interpretate. C’è poco controllo da parte dello “Stato” perchè il principio della fiducia è definito in Costituzione (Lo stato ha il dovere di fidarsi dei cittadini) e il dovere sempre definito in Costituzione, di emanare leggi che siano semplici e comprensibili anche a chi non sa leggere e scrivere. Ecco dove nascono ordine e pulizia. Non perché gli svizzeri siano migliori degli italiani ma semplicemente perché qui é tutto più semplice. Un esempio: abbiamo fatto il cambio della patente. Nulla di più pratico: vai in un negozio di ottica e occhiali, il negoziante ti fa la visita optometrica e ti compila un modulo da portare alla motorizzazione civile a cui consegni modulo e patente italiana. Il giorno dopo hai nella cassetta delle lettere la missiva che ti consegna la patente e la fattura da pagare (110 CHF). La vecchia patente verrà spedita alla prefettura italiana e così via. Anche la reimmatricolazione dell’auto per avere la targa svizzera è di una semplicità disarmante. Se avessimo dovuto farlo attraverso gli enti italiani sarebbe stato un incubo. In due giorni abbiamo avuto le targhe svizzere per un costo totale di 140 CHF. Insomma viviamo bene e ci sentiamo protetti. Non sei mai da solo. Vale il motto della Confederazione Elvetica: uno per tutti e tutti per uno. Essendo una comunità prevalentemente rurale, è facile capire cosa questo significhi qui”.
E le tasse?
“Si pagano meno tasse. La pressione fiscale è decisamente più bassa. Questo dipende dal fatto che molti Cantoni hanno i bilanci in attivo. Le imposte si pagano per lo Stato Federale, per il Cantone e il Comune di residenza. Qui in Appenzell la pressione fiscale complessiva è del 26% circa. Le strade sono ordinate e pulite perché ci sono i soldi per fare manutenzione. Il sistema sanitario è come quello tedesco: ognuno paga mensilmente l’assicurazione sanitaria obbligatoria. Se sei indigente, ti aiuta il Cantone”.
Il costo della vita in Svizzera si dice sia molto alto: è proprio così?
“E’ una panzana colossale. Io ho spostato qui la mia attività e, inizialmente con gli stessi clienti e lo stesso fatturato, ho molto di più sul conto corrente. Certo se vai al ristorante, paghi il doppio se non il triplo rispetto all’Italia ma è anche vero che una cameriera prende 2.800 euro al mese netti. Il reddito medio pro capite in Svizzera è tra i più alti al mondo e questo si traduce in una qualità della vita impareggiabile. Se fossi rimasto in Italia, sarei stato uno di quei tanti imprenditori che probabilmente avrebbe chiuso la partita Iva per mancanza di liquidità. Gli ultimi conti del mio commercialista parlavano di oneri tributari, fiscali e finanziari complessivi che andavano oltre il 74%. Col restante avrei dovuto vivere, mantenere una famiglia anche se piccola e pagare le imposte personali.
Anche andare a far la spesa non costa di più. Ciò che spendevamo settimanalmente in Italia, lo spendiamo qui. Costano meno la benzina, l’assicurazione, gli accessori auto…”.
Cosa ti manca di più di Carpi?
“Di Carpi non mi manca nulla e anzi, quando scendo (mediamente una volta al mese) soffro nel vedere come tutto si stia lentamente frantumando. Le strade, le relazioni, l’animo della gente, tutto è schiacciato da una cappa pesantissima di tristezza e senso di vuoto. Vedo gli sguardi dei miei amici e mi viene il magone e la voglia di correre di nuovo a casa a Gonten. Vale anche per mia moglie. L’unica cosa che davvero ci fa star bene sono i genitori di Elisa ma se potessimo, ce li porteremmo via. In questo momento l’Italia non è un bel posto dove vivere e Carpi men che meno, ti uccide dentro. Te ne accorgi solo quando vai a vivere altrove”.
Consiglieresti una scelta come la tua?
“Tutti dovremmo farla almeno una volta nella vita. Anche solo per un periodo. Uscire di casa, andare incontro al mondo e prendersi la responsabilità di se stessi. Carpi per certi versi è provincia profonda e mammona. Uscire di casa per un po’ non fa affatto male. Questo non implica andarsene come abbiamo fatto noi. Credo che questa scelta dipenda molto dal singolo, dalla sua specifica situazione familiare, personale e lavorativa quindi non mi sento di consigliarla tout court. Di certo ti arricchisce molto e se torni, sicuramente lo fai avendo dentro di te più forza e consapevolezza dei tuoi mezzi”.
Guardando l’Italia dalla Svizzera che impressione hai?
“L’Italia è un Paese meraviglioso che mi ha dato tantissimo ma è in corso un processo di decadimento  inarrestabile”.
C’è qualcosa che Carpi dovrebbe copiare da Gonten? E viceversa?
“In realtà no. Carpi sarebbe bellissima così com’è. Ha 71mila abitanti e Gonten 1.800. Difficile fare paragoni. Però mi piacerebbe avere qui a Gonten un po’ di carpigiani e ci sto riuscendo. I “Gontesi” sono curiosi e i carpigiani qui sarebbero davvero ben accolti. Qui c’è bisogno di “sangue nuovo” e portare la cultura emiliana, la tenacia (molto simile a quella appenzellese) e l’intraprendenza dei carpigiani nel mondo, è una gran bella cosa”.
Clarissa Martinelli