“Non posso e non voglio vivere nella paura”

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E’ ancora sotto choc Rita Ribaldi, giovane mamma di Rovereto sul Secchia. Assalita da un malvivente dentro alla propria auto, lo scorso sabato.
“Poco prima delle venti ho telefonato a mio padre, per avvertirlo che, di lì a poco, sarei andata a prendere la mia bambina. Avendo fretta, mi sono fermata davanti al cancello d’ingresso e ho suonato il clacson per annunciare il mio arrivo”. Quel che è accaduto dopo si è consumato in una manciata di attimi. I più lunghi della vita di Rita. “Nel giro di pochi secondi ho sentito come un’esplosione. C’erano vetri ovunque. Mi sono girata di scatto – ricorda Rita – e  ho visto un uomo attaccato alla macchina che guardava dentro. Dopo aver visto il seggiolino di mia figlia sul sedile posteriore e avendolo scambiato per chissà cosa, ha infranto anche il vetro dietro e lo ha tirato fuori, per poi lasciarlo a terra. Sentendomi in pericolo, ho iniziato a gridare, a suonare il clacson all’impazzata e mi sono rimessa in moto, fuggendo in auto”. Fortunatamente la bambina non era in auto ma la paura non è ancora scemata: “meno male che quel balordo non ha dato un pugno sul vetro dalla mia parte altrimenti mi avrebbe letteralmente spaccato la faccia ma, soprattutto, meno male che mia figlia non era ancora scesa ed è sana e salva; se lei fosse stata in auto… guarda non ci voglio nemmeno pensare. Adesso ho dei forti sbalzi di umore: scatto a ogni minimo rumore e resto chiusa in negozio a chiave dal mattino alla sera per precauzione. Sono una persona molto credente e questo mi aiuta e ritrovare calma e serenità: poteva andarmi  molto peggio e, invece, fortunatamente, le cose si sono risolte al meglio”. Rita Ribaldi non ha visto in viso il proprio assalitore: “è stato un flash! Tutto si è svolto troppo velocemente. Ora i Carabinieri stanno indagando. Quel che trovo agghiacciante è la dinamica. Spesso senti di topi d’auto in azione che compiono furti sulle auto vuote: ma io ero dentro! La mia macchina era aperta, in moto e coi fari accesi… Dubito che quell’uomo mi abbia seguita o altro… sono convinta che il suo sia stato il gesto di un disperato. In fondo, per compiere un gesto simile in un quartiere residenziale alle otto di sera di sabato devi proprio essere fuori di testa. Se avesse aperto la mia portiera chiedendomi la borsa gli avrei consegnato tutto, almeno avrei evitato oltre 400 euro di danni”.
Cresce la paura. La gente si sente sempre più insicura e abbandonata a se stessa. L’appello rivolto da più parti per rafforzare il pattugliamento del territorio, aumentando l’organico delle Forze dell’Ordine, continua a cadere nel vuoto e i cittadini, preoccupati, chiedono a gran voce maggiore protezione. Anche fai da te. “Gli uomini di Rovereto – conclude Rita Ribaldi – potrebbero organizzarsi per fare dei giri di sorveglianza in paese. Non possiamo vivere nel terrore e lasciarci sopraffare da questo degrado: se ciascuno di noi collabora, segnalando situazioni anomale, credo potrebbe essere un buon inizio. Dobbiamo ribellarci a questa violenza gratuita e continua. Dobbiamo collaborare e aiutarci l’un l’altro, come abbiamo fatto nei giorni del sisma 2012. Non posso e non voglio vivere nella paura”.
Jessica Bianchi
 

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