Rette meno care per contrastare il calo dei bambini

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Carpi non si vuole arrendere al calo demografico. Per capire come dalle liste d’attesa si è passati ai nidi vuoti basta dare un’occhiata ai numeri dei nati a Carpi: 694 nel 2000 e sostanzialmente stabili negli anni successivi con un picco nel 2008 (736 nati) e nel 2010 (756). L’illusione di un’inversione di tendenza è durata poco e dal 2013 il crollo delle nascite è stato irreversibile: da 664 nati residenti in città si è passati a 589 nel 2014, 550 nel 2015, 596 nel 2016 e 556 nel 2017. Contestualmente è comunque aumentato il gradimento dei nidi d’infanzia: dieci anni fa, gli utenti non inseriti rappresentavano il 63,3 per cento, oggi la percentuale di chi non frequenta è scesa al 62,97%. Il calo delle nascite ha conseguenze sui servizi dedicati all’infanzia e, dati alla mano, le Amministrazioni cercano soluzioni per evitare di chiudere sezioni salvando, è bene ricordarlo, anche posti di lavoro. L’assessore all’Istruzione del Comune di Carpi Stefania Gasparini ha sempre sostenuto che “non si chiude nulla, proviamo a tenere” e in Comune la parola tagli non la vogliono nemmeno sentir pronunciare, ma il calo della natalità non lascia speranze nel breve periodo. Quindi, non potendo invertire il trend, l’Unione Terre d’Argine punta a far sì che più bambini, di quei pochi che nascono, frequentino il nido. Si spiega così la scelta di abbassare le rette nel prossimo anno scolastico che inizierà a settembre: le famiglie di Campogalliano, Carpi, Novi e Soliera pagheranno una retta più leggera, fino a 400 euro l’anno in meno e una riduzione è prevista anche per le famiglie che hanno due figli iscritti ai servizi dell’infanzia di tutta l’Unione. Le tariffe attuali, mai aumentate dal 2012, prevedono una retta massima di 470 euro (per ISEE superiore a 35.000 euro) che, con la nuova manovra, scenderà a 430 euro, con una riduzione di 40 euro al mese. Il sistema di calcolo puntuale, adottato dall’Unione molti anni fa, permetterà una riduzione rilevante anche per le rette medie e medio-basse, sino ad arrivare alla minima di 85 euro al mese (per ISEE inferiore a 9.000 euro). Per il servizio di nido part-time la tariffa massima passerà invece da 390 a 350 euro. La riduzione delle rette è stata possibile “grazie – ha sottolineato Paola Guerzoni, assessore competente nell’Unione Terre d’Argine – ai finanziamenti di Governo e Regione che finalmente premiano la quantità e qualità dei servizi offerti”. Prenderà il via a settembre anche una nuova sperimentazione. Le famiglie dei bambini dai 15 ai 36 mesi d’età potranno presentare domanda d’iscrizione allo Spazio Bambini Tartaruga di via Cremaschi: la struttura potrà ospitare un massimo di 15 bambini a frequenza giornaliera per un massimo di 5 ore consecutive. Il servizio sarà aperto dalle 7.30 alle 13.30 dal lunedì al venerdì e due pomeriggi alla settimana (martedì e giovedì) dalle 13.30 alle 18.30. Non è previsto il pasto. “Dopo l’indagine svolta tra le famiglie nella quale era emersa l’esigenza di una flessibilizzazione maggiore dei servizi – spiega l’assessore Gasparini – avevamo promesso di studiare nuove forme di servizi che andassero maggiormente incontro alle richieste delle famiglie ponendo però attenzione alla qualità e al benessere dei bambini. Con questa proposta sperimentale la promessa è mantenuta”.

Sara Gelli