La ‘palestra’ è la parentesi attiva in una giornata troppo spesso seduta. Come poche altre attività dell’orario segna il crinale tra il prima e il dopo in una settimana di scuola. Una pausa dinamica da sempre totalmente dedicata al movimento; e che ufficialmente si chiami ‘Educazione Fisica’ o ‘Educazione Motoria’ poco importa: ciò che conta è che si possano finalmente calzare le scarpette da ginnastica sotto l’abbigliamento comodo, appositamente preparato e indossato la mattina prima di uscire per la scuola. Palestra’ a scuola è il momento sinestesico per eccellenza: tonfi di palloni, echi di stridii dalle suole; lo scenario d’odori delle attrezzature, dei locali per l’attività e dei compagni accaldati; il ruvido della parete su cui finisce la corsa o il caldo sicuro del legno appesi per stirarsi alle spalliere svedesi che più nessuno usa… tutte le percezioni si impastano nella memoria delle mezzore trascorse con amici e amiche, insegnanti e istruttori o istruttrici. A squadre, individualmente, a cronometro, con abilità o resistenza, l’importante è partecipare, e pochi – e mai a lungo – sono quelli che resistono senza lasciarsi coinvolgere in qualche modo, fosse anche solo col tifo. In pratica si tratta di un mix di agonismo sportivo, protagonismo atletico, trance ludica e semplice bisogno di sgranchirsi le ossa. E come ogni avventura che si rispetti, anche questa non è mai esente da pericoli. Perdere il match, fallire il tiro, essere scelti per ultimi quando si fanno le squadre o lottare a ripetizione con i lacci laschi delle scarpe, preferite o imposte. Ma neanche il timore per il rischio di un dito che inciampa su una panchina è in grado di fermare chi vuole gustarsi la pausa di libertà in palestra, perché anche la mente è più sana se il corpo si diverte in modo salutare.
Aldo Arbore