Agrivoltaico: Pd, Carpi a Colori e AVS decidono di non votare

Spoiler, questo articolo parte dalla fine. Una sorta di “happy end” a dir poco storico per il consiglio comunale di Carpi. Con un inaspettato colpo di scena infatti, il sindaco Riccardo Righi, a nome delle forze politiche di maggioranza, non fa approvare la variante urbanistica con apposizione di vincolo espropriativo per la realizzazione di un elettrodotto propedeutica alla nascita dell’impianto agrivoltaico Cascinetto. A questo punto potrebbe calare il sipario ma la discussione in aula, a prescindere da questo esito tutt’altro che scontato, politicamente parlando, è stata importante per chiarire le numerose ombre che si celano dietro al mega impianto da trenta ettari che sorgerà a Fossoli.

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L'aula del Consiglio Comunale giovedì 27 febbraio

Spoiler, questo articolo parte dalla fine. Una sorta di “happy end” a dir poco storico per il consiglio comunale di Carpi. Con un inaspettato colpo di scena infatti, il sindaco Riccardo Righi, a nome delle forze politiche di maggioranza, non fa approvare la variante urbanistica con apposizione di vincolo espropriativo per la realizzazione di un elettrodotto propedeutica alla nascita dell’impianto agrivoltaico Cascinetto. “Riteniamo, per coerenza nell’operato amministrativo e per la nostra posizione politica, come Partito Democratico, Carpi a Colori e AVS, di non votare a favore di questo atto e nemmeno di prendere parte al voto come previsto dal nostro regolamento. Un non voto di protesta, una presa di posizione forte ma necessaria per continuare a batterci affinché siano riconosciute ai Comuni le prerogative indispensabili per governare le trasformazioni del proprio territorio”, ha dichiarato mentre la sorpresa ha dipinto i volti del pubblico e delle opposizioni presenti in aula.

A scanso di equivoci è necessario ribadire che questa mancata approvazione non blocca la nascita di Cascinetto, la cui autorizzazione arriva da livelli sovracomunali. “La legge nazionale priva Comuni e Regioni della capacità di pianificare il territorio – ha spiegato Righi –  impedendo una vera programmazione. Ogni giorno di immobilismo aumenta il rischio di danni irreversibili. Il punto non è esprimere un giudizio sull’agrivoltaico, né sull’importanza della transizione energetica, tema ormai imprescindibile, ma questo non può avvenire a ogni costo. Le leggi nazionali non possono essere avulse dalla pianificazione territoriale, dalle comunità che abitano quei luoghi esautorando questo Consiglio Comunale e i tutti i comuni italiani”.

A questo punto potrebbe calare il sipario ma la discussione in aula, a prescindere da questo esito tutt’altro che scontato, politicamente parlando, è stata importante per chiarire le numerose ombre che si celano dietro al mega impianto da trenta ettari che sorgerà a Fossoli.

Sulla variante al Pug – Piano urbanistico generale per la realizzazione delle opere di connessione alla rete elettrica nazionale, minuziosamente spiegata dall’assessore Alessandro Di Loreto, è intervenuta a gamba tesa la consigliera Monica Medici (Carpi Civica). “Questo atto – ha dichiarato – è incostituzionale. Un impianto si definisce agri nel momento in cui sotto vi si può coltivare ma non è questo il caso dal momento che non è previsto alcun sistema di irrigazione e la striscia che resta libera tra i pannelli basculanti è di dimensioni esigue. Siamo di fronte dunque a un problema di occupazione di suolo. La Corte di Cassazione (ndr – nella sentenza 6840 del 14 marzo 2024 definisce gli impianti fotovoltaici di grande potenza, in riferimento ai parchi fotovoltaici, quali beni immobili ai fini dell’applicazione delle imposte di registro, ipotecaria e catastale) ha parificato gli impianti agrivoltaici al consumo di suolo: noi stiamo consumando trenta ettari di terreno agricolo in una delle province più inquinate d’Europa. Non possiamo permetterci di perdere alcun grammo di ossigeno, non dobbiamo rendere permeabile nessun’altra area. Per non parlare poi del soggetto, la Sonnedix Leonardo Srl, a cui stiamo dando il potere di espropriare le terre dei carpigiani. Un sistema di scatole cinesi che portano fino a un fondo americano”. Nella sua invettiva Medici punta poi il dito sull’iter procedurale seguito dal Comune: “nell’aprile del 2024, attraverso un atto dirigenziale del settore ambiente che in quel periodo era retto dall’attuale sindaco allora assessore all’urbanistica e all’ambiente, ha dato parere favorevole alla realizzazione dell’impianto senza richiedere la Valutazione di Impatto Ambientale facendo riferimento a un decreto legge del 2021, peccato che nel 2022 la Camera dei deputati abbia approvato la proposta di legge che modifica gli articoli 9 e 41 della Costituzione, introducendo la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali. La Costituzione è la prima fonte di diritto in Italia e voi con questo atto state andando contro la Costituzione”.

Accuse che Di Loreto rispedisce al mittente: “questo procedimento è inquadrato all’interno di normative nazionali peraltro successive alla modifica a cui lei fa riferimento. Leggi che non sono state definite incostituzionali e pertanto noi ci siamo mossi in piena liceità”.

Spiazzante la performance del consigliere Pd, Marco Truzzi, che in barba a quanto sarebbe accaduto al momento del voto e peraltro dopo il solo intervento della Medici, ha parlato di una “discussione (ndr – quale?) surreale”. Poi, dopo aver ribadito la “deregulation voluta dai governi Draghi e Meloni” ha sottolineato l’impossibilità del “Consiglio Comunale di fermare la realizzazione dell’elettrodotto e di Cascinetto. Il nostro è solo uno dei pareri che giungerà alla Conferenza dei servizi che può superare posizioni contrastanti con la legge e per posizione prevalente. Non possiamo incidere su una decisione che viene presa in altre sedi. Abbiamo presentato una mozione per evitare confusione ma non è servito a nulla, voi siete incoerenti. Siete il partito del No anche quando dire No non serve a niente come in questo caso”.

Asserzione che ha fatto scaldare gli animi: “se non serve a nulla perché votiamo? Possiamo andare tutti a casa” ha ironizzato Claudio Cortesi (Fratelli d’Italia). “Forse, – ha proseguito – dire no all’elettrodotto è un modo per mettere i bastoni tra le ruote”. D’altronde, ha aggiunto Enrico Fieni (FdI), “avallare questa variante sarebbe come approvare ciò che verrà dopo, ovvero il consumo di trenta ettari di suolo”.

300mila metri quadri spazzati via in un territorio già fortemente compromesso dalla presenza di numerosi impianti di trattamento rifiuti, come ha sottolineato la consigliera di FdI, Federica Boccaletti: “Fossoli ha già dato tantissimo. Nulla è stato fatto in questi anni per tutelare le zone poste a Nord di Carpi. Si è forse deciso che quella è la pattumiera di Carpi? Perché tutto finisce lì? Occorre perseguire una politica tesa alla valorizzazione e alla tutela del verde e dell’ambiente in caso contrario si pagherà un prezzo altissimo. Basta nascondersi dietro alle leggi sovracomunali e alzare le mani: perché a fronte dell’impatto che avrà questo impianto non sono stati informati i fossolesi? Perché non sono state organizzate assemblee pubbliche?”. Lapidaria la risposta di Di Loreto, “la legge non prevede un percorso partecipativo”.

Alla votazione hanno partecipato 7 votanti, tutti contrari, ovvero i due gruppi consiliari di Fratelli d’Italia e Carpi Civica, mentre la maggioranza non ha preso parte al voto, per cui la delibera non è stata approvata. Un segno politico importante nonché una prima volta in Consiglio comunale.

La scelta di non partecipare al voto, ci spiegano, sarebbe “stata determinata dal fatto di non voler esprimere un giudizio di merito negativo nei confronti di un atto amministrativo tecnicamente ineccepibile. Abbiamo voluto accendere un focus sull’argomento nel rispetto delle norme vigenti”.

Una presa di posizione tra i banchi di Partito Democratico, Carpi a Colori e AVS che non convince la capogruppo di Fratelli d’Italia, Annalisa Arletti: “la Giunta Righi ha dimostrato in consiglio comunale tutta la sua debolezza arrivando a non approvare una variante al PUG che loro stessi hanno scritto. È un cortocircuito che dimostra una spaccatura lampante interna all’Amministrazione comunale. Di questo, ricordiamolo, pagano i cittadini fossolesi e carpigiani”.

Jessica Bianchi

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