Crisi del settore moda, come uscirne?

Dalle Regioni italiane la richiesta di attivare ammortizzatori sociali in deroga: il Ministero si prepara a realizzare un intervento ad hoc per circa 50mila lavoratori di cui oltre 11mila in Emilia-Romagna. Dal confronto con le associazioni di categorie e sindacali in Emilia-Romagna - ha spiegato l’assessore Colla - arrivano diverse richieste, tra queste la necessità di un rientro del lavoro e delle filiere, riportando in Italia le attività produttive o le forniture che erano state precedentemente delocalizzate. E poi sulla crisi pesa anche un e-commerce che deve essere governato: è tutto concentrato all’estero ed è esente da certificazioni di qualità complessiva sia dei prodotti che della qualità del lavoro, oltre agli aspetti fiscali che rappresentano un tema non secondario”.

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Tavolo crisi moda a Roma

“Occorre una grande operazione ponte per sostenere le piccole e medie imprese del settore moda oggi entrate in crisi poiché non riescono a tenere il passo dei cambiamenti e subiscono più di altri i contraccolpi delle tensioni geopolitiche. Occorre attivare subito ammortizzatori in deroga. Solo così si può tentare di tamponare il rischio di perdere imprese e l’intelligenza delle mani, ovvero le straordinarie professionalità del settore”.

Così l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, è intervenuto ieri a Roma al tavolo di crisi del settore moda convocato al Ministero del Lavoro e Politiche sociali. L’incontro, dopo un precedente del 9 luglio scorso con gli assessori regionali al lavoro dei territori particolarmente colpiti dalla crisi che ha investito il comparto, ha approfondito la possibilità di individuare soluzioni per assicurare agli addetti una misura di sostegno al reddito.
Misura che si stima possa toccare circa 50mila lavoratori, 11 mila solo in Emilia-Romagna, delle regioni Toscana, Piemonte, Marche, Veneto, Puglia e Campania.

“Si tratta di tantissime aziende sotto i 15 lavoratori, che rappresentano in Emilia-Romagna come nel resto del Paese il 90% del totale, a cui andrebbe aggiunta la filiera di vendita in particolare i negozi di prossimità. Va detto – precisa Colla – che alcuni grandi marchi del lusso affrontano la crisi facendo investimenti lungo la filiera per riposizionarsi a livello internazionale con interventi a favore della sostenibilità sia ambientale che sociale”.

Il Ministero ha assicurato che per gli ammortizzatori ordinari le risorse ci sono, mentre si sta cercando di stimare, per realizzare una apposita norma, il plafond dei lavoratori delle piccole imprese interessate della ‘manifattura della moda’ ovvero tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria.

Un nuovo incontro è fissato al 23 settembre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, convocato dal ministro Adolfo Urso, per fare il punto degli strumenti che si potranno mettere in campo per la filiera, tra cui un apposito bando.

“Dal confronto con le associazioni di categorie e sindacali in Emilia-Romagna – ha concluso Colla – arrivano anche diverse richieste. Tra queste la necessità di un rientro del lavoro e delle filiere, riportando in Italia le attività produttive o le forniture che erano state precedentemente delocalizzate. E poi sulla crisi pesa anche un e-commerce che deve essere governato: è tutto concentrato all’estero ed è esente da certificazioni di qualità complessiva sia dei prodotti che della qualità del lavoro, oltre agli aspetti fiscali che rappresentano un tema non secondario”.