Il carpigiano Stefano Cenci nel cast della serie Those About to Die, ma non è che l’inizio…

La serie di Prime Video Those About to Die è un drama storico creato dallo sceneggiatore di Salvate il soldato Ryan, Robert Rodat e diretto dal regista di Independence Day, Roland Emmerich, che esplora il mondo complesso e corrotto dei giochi gladiatori nell'Antica Roma. “Io - spiega Stefano Cenci, attore, autore, regista e formatore teatrale carpigiano - ho interpretato l’oste di una taverna, vero e proprio covo di scommesse clandestine. Sono rimasto sul set due giorni recitando in inglese e poi mi sono doppiato in italiano, davvero una bella esperienza. Divertente”.

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Stefano Cenci

Attore, autore, regista e formatore, il carpigiano Stefano Cenci il teatro lo esplora e lo respira da una vita ma, complice l’irruzione della pandemia, ha deciso di allungare lo sguardo altrove, verso il cinema, per trovare nuovi stimoli e provare a cambiare pelle. “E’ lo stesso mestiere, ma cinema e teatro sono solo parenti – spiega Cenci – e quindi mi sono rimesso totalmente in discussione, incuriosito dai meccanismi della macchina cinematografica così diversa da quella teatrale ma non per questo meno affascinante, e ho avuto la fortuna di essere accolto da un’importante agenzia romana. Ora ho ricominciato a fare la gavetta (ndr – sorride) ma nell’arco di un anno, grazie alla mia agente, Donatella Franciosi, ho già partecipato a dieci importanti produzioni”. La prima ad uscire sul piccolo schermo è stata la serie Those About to Die: un drama storico creato dallo sceneggiatore di Salvate il soldato RyanRobert Rodat e diretto dal regista di Independence DayRoland Emmerich, che esplora il mondo complesso e corrotto dei giochi gladiatori nell’Antica Roma. Girato nella nuova Cinecittà, Those About to Die ha debuttato a luglio su Prime Video ed è già un successo, complice un cast internazionale di rilievo: dal vincitore dell’Oscar Anthony Hopkins nel ruolo dell’Imperatore Vespasiano a Iwan Rheon che interpreta il criminale Tenax, a Tom Hughes nei panni di Tito Flaviano. “Io ho interpretato l’oste di una taverna, vero e proprio covo di scommesse clandestine. Sono rimasto sul set due giorni recitando in inglese e poi mi sono doppiato in italiano, davvero una bella esperienza. Divertente”.

L’attore Stefano Cenci in Those About to Die

Oltre a Those About to Die, Stefano è stato diretto da Cristina Comencini ne Il treno dei bambini che uscirà a breve su Netflix, da Michele Alhaique in una serie tratta da Acab di Carlo Bonini, da Julian Schnabel nel film In the hand of Dante, da Zuzana Kirchnerovб in Caravan e da Joe Wright in M. Il figlio del secolo tratto dal bestseller di Antonio Scurati, che verrà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e dove Cenci ha interpretato Filippo Tommaso Marinetti, “un ruolo piccolo ma iconico”, spiega l’attore.

Da produzioni internazionali a film indipendenti, “per calarmi in ruoli differenti e accogliere ogni nuova opportunità. Quella del cinema – prosegue Stefano Cenci – è un’esperienza che ho abbracciato con entusiasmo e che mi diverte. E’, al momento, meno impegnativa del teatro che dietro ha un grande lavoro artigianale di costruzione dello spettacolo. Il lavoro sul set è faticoso ma non hai un pubblico di fronte; non corri alcun rischio, come attore non sei che un ingranaggio dentro a una grande macchina pressoché perfetta. Per chi come me è abituato a essere autore, regista e attore, avere il controllo del progetto è fondamentale mentre nel cinema sei principalmente una componente di lavorazione. Sul palcoscenico la voce e il corpo sono più che semplici strumenti di espressione, sono la chiave per trasmettere emozioni, per catturare l’attenzione del pubblico anche di quello seduto più lontano. Diventano a tutti gli effetti il filtro per far entrare lo spettatore in una dimensione altra. Al cinema invece si compie un lavoro all’opposto, si deve imparare a fare tutto in modo più intimo, perché il filtro è la telecamera ed è lei che si avvicina a te. Riconfrontarmi con la tecnica è stimolante, così come puntare su aspetti che a teatro sono poco rilevanti, poiché passerebbe inosservati, come le micro espressioni facciali ad esempio. Anche il tempo del cinema è diverso: in teatro ogni scena è definitiva mentre quando giri il fine è quello di ottenere una raccolta di materiale che verrà poi tagliato e montato. Il flusso teatrale poi, è certamente più vero, quando sei dentro allo spettacolo ne vivi il tempo, il suo corso, mentre sul set ti confronti con l’attesa, dici la tua battuta o il tuo dialogo e poi tutto si frammenta, si dilata, in attesa che tocchi nuovamente a te. Devo ancora capire se fa per me oppure no… Anche se il teatro è sempre nel mio cuore – conclude Stefano Cenci – ciò non toglie che quello del cinema sia un mondo che ho voglia di continuare a esplorare”.

Jessica Bianchi

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