“Coltivo zafferano tra Budrione e Fossoli”, la nuova sfida di Davide Lugli

“Io amo le sfide - racconta Davide Lugli - e due anni fa ho deciso di cimentarmi nella coltivazione di questa coltura per cercare di allargare la produzione della mia azienda agricola. Ciò che più mi affascina dello zafferano è la cura che richiede. Tutto deve essere fatto rigorosamente a mano. Con delicatezza. E’ la spezia più costosa che esista ma richiede un lavoro manuale inimmaginabile”. Per produrne un chilogrammo occorrono oltre 100mila fiori.

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Profumo d’autunno, profumo di zafferano. E’ a partire dalla seconda metà di ottobre che la Natura ci regala lo straordinario spettacolo della fioritura dello zafferano, quando i campi si trasformano in una incantevole esplosione di viola. Una spezia antica, preziosa e costosissima, resa immortale dalle poesie di Ovidio e Virgilio, che ha attraversato i secoli e superato i confini grazie a navigatori, esploratori e commercianti per approdare sino a noi, in Italia. 

E ora, la strada dello zafferano è giunta sin qui, tra Budrione e Fossoli, grazie alla passione e all’entusiasmo di Davide Lugli: “io amo le sfide – racconta – e due anni fa ho deciso di cimentarmi nella coltivazione di questa coltura per cercare di allargare la produzione della mia azienda agricola. Ciò che più mi affascina dello zafferano è la cura che richiede. Tutto deve essere fatto rigorosamente a mano. Con delicatezza. E’ la spezia più costosa che esista ma richiede un lavoro manuale inimmaginabile. Ore e ore spese per piantare i bulbi nel terreno uno dopo l’altro tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre per poi passare alla raccolta dei fiori all’inizio di novembre, nelle primissime ore del mattino, quando i petali non si sono ancora schiusi per non intaccare in alcun modo i preziosi stimmi, dopodiché si passa alla mondatura e all’essiccazione”. 

Un momento magico, rituale quasi, in cui tutto deve però essere compiuto con maestria, secondo gesti in cui riecheggia una sapienza antica, per non rischiare di compromettere la qualità dell’oro rosso per antonomasia. 

“Il mio zafferaneto – prosegue Davide – si estende su un terreno di circa 5mila metri quadri ma pur essendo ancora piccolo, quando è fiorito è davvero uno spettacolo! Lo scorso anno avevo piantato 10mila bulbi e ho ricavato 80 grammi di prodotto, quest’anno sono 32mila e spero di ottenerne circa 250 grammi”. La storia dello zafferano di questa azienda agricola carpigiana è solo agli inizi ma, conclude Davide Lugli, “nonostante oggi lavorare in campagna sia sempre più difficile io non mollo anche grazie al sostegno e all’aiuto di mia moglie Roberta”.

Per produrre un chilogrammo di zafferano occorrono oltre 100mila fiori e infinite ore di lavoro chini sulla terra. Ricordiamocene ogni volta che lo gusteremo in un risotto o in un morbido e aromatico dolce perchè un prodotto tanto prezioso merita di essere onorato.

Jessica Bianchi