Una vera e propria ondata di fango contro una categoria di lavoratori. Così Faib Confesercenti Modena commenta le conseguenze dell’ultimo decreto del Governo Meloni. “I dati del Ministero dell’Ambiente – spiega Franco Giberti, presidente Faib Confesercenti Modena – confermano che, nella prima settimana dell’anno, gli aumenti dei prezzi alla pompa sono stati in linea con l’incremento dovuto al ripristino delle accise. Pertanto il provvedimento del Governo crea solo nuovi adempimenti per i gestori carburanti, già oberati da una burocrazia senza pari tra le attività di vendita. Il gestore sembra l’unico speculatore ma non è così. Per noi sono state previste sanzioni che possono prevedere persino la sospensione della licenza da 10 giorni a un mese”.
E anche se oggi il prezzo del petrolio è sceso poco sotto gli 80 dollari quello della benzina aumenta: “il prezzo è fissato dalle compagnie – spiega Giberti – e non dai singoli gestori che tra l’altro non possono modificare tali prezzi, pena la recessione dei contratti. Il loro margine è fissato, in forza dei contratti, non in percentuale ma in misura fissa, in ragione del venduto. Una specie di chiodo piantato nel muro e dunque questi rincari non ci fanno guadagnare di più. Lo stesso meccanismo avviene anche in autostrada dove però la regolamentazione del settore si appesantisce e cambia radicalmente perché su ogni litro erogato deve aggiungersi il peso delle royalties a favore dei concessionari autostradali e un onere di gestione enormemente più costoso dovendo garantire servizi h24 e standard qualitativi più elevati”.
I benzinai, prosegue Marco Poggi, coordinatore Faib Confesercenti Modena, sono le prime “vittime dei rincari. Gli automobilisti cercano di usare meno la macchina per contenere la spesa e dunque i benzinai hanno margini di guadagno inferiori poiché erogano meno carburante. Ricordo infatti che il gestore ha un margine fisso di circa 3 centesimi lordi a litro venduto e che dunque prescinde dal costo alla pompa”.
Il prezzo della benzina è composto sostanzialmente da tre parti: il costo netto del combustibile, incluso il guadagno dei gestori delle pompe, le accise e l’Iva, dunque, aggiunge Giberti, “sull’accisa grava il 22% di Iva, una tassa sulla tassa”.
A fronte delle decisioni del Governo di non tagliare le accise e anzi, di reintrodurre la quota piena e dell’obbligo per i gestori di esporre il prezzo medio nazionale, le associazioni di categoria proclamano due giornate di sciopero con presidio sotto Montecitorio, il 25 e 26 gennaio. “Il Governo – conclude Giberti – aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti e improperi degli automobilisti esasperati. Noi veniamo messi alla gogna come unici responsabili della speculazione dei prezzi del carburante e non è accettabile”.