Fare la spesa costa sempre di più. I prezzi aumentano e le famiglie sono costrette a correre ai ripari, compiendo rinunce e contraendo il carrello degli acquisti.
L’impennata dei costi energetici ha generato un vero e proprio tsunami e l’autunno che ci aspetta non potrà che essere all’insegna dell’austerità: attesi infatti ulteriori balzelli nei prezzi dei prodotti alimentari – e non solo – che inevitabilmente colpiranno non solo i consumatori ma si ripercuoteranno sulle stesse catene di supermercati.
“La grande distribuzione sta soffrendo moltissimo, i margini di guadagno si sono ridotti in tutti i gruppi poiché la scelta è stata quella di non scaricare tutti gli extra costi sul prezzo finale. Una situazione che, se continuerà a protrarsi comporterà di certo la chiusura di tanti negozi, soprattuto quelli di piccole e medie superfici”, spiega Michele Orlandi, direttore Rete Emilia Conad Nord-Ovest.
L’inflazione iniziata con l’irruzione del Covid, da fenomeno apparentemente passeggero, si è trasformata in una situazione tanto strutturale quanto preoccupante.
“Quasi tutti i beni – prosegue il dottor Michele Orlandi – hanno registrato dei rincari, l’inflazione sul paniere della spesa infatti viaggia tra il 7 e l’8%, un aumento che cerchiamo di contenere scaricando sul prezzo al consumatore non più del 5,5-6%. Il resto ce lo portiamo sulle spalle noi ma non so fino a quando saremo in grado di farlo”.
Le cause dell’aumento generalizzato dei prezzi sono dovute perlopiù all’incremento del costo dell’energia e delle materie prime, esacerbate dalla guerra in Ucraina.
“Il mondo delle farine e dei derivati ha subito aumenti consistenti per il blocco dell’importazione dei grani dall’Est Europa ad oggi infatti quasi tutta la materia prima arriva dal Canada. A ciò si somma il costo del trasporto delle merci, quasi tutto su gomma, che deve fare i conti con prezzi di benzina e gas schizzati alle stelle. Come se tutto ciò non bastasse ad aver subito dei rialzi considerevoli è anche il settore del packaging, dalla carta al catone, alla plastica. I primi segnali di rincaro li abbiamo registrati su alcune tipologie merceologiche durante la fase più acuta della pandemia ma con lo scoppio del conflitto in Ucraina le cose sono fortemente peggiorate. Innegabile poi come sulla merce si sia riversato anche un importante fenomeno speculativo”.
Per tentare di contenere le bollette sull’elettricità alcuni supermercati rinunciano all’illuminazione delle vetrine nelle ore notturne ma, sottolinea il direttore di Rete Emilia Conad Nord-Ovest, “sono solo palliativi, i veri risparmi nella distribuzione si fanno ottimizzando logistica e gestione in un’ottica di massima efficienza. I supermercati sono tra gli esercizi maggiormente energivori e dunque occorre adottare soluzioni tecniche sempre più spinte, puntando alle rinnovabili, a partire dagli impianti fotovoltaici. Le nostre bollette si sono quadruplicate, un problema serissimo”.
Tutta la grande distribuzione sta soffrendo e per allontanare lo spettro delle chiusure, ammette Michele Orlandi, sarà necessario, come ultima ratio, ritoccare i prezzi al pubblico: “una soluzione che non ci piace poiché a cascata questo peggiorerà le condizioni di vita delle famiglie e contrarrà ulteriormente i consumi”.
Già oggi, conclude il direttore, le abitudini dei consumatori sono cambiate, la vendita di pesce, ad esempio, è fortemente diminuita: “mangiare pesce è diventato un lusso”. E questo è solo l’inizio. L’autunno fa paura.
Chiara Tassi e Jessica Bianchi