Alla Commissione Ue piace freddo (l’inverno)?

Resta la convinzione che sia stata una follia cedere ai privati interi settori strategici da quello energetico alle telecomunicazioni, e non è finita perché in discussione oggi c’è il decreto legge per la concessione delle spiagge. Quante volte ancora i cittadini saranno costretti a subire? La rubrica di PAP20

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L’Europa è nata per tutelare gli Stati membri e renderli più forti, ma la crisi energetica in atto ha la sua genesi proprio nelle scelte europee sempre più lontane dal controllo dei cittadini, a cui non viene mai spiegato quali sono le conseguenze di ciò che viene deciso a Bruxelles. Le ricadute sui singoli Stati spesso sono state devastanti nel momento in cui i governi nazionali si sono limitati a confermare scelte europee senza tentare una mediazione rispetto alle esigenze del proprio Paese.

Nel caso specifico (energia), è condivisibile l’intenzione dell’Europa di passare a tecnologie di produzione energetica green cioè meno impattanti sull’ambiente; un po’ meno condivisibile il fatto che un bene essenziale sia stato affidato alle leggi del mercato. Nell’intero blocco europeo si è proceduto privatizzando interi spazi della vita sociale e pubblica: banche, concessioni, servizi (idrico, elettrico, rifiuti). Non ci si deve stupire del fatto che, nell’affrontare uno shock, il player privato prenda paura, minacci di chiudere, aumenti i prezzi a dismisura perché, non ai privati, ma alla sfera pubblica dello Stato appartiene l’obiettivo di tutelare l’uomo e l’ambiente, come previsto dai principi costituzionali.

Sebbene la svolta green sia condivisibile, si è scelto in maniera troppo rapida il passaggio a tecnologie meno impattanti sull’ambiente senza aver messo in piedi un piano industriale straordinario per aprire fabbriche che producano inverter, batterie e pannelli solari e altre tecnologie essenziali per il “ green new deal”, oggi acquistate (a poco) dai cinesi, che sono nella posizione di poter condizionare il destino verde dell’Europa. E se un giorno decidessero di chiudere i rubinetti? E’ successo per il gas e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: ‘mettendolo a mercato’ e risultando quello russo il prezzo più favorevole, l’Italia per anni si è rifornita da Gazprom fino a quando ha voluto fare la guerra alla Russia che ha minacciato di chiudere i rubinetti del gas (perché il blocco europeo si è schierato a favore della guerra e non ha ricoperto il ruolo di mediatore alla ricerca della pace per mettere fine alle morti?).

Da quando è inserita la quotazione dell’energia indicizzata alla Borsa dell’energia olandese (Ttf), prima era indicizzata al prezzo del petrolio, il prezzo del gas, che prima i player potevano contrattare direttamente con Gazprom, con contratti a lungo termine, ora è lasciato alla volatilità della situazione giornaliera.

Avendo affidato il controllo al mercato e ai privati, che ragionano esclusivamente sui prezzi, inevitabilmente la situazione finisce fuori controllo: di che cosa ci stupiamo? Può lo Stato permettere che falliscano famiglie e imprese in attesa del calo dei costi dell’energia? Il prezzo sociale sarà altissimo e ci si interroga sui valori che fondano questa Europa. Peggio gli Stati singoli non avrebbero fatto!

Resta la convinzione che sia stata una follia cedere ai privati interi settori strategici da quello energetico alle telecomunicazioni, e non è finita perché in discussione oggi c’è il decreto legge per la concessione delle spiagge. Quante volte ancora i cittadini saranno costretti a subire? E’ bene fermarsi un attimo a discutere: a cosa serve l’Europa se non tutela i suoi cittadini ma i grandi interessi legati al dollaro, se si riduce a un archetipo di burocrazia e ci crea problemi anche quando non ci sono?

PAP20