Il grande Nord in bicicletta

Corse intense, muri, pavè, sterrati e, sullo sfondo, la natura di Francia, Belgio e Olanda. In nove sono partiti per cimentarsi sulle grandi Classiche del ciclismo del Nord Europa grazie all’intuizione del carpigiano Fabio Gilioli e di Romano Brizzi, di Sessantallora Carpi e Parma.

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Corse intense, muri, pavè, sterrati e, sullo sfondo, la natura di Francia, Belgio e Olanda. In nove sono partiti per cimentarsi sulle grandi Classiche del ciclismo del Nord Europa grazie all’intuizione del carpigiano Fabio Gilioli e di Romano Brizzi, di Sessantallora Carpi e Parma.

Insieme hanno vissuto un’esperienza unica, fatta di sport e sudore, ma anche di amicizia e condivisione. Una settimana trascorsa in sella alle proprie biciclette, seguiti dall’ammiraglia guidata da Francesco Zelotti; 740 i chilometri percorsi e 5mila i metri di dislivello superati, per assaporare le emozioni di tracciati che hanno fatto la Storia del ciclismo. Sei tappe impegnative attraverso tre stati che hanno il sapore del mito. Il viaggio ad anello è partito da Remouchamps, nel cuore della Vallonia, per sfidare il percorso della Liegi-Bastogne-Liegi con le sue salite, la mitica cote della Redoute, Sprimont e la Roche aux Faucons, la più dura di tutte. E poi via fino al Brabante fiammingo coi suoi muri in pietra, gli strappi e le discese ripide tra il verde circostante.

Il secondo giorno i nove corrono attraverso le Fiandre, da Overijse a Valenciennes. Bosberg, Atembeke come antipasto del Grammont. E dopo una sosta al museo della Ronde a Oudenaarde, vero e proprio tempio per chi ama le due ruote, via verso Koppenberg, Oude Kwaremont e Paterberg. Pancia a terra fino al confine francese per concludere la giornata a Valenciennes. La terza tappa è la Valenciennes – Roubaix – Bruges, sui settori della Parigi Roubaix, la regina delle Classiche, detta anche l’Inferno del Nord, che ha riservato ai partecipanti una sorpresa che si porteranno nel cuore per tutta la vita. Ad aspettarli all’ingresso della Foresta di Arenberg c’era Johan Museeuw.  Un mito del ciclismo. Un eroe. Il Leone delle Fiandre. Li ha accompagnati lungo i settori più iconici della corsa fino all’ingresso nel velodromo di Roubaix dove i nove hanno potuto visitare anche le storiche docce. Insieme hanno pedalato fino al Koers, museo del ciclismo belga dove il campione, tra un sorriso, un aneddoto e una battuta li ha lasciati proseguire fino a Bruges.

E dopo un giorno di relax per liberare le gambe dalla fatica, Bruges – Gand – Anversa è stata la quinta tappa, un centinaio di chilometri percorsi lungo la ciclabile che unisce le tre città, tra canali navigabili, natura e paesaggi da cartolina. Anversa – Maastricht- Valkenburg è stata la sesta e ultima tappa del tour con partenza dal porto di Anversa e approdo finale in Olanda. Una volta raggiunta Maastricht davanti ai nove resta l’ultimo sforzo, tre-quattro cotes dell’Amstel Gold Race, la classica della birra. Saliscendi veloci in un labirinto di stradine di campagna, qualche cotes in stecca. La gamba sono stanche ma non si arrendono nemmeno sul mitico Cauberg, la salita simbolo della corsa. E poi, finalmente, eccola la discesa, e con lei il termine di questo straordinario viaggio on the road. Il primo di Sessantallora.

Entusiasti i partecipanti che, una volta rientrati, oltre a voler sfatare le leggenda metropolitana secondo cui al Nord si mangia male, hanno ribadito più e più volte come nei paesi attraversati, oltre a un invidiabile sistema ciclabile, esista un enorme rispetto nei confronti dei ciclisti. Un approccio alla due ruote, vissuto anche come mezzo quotidiano per coprire lunghe distanze, che qui stenta a decollare. Ma qual è l’emozione che più di ogni altra vi ha regalato questa esperienza? La risposta è unanime: “l’incontro col Leone delle Fiandre ha reso quel giorno epico”.

J.B.

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