I profughi afghani cucinano una colazione tipica in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato

Una colazione a base di piatti tipici afghani è stata cucinata oggi, Giornata Mondiale del Rifugiato, dai 31 profughi di quel Paese accolti nel territorio: l’iniziativa si è svolta nella sede di BorgoFortino, condivisa con dipendenti e volontari della cooperativa Caleidos, che con l’Unione gestisce il progetto SAI.

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Una colazione a base di piatti tipici afghani è stata cucinata oggi, Giornata Mondiale del Rifugiato, dai 31 profughi di quel Paese accolti nel territorio: l’iniziativa si è svolta nella sede di BorgoFortino, condivisa con dipendenti e volontari della cooperativa Caleidos, che con l’Unione gestisce il progetto SAI. In tavola, insieme a bontà nostrane, il boulani e il kabulis, tipici di una cultura gastronomica servita col sorriso anche in segno di riconoscenza verso la gentilezza e disponibilità trovate sul nostro territorio.

“Abbiamo deciso di ampliare il nostro progetto di accoglienza per dare rifugio in settembre 2021, dopo un periodo a Roma, a cittadini fuggiti in agosto dalla situazione che tutti conosciamo. Sono stati accolti nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) – spiega Tamara Calzolari, assessore comunale all’Immigrazione – e ora sono inseriti nel SAI, che abbiamo attivato insieme a Caleidos. E’ stato per noi molto importante dare una risposta di accoglienza, per non lasciarli soli. Per prima cosa abbiamo organizzato i corsi d’italiano, poi c’è stato l’inserimento scolastico: e siamo particolarmente orgogliosi di poter far continuare a studiare ragazze che hanno dovuto interrompere in patria per l’arrivo dei talebani. Il prossimo passo sarà percorsi di inserimento lavorativo per gli adulti”.

“Con la caduta del Governo e l’istituzione del regime talebano – racconta una 22enne – tanti afghani sono fuggiti all’estero, dagli Stati Uniti al Canada, dalla Germania all’Italia. Siamo stati accolti dall’Italia, dopo la quarantena, siamo stati assegnati con la mia famiglia a un progetto CAS di Modena. Per noi è stato come rinascere, questo progetto è stato come un nuovo mondo, con l’Italia che come una “mamma” ci ha insegnato l’italiano, ci ha inserito in scuole e università, ci ha consigliato e accompagnato nel disbrigo delle procedure burocratiche. E’ una testimonianza che mi porterò dentro per tutta la vita”.