“Le prestazioni non vanno consumate. Si prescriva solo quel che è necessario”

Si accorciano le liste d’attesa per esami e viste mediche ma i dati non sono confortanti. “Si recupera con fatica” ammette la direttrice sanitaria dell'Azienda Usl di Modena, Silvana Borsari e il problema principale “è la difficoltà a reclutare nuovi professionisti”.

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Silvana Borsari

Si accorciano le liste d’attesa per esami e viste mediche ma i dati non sono confortanti. Per certe tipologie di prestazione vi sono infatti ancora alcune agende chiuse e non sempre si riescono a rispettare i tempi previsti: 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami strumentali. Una situazione resa particolarmente complessa dalla pandemia ma che, secondo la direttrice sanitaria dell’Azienda Usl di Modena, Silvana Borsari, è imputabile soprattutto alla mancanza di personale. “Sul fronte liste d’attesa stiamo migliorando – spiega – ma recuperiamo con fatica perchè fatichiamo a trovare professionisti. Non è che non vogliamo assumerli, semplicemente non ci sono;  una carenza comune a tutto il nostro Paese e legata a una logica di numeri chiusi a Medicina e nelle specialità che oggi sta creando notevoli difficoltà nel reclutamento di professionisti sul mercato. Inoltre – prosegue la direttrice – dobbiamo fare i conti con un turn over molto elevato e col fatto che il personale si è mediamente femminilizzato. Nei nostri servizi ci sono molte più donne e le giovani neo assunte restano incinte il che è un’ottima cosa ma ovviamente questo comporta una riduzione di personale”. Quella del sottorganico, ammette Borsari, “è situazione più critica con cui ci stiamo confrontando al momento e ci costringe a chiedere ai professionisti plus orario e sedute in più”.

Per ovviare alle lunghe liste d’attesa chi se lo può permettere si rivolge alla sanità privata ma gli altri?

Laconica la direttrice: “la nostra provincia è una di quelle che eroga il maggior numero di prestazioni in Regione per questo è più in crisi di altre. Qui persiste un’abitudine al consumo di prestazione molto elevato”. La soluzione? “Controllare tale consumo: è necessario che i professionisti in prima battuta e i cittadini usino al meglio le risorse che oggi sono poche e pertanto non vanno consumate. In questo momento abbiamo difficoltà nel reperire figure professionali e quindi quelle che abbiamo devono essere usate al meglio affinché chi ha davvero bisogno di accedere alle prestazioni possa continuare a farlo”. Ergo, si prescriva solo quel che è strettamente necessario, senza abusare della sanità pubblica, monito che sarebbe anche logico se non arrivasse in un momento in cui il sistema traballa in modo tanto preoccupante.

Nel frattempo tra le ipotesi contenute nella proposta di intesa tra Regione Emilia Romagna e sindacati si legge che per far fronte alla carenza di personale soprattutto nella rete dell’emergenza – urgenza si potrebbero assumere gli specializzandi iscritti agli ultimi due anni di corso. E, ancora, fare un maggiore ricorso alle prestazioni aggiuntive in regime di libera professione intramoenia su base volontaria, da parte dei professionisti regolarmente assunti per coprire turni notturni e festivi.

Insomma i chiari di luna che si prospettano sono tutt’altro che rosei e l’emergenza potrebbe farsi sentire già a partire da questa estate come denuncia Nicola Maria Russo, segretario generale della Uil Funzione Pubblica di Modena. “Con l’attuale situazione organica e con la previsione delle lunghe assenze per aspettative, congedi, oltre ai pensionamenti e alle ferie estive, i servizi rischiano il corto circuito. Con l’arrivo dell’estate ci si ritroverà con un ammanco di circa 300 operatori sanitari tra infermieri, Oss e Tecnici. Una situazione emergenziale ancora più allarmante se si considera che interi servizi saranno chiusi a causa dell’ulteriore assenza di medici specialisti in estate sui territori tra Mirandola Carpi e Pavullo”. L’appello per evitare il collasso dei servizi – e delle risorse umane costrette a “turni massacranti anche di 12 ore, fino a 15 giorni di lavoro consecutivo, con lavoratori che si alternano tra due/tre servizi diversi, continua reperibilità telefonica di Infermieri, OSS e Coordinatori” – per il sindacalista è quello di passare dalle parole ai fatti, ovvero di intervenire “immediatamente con una seria e strutturata politica di assunzioni”. Insomma un gatto che si morde la coda. Una impasse che ricade sui cittadini e sul loro diritto alla salute. 

J.B.