Le preghiere per la pioggia nella storia di Carpi

"Ad petenda pluviam" raccoglie la cronologia storica degli anni siccitosi estratta dalle cronache carpigiane, quando si facevano tridui e processioni per implorare dai santi la pioggia. La ricerca è curata dallo storico locale Gianfranco Guaitoli.

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Ad petenda pluviam raccoglie la cronologia storica degli anni siccitosi estratta dalle cronache carpigiane, quando si facevano tridui e processioni per implorare dai santi la pioggia. La ricerca è curata dallo storico locale Gianfranco Guaitoli, intervistato sulle pagine di Tempo (30 agosto 2017). Davanti a una desolante sequenza di raccolti gialli, appassiti, soprattutto le grandi piantagioni di mais, riarse e senza una pannocchia attaccata allo stelo rinsecchito, cosa fare? A chi rivolgersi? “Nell’antica Roma, per invocare Giove Pluvio, le matrone salivano sul Campidoglio e facevano ruzzolare grandi massi per simulare il rumore dei tuoni mentre mandavano al cielo le preghiere al dio. Oggi si prega nelle chiese”.

Per invocare da Dio la benedizione della pioggia mercoledì 23 marzo alle ore 19 nella chiesa parrocchiale di San Giuseppe Artigiano a Carpi è stata celebrata la santa messa presieduta dal vicario episcopale don Carlo Bellini. “E’ una preghiera prevista anche nel messale – ha affermato don Bellini – che si utilizza di frequente nelle zone a forte vocazione agricola e che è stata richiesta proprio per la gravità della situazione causata dal protrarsi della siccità”.

“Ogni Paese ha le sue tradizioni apotropaiche per ingraziarsi qualche santo locale o patrono – scrive Guaitoli in Ad petenda pluviam – da noi a Carpi, fin da remotissimi tempi, non avendo santi locali a cui appellarsi (almeno fino alla beatificazione di San Bernardino Realino nel XX secolo) ci si rivolgeva a San Valeriano Martire, nostro protettore prima dell’usurpazione di tale incarico da parte del tosco San Bernardino da Siena. Spesso associati alle preghiere, venivano fatti dei tridui e delle processioni per aumentarne l’impatto e la forza pesuasiva verso l’implorato santo”.

Nelle cronache carpigiane, Gianfranco Guaitoli, attraverso una paziente ricerca presso l’Archivio Storico Comunale di Carpi e non solo, ha trovato traccia di questi riti antisiccità a partire dal 1566 quando “un caldo assai eccessivo nell’estate portò più di due mesi di siccità. Successivamente nel 1671 è il sindaco che si mobilita incaricando “persone eper andare da Monsignor Arciprete, ad effetto che si contenti far fare la processione di San Valeriano per impetrare, mediante il merito di detto gloriosissimo santo da SDM la pioggia tanto necessaria a queste nostre campagne, con ordine di spendere quello che occorrerà”. E’ il 10 luglio 1828 quando, secondo la Cronaca di Carpi di Giuseppe Saltini “è stata fatta una solenne processione dalla Confraternita di San Bernardino essendo oggi l’ultimo giorno del Triduo fatto per ottenere la pioggia. Fu portata la santa reliquia da quattro preti apparati in tunicella e il P. Spirituale don Francesco Alessandrini in stola e piviale violaceo. Le campane della città suonarono per tale processione”.

Nel corso di tutto l’Ottocento si ha testimonianza di tridui e processioni per implorare dai santi la pioggia in ocasione di periodi particolarmente siccitosi.

S.G.