“Ho rischiato di trovarmi a Kiev nel mezzo della guerra. Ci stiamo impegnando per accogliere i nostri allievi ucraini”

La pianista e imprenditrice musicale carpigiana Stefania Passamonte che si è trasferita a Londra vent'anni fa e che di recente è stata insignita del prestigioso premio freedom of the city, racconta la sua apprensione per i tanti amici musicisti, e non solo, che vivono in Ucraina dove alla musica dei concerti si è sostituito l'odioso rumore delle esplosioni, e alla gioia della vita è subentrata la disperazione della morte.

0
1069

Stefania Passamonte, pianista e imprenditrice musicale di origine modenese, aveva in programma di volare a Kiev martedì 22 febbraio insieme a una delegazione di professori Russi della sua London Performing Academy of Music – LPMAM come ha raccontato.

“Ad aspettarci avremmo trovato una settimana piena di concerti, masterclass e conferenze insieme a professori e studenti del nostro partner istituzionale, il Conservatorio Tchaikovsky di Kiev e, tramite la mia piattaforma per l’insegnamento online, in diretta con professori e studenti dalla capitale russa e da quella inglese. Le settimane precedenti erano state intense per l’organizzazione delle prove dei concerti, delle lezioni con gli allievi che ci avrebbero raggiunto a Kiev dall’Università di Kharkiv. Le notizie del telegiornale riferivano della minaccia dell’invasione armata russa ma i nostri colleghi ci rassicuravano dicendo che la situazione non era cambiata molto rispetto alla nostra ultima visita a ottobre 2021, e che non ci saremmo mai trovati nello stato in cui siamo invece oggi a distanza di così pochi giorni. Se non ci avessero cancellato il volo per Kiev alla vigilia del viaggio saremmo saliti sull’aereo quel martedì 22, forti della nostra missione di creare unità e armonia tramite la musica. Non posso nemmeno descrivere quel sentimento misto di incredulità e terrore che mi ha sopraffatto la mattina del 24 quando invece quella missione è stata sgretolata dall’orrore della guerra. Il primo pensiero è andato ai nostri colleghi e allievi a Kiev e Kharkiv, a quel festival cosi meravigliosamente pianificato e cosi fortemente voluto nonostante tutti gli allarmi ignorati, e cosi improvvisamente dissolto da una realtà inammissibile nel XXI secolo”.

Cosa fate per aiutare i vostri colleghi e allievi ucraini?

“Da quel giorno, ogni giorno i professori del mio conservatorio fanno lezione ai nostri allievi in Ucraina, una maniera per aiutarli a far passare più velocemente le ore e i giorni che li separano dalla fine di questa tragedia. Ogni giorno ho incontri, telefonate, conferenze per trovare una soluzione, per aiutare a far finire questo incubo il prima possibile, il tutto aspettando l’aggiornamento giornaliero dei nostri allievi e colleghi bloccati a Kiev e Kharkiv. I nostri partner istituzionali dalle nazioni più vicine all’Ucraina hanno offerto di ospitare i nostri allievi se riusciamo a portarli fuori dalle città assediate. Le nostre colleghe donne sono rimaste a Kiev per non lasciare mariti e figli chiamati alle armi. La nostra allieva post-graduate, rimasta sola perché studiava all’università di Karkhiv e non ha potuto lasciare la città in tempo, fa lezione ogni giorno tramite la nostra piattaforma sotto le sirene e le manovre militari per strada.

Una piattaforma in stereo audio che ci permette di sentire tutti i rumori della guerra che cercano di sopraffare il suono dei nostri allievi, una piattaforma che era nata per connettere artisti e allievi da tutto il mondo, per unire conservatori e università da tutto il mondo, per unire la musica di tutto il mondo che ci ha permesso di sopperire alla distanza fisica durante la pandemia e che adesso utilizziamo per cercare di superare il macigno della guerra”.

Chiara Sorrentino