Dopo il black out screening del 2020, le diagnosi di tumore sono in aumento?

I ritardi accumulati nella diagnosi oncologica della popolazione nei primi tre mesi del 2020, ovvero nella fase più acuta della pandemia quando gli screening erano stati sospesi, quali conseguenze hanno determinato nel nostro territorio? Mancate prestazioni, interventi chirurgici ridotti all’osso quali rischi hanno comportato per la salute collettiva? Quanto si sta recuperando sul fronte della prevenzione e della diagnosi? A rispondere è il dottor Fabrizio Artioli, direttore della struttura complessa di Medicina Oncologica dell’Area Nord (ospedali di Carpi e Mirandola) che assicura: “Il recupero degli inviti degli screening oncologici nella nostra provincia è avvenuto in tempi brevi. Questo fa ben sperare in un rapido recupero di diagnosi di casi in forme ancora iniziali”.

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dottor Fabrizio Artioli, direttore della struttura complessa di Medicina Oncologica dell’Area Nord

Mancati screening, mancate diagnosi. Nel 2020, in Italia, con l’irruzione della pandemia da Covid-19 le nuove diagnosi di tumore si sono ridotte dell’11% rispetto al 2019, i trattamenti farmacologici del 13%, gli interventi chirurgici del 18%. Gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di 2 milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto all’anno precedente. Il rapporto dell’Osservatorio Nazionale Screening stima anche le diagnosi mancate nella fase più acuta della pandemia: oltre 3.300 per il tumore del seno, circa 13.00 per il colon-retto (e 7474 adenomi in meno) e .2782 lesioni precancerose della cervice uterina. E’ questo il volto più infido del Covid-19 e che potrebbe aprire la strada a un aumento dei pazienti oncologici. Quali conseguenze ha determinato questo black-out nel nostro territorio? Mancate prestazioni, interventi chirurgici ridotti all’osso quali rischi hanno comportato per la salute collettiva? A rispondere a questi interrogativi e a tracciare un quadro dell’Area Nord (Carpi e Mirandola) è il dottor Fabrizio Artioli, direttore della struttura complessa di Medicina Oncologica dell’Area Nord.

Pur rientrando tra le prestazioni inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza, con l’arrivo del Covid-19 gli screening oncologici non sono stati considerati procedure d’urgenza e durante i primi mesi del 2020 hanno conosciuto una battuta d’arresto. In Italia è stata registrata una riduzione di 2 milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019. E a Carpi qual è la situazione? 

“Nel 2019 per la prima volta in Italia, le proiezioni dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) stimavano una riduzione di incidenza per tumore di circa 2.000 casi a livello nazionale. Poi è intervenuto il Covid a mutare lo scenario, con alcune conseguenze in campo oncologico che meritano una certa attenzione. Il lockdown da marzo a maggio 2020 e la relativa temporanea sospensione degli screening ha portato a una riduzione delle diagnosi per il tumore del colon-retto di circa 600 casi, per quello mammario di 2.000 casi (dati nazionali, riferiti al 2020), ciò a indiretta ma evidente dimostrazione dell’efficacia degli screening nell’individuazione precoce dei tumori. A tutto ciò si è aggiunto il timore da parte dei cittadini, nei primi mesi della pandemia, di recarsi negli ospedali o dai propri medici di Medicina Generale, per paura di possibili contagi. Ci vorrà del tempo per capire quali effetti a distanza dobbiamo aspettarci, al momento non possiamo fare altro che guardare i dati reali”.

Gli screening mancati sono stati recuperati? Quanti invece non hanno ancora risposto all’appello? E per quanto riguarda gli interventi chirurgici?

“Il recupero degli inviti degli screening oncologici nella nostra provincia è avvenuto in tempi brevi. Per lo screening mammografico, allo stato attuale l’estensione (invio degli inviti) è del 99,9%, significa che alla quasi totalità delle donne aventi diritto è stato mandato l’appuntamento per eseguire la mammografia; tra queste l’adesione (cioè la percentuale che si reca effettivamente all’appuntamento per eseguire la mammografia) è vicina al 74% (più elevata della percentuale considerata ottimale pari al 70%). Questo fa ben sperare in un rapido recupero di diagnosi di casi in forme ancora iniziali. Sul fronte degli interventi chirurgici correlati alla patologia oncologica senologica, effettuati entro i 30 giorni dall’inserimento della paziente in lista di attesa, a fronte del calo dei volumi registrato nel 2020 rispetto al 2019 (circa 10 punti percentuali, dall’84,3% al 73,3%, in linea con la media regionale e nazionale registrato), si è osservata una ripresa nel 2021. Nello specifico, la realtà di Carpi ha visto nel 2021 un incremento di più del 25% di interventi per tumore mammario, superando quota 200: in buona parte si tratta di forme che definiamo “a rischio intermedio”, cioè non così avanzate, come si poteva invece temere dopo il calo del 2020. Un fenomeno analogo si è notato per i tumori del colon-retto, che hanno visto un incremento degli interventi chirurgici presso l’Ospedale di Carpi del 25%, 91 i casi nel 2021 rispetto ai 66 del 2020”.

Le neoplasie, non rilevate nel 2020, ora stanno venendo alla luce? Registrate quadri clinici più gravi nei pazienti che vedete per la prima volta?

“Un dato importante da segnalare è quello relativo al netto incremento delle prime visite registrato nel 2021 nei Day Hospital Oncologici (DHO) della Ausl di Modena rispetto al 2020, che per Carpi e Mirandola si è tradotto in un +10%. Non tutti hanno avuto bisogno di terapie in DHO, molti avevano tumori che non necessitavano di cure specifiche; per essere più precisi i casi presi in carico per terapie sono stati 880 a Carpi (+1,8% sul 2020) e 280 a Mirandola (+19,4%). Insomma un quadro ben diverso da quello che abbiamo vissuto nel 2020 e agli inizi del 2021 e un incremento di presa in carico di pazienti che necessitavano di cure oncologiche ed ematologiche, con ripresa di adesione agli screening, alle visite e agli esami strumentali”.

Il Covid purtroppo ci presenterà il conto tra anni in termini di ricadute sulla salute nel medio e lungo periodo. Siete preoccupati per quello che verrà? 

“Impossibile stabilire a quali conseguenze porterà sul lungo periodo lo Tsunami Covid ma l’auspicio è che un Sistema Sanitario Nazionale a rete e solidaristico come quello italiano possa fare la differenza: i dati che ci arrivano dagli States, infatti, devono fare riflettere, se addirittura il direttore dell’NCI – Istituto Nazionale del Cancro, Norman E. Sharpless ha dichiarato, nel pieno della pandemia, che nei prossimi 10 anni negli Usa ci si aspetta un incremento di decessi per tumore del colon-retto e del seno dell’1% (sembrano pochi ma sono 10.000 persone) e fra i fattori di rischio maggiori viene incluso lo stato economico dei malati”.  

Jessica Bianchi