Delitto Lepore, ennesimo rinvio dell’udienza preliminare: “chiediamo giustizia”

Terzo rinvio dell'udienza preliminare a carico dei tre indagati per l'omicidio della carpigiana Claudia Lepore, brutalmente assassinata, legata e occultata nel frigorifero della propria abitazione a Santo Domingo. Sgomenti i legali Aimi e Giusti.

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Claudia Lepore

Terzo rinvio dell’udienza preliminare a carico dei tre indagati per l’omicidio della carpigiana Claudia Lepore, brutalmente assassinata, legata e occultata nel frigorifero della propria abitazione a Santo Domingo. 

Anche questa volta, così come all’udienza dello scorso settembre, il Tribunale di Higuey, in Repubblica Dominicana, ha dovuto accertare l’assenza in aula del presunto autore materiale, il tuttofare soprannominato El Chino, e della ex socia in affari della vittima, Ilaria Benati, indicata dal primo quale mandante dello spietato delitto, unitamente a Yacopo Capasso, anch’egli italiano, legato alle due per questioni economiche. 

L’udienza, che era stata fissata inizialmente per la metà di agosto, é stata differita al 23 novembre per assumere decisioni in ordine al rinvio a giudizio dei tre indagati. 

“Nonostante le ben note lungaggini degli affari giudiziari – commentano gli avvocati Enrico Aimi e Giulia Giusti – le dinamiche di questo procedimento oltreoceano lasciano attoniti, spingendo il confine della dilazione temporale oltre l’umanamente comprensibile. Le continue defezioni cui abbiamo assistito in ordine al coordinamento delle diverse incombenze processuali, continuano a tenere con il fiato sospeso anche i familiari della compianta vittima, che rivendicano il giusto diritto ad avere completa contezza delle indagini. Sotto il profilo tecnico, elemento certamente significativo, é il fatto che non sia mai stata disposta alcuna attenuazione delle misure cautelari applicate agli indagati, protraendosi dunque tutt’ora il regime carcerario dal gennaio 2021. Auspichiamo di poter ottenere, il 23 novembre prossimo, un provvedimento che chiarisca l’effettiva portata degli elementi raccolti dagli inquirenti relativamente ad un fatto di così spiccata gravità. I parenti della vittima non si danno pace perché legittimamente vogliono conoscere cos’è effettivamente accaduto in quelle tragiche ore che hanno preceduto il delitto e come lo stesso si è realmente consumato. Un pensiero martellante che chiede risposte e giustizia”.