Anche quest’anno a Carpi non si è dimenticata la strage di via D’Amelio: questa mattina, accanto al murale di piazzale della Meridiana, a ricordare l’attentato mafioso che a Palermo, il 19 luglio 1992, costò la vita al magistrato Paolo Borsellino e ai cinque agenti della scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi – tra l’altro prima donna in Italia a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio – c’erano Alessandra Guerrini, del Consiglio direttivo della Fondazione Casa del Volontariato, Nicola Pozzati dell’associazione Il Mostardino e l’assessore alla Cultura del Comune di Carpi, Davide Dalle Ave. E proprio quest’ultimo ha ricordato la stagione delle stragi che in quegli anni sconvolse il Paese, e che poche settimane prima aveva causato la morte del collega e amico di una vita di Borsellino, ovvero Giovanni Falcone. “Non dobbiamo mai dimenticare quanti hanno dato la vita nella lotta alla mafia – ha dichiarato l’assessore dopo il minuto di silenzio – perché il loro sacrificio non sia inutile, e ci sproni a impegnarci ogni giorno, a non voltare la testa dall’altra parte, a non pensare che l’impegno per un’Italia più giusta riguardi qualcun altro”.
Dalle Ave ha poi ricordato la figura di Rita Borsellino, sorella del magistrato scomparsa nel 2018, e da sempre impegnata a raccogliere l’eredità morale del fratello: “Rita era una persona straordinaria, che abbiamo potuto conoscere perché ha avuto un legame importante con la nostra città”. A testimoniare l’impegno del mondo del volontariato per la legalità è stata poi Alessandra Guerrini, che ha ringraziato tutta la rete di volontari e associazioni che da anni si impegnano quotidianamente sul territorio. Oggi, tra l’altro, è anche il giorno in cui inizia il campo di volontariato Estate Liberi: dieci ragazzi di Carpi si sono recati a Limbadi, in Calabria, per una settimana a contatto con le realtà che, sui territori più difficili, contrastano ogni giorno la criminalità organizzata, anche e soprattutto dal punto di vista sociale. E che le mafie siano un fenomeno che potrà essere sconfitto non soltanto dalla forza della repressione, ma anche e soprattutto da una diversa cultura del vivere civile, era un messaggio molto caro al giudice palermitano. Un’idea, quella della cultura della legalità, espressa anche, in chiusura, da Nicola Pozzati: “sarebbe bello che a Carpi aumentassero i luoghi di memoria legati a quanti si sono impegnati nella lotta alle mafie, e che ognuno di essi venisse in qualche modo ‘adottato’ da un’associazione. L’impegno a ricordare non deve mai venire meno”.
Marcello Marchesini