La pasta fresca ha sempre accompagnato la sua vita, sin da quando, ancora nella pancia di sua madre, ne sentiva il corpo muoversi mentre manipolava con amore ed energia quel perfetto connubio di farina, acqua e uova. Cresciuta in una casa di campagna a Cortile, Barbara Truzzi ha un legame indissolubile con la terra. Un amore antico, viscerale che ora è tornato a bussare alla sua porta.
Cantante, musicista, speaker radiofonica, pittrice… quella di Barbara è una mente creativa e in perenne movimento. Il suo continuo cercare l’ha condotta fino a Livergnano, un piccolo borgo sui colli bolognesi dove la sua vita è completamente cambiata. “Ho lasciato Carpi per andare a studiare al Conservatorio Martini di Bologna dove ho conseguito il diploma in Musica d’Uso. Dopo aver vissuto dieci anni sotto le Torri mi pareva di impazzire e ho iniziato a sentire fortissimo il richiamo della campagna ma anziché tornare a Cortile ho scelto i Colli bolognesi che amo moltissimo. Oggi vivo in una frazione del Comune di Pianoro, a Livergnano. Siamo in 400”, sorride Barbara.
Con l’irruzione della pandemia tutto è cambiato, “non potendo spostarmi e lavorare, anziché restarmene a casa a girarmi i pollici – spiega Barbara – ho deciso di dare una mano nei campi agli amici dell’azienda agricola Il Granello con cui ero entrata in contatto non appena arrivata, dal momento che mangiare cibo sano è sempre stato un mio pallino. Durante il primo lockdown i mercati erano stati sospesi e il negozietto aziendale con la vendita diretta dei nostri prodotti è stato letteralmente preso d’assalto. I campi producevano bene, i clienti apprezzavano e io ho iniziato a preparare per loro anche della pasta fresca. Un’idea che è piaciuta moltissimo e quindi abbiamo deciso di dar forma e vita al Cubotto, un food truck a ridosso dei boschi, a Livergnano, all’interno del quale nascono tutti i miei piatti”.
E ora Barbara si è trasformata in una vera e propria BioAgriCuoca come lei stessa ama definirsi. “Sono cresciuta in una famiglia contadina, facevamo a gara coi parenti a chi sarebbe riuscito a coltivare l’orto più bello. Sulla nostra tavola c’erano i sapori d’un tempo. I piatti della tradizione, realizzati con prodotti genuini. Mia madre gestiva la cucina del ristorante del Club 33, smise poco prima che io nascessi perché rischiava di perdermi. Oggi, che lei non c’è più, essere tornata alla terra prima e alla cucina poi, è un modo per restituirle quanto mi ha dato. Raccoglierne l’eredità è per me un grandissimo privilegio, un modo per dimostrarle che condivido i suoi stessi valori. La sua passione”.
Le materie prime che lavora Barbara sono state ricercate e selezionate con cura, tutte biologiche e provenienti da coltivazioni abbastanza locali, a partire dalle farine, tutte rigorosamente di grani antichi, bio e macinate a pietra. Vive! Farine cariche di sapore e ricche di principi nutritivi che costituiscono uno degli ingredienti più preziosi del Cubotto, dove i piatti forti sono sicuramente le paste ripiene e la piadina romagnola, con cui Barbara intrattiene una annosa e struggente storia d’amore.
“I volti delle persone cambiano dopo che hanno assaggiato le mie piadine fatte con farine di grani antichi. Evidentemente nella memoria del loro Dna qualcosa si riaccende”.
E poi ci sono i prodotti a chilometro zero dell’azienda agricola, verdure ed erbe selvatiche che dal campo finiscono direttamente nel piatto: “qui non seguiamo la stagionalità – sorride Barbara – bensì il ciclo settimanale. Quando nell’orto un prodotto finisce, il menù cambia. E’ divertente seguire il ritmo della natura e rileggere in modo creativo ogni materia prima”.
Per Barbara cucinare e dunque nutrire l’altro è un gesto d’amore. Di cura. “Noi – spiega – abbiamo perso di vista la funzione del cibo e dell’alimentazione. Spesso mangiamo unicamente per riempirci lo stomaco, abbiamo dimenticato che la cucina ha a che fare con l’amore, la bellezza. Il cibo è prezioso ma oggi la terra grida perché un’agricoltura sempre più intensiva la sta depauperando di ogni risorsa. La quantità e il guadagno sono gli unici interessi. Per me cucinare per qualcuno significa riconoscerlo. Un sorriso, un gesto gentile, una parola scambiata… tutto questo fa parte di quello straordinario rito che è il nutrimento. Chi si siede alla mia tavola, prima del sapore, deve sentire l’energia di chi cucina”.
Il Cubotto piace e a Barbara è appena arrivata una proposta davvero lusinghiera: “un nutrizionista che lavora a un progetto per l’Istituto di Cultura Italiana di Melbourne mi ha proposto di realizzare una o più video interviste sul tema del Nutrirsi. Pare che la dieta mediterranea sia nata sugli Appennini, da Pianoro all’Australia il passo è breve”, ride Barbara, BioAgriCuoca di pancia e di cuore.
Jessica Bianchi