Al forte rincaro delle materie prime, in particolare di metalli e acciai, si sta sommando un’altra grossa problematica, la scarsità sul mercato. Il problema riguarda tutti i settori: dalla meccanica all’edilizia (che non trova i materiali per realizzare i cappotti e i ponteggi), dalla ceramica (che non trova pellet e materiali per la realizzazione delle piastrelle), all’agricoltura (in cui scarseggiano gli alimenti per la zootecnia) fino al biomedicale.
Le due economie mondiali ripartite meglio dopo il disastro Covid-19, cioè Cina e Stati Uniti, dove c’è un’accelerazione molto forte dei consumi, si sono accaparrate le scorte. Le filiere produttive e di trasformazione delle materie prime sono in molti casi ancora alle prese con lockdown o altre misure di contenimento della pandemia. Questa situazione ha generato le difficoltà di reperimento e gli aumenti di prezzo. Cina e Stati Uniti hanno ‘dragato’ tutte le filiere di materie prime dall’acciaio al rame, dalla carta alla plastica e tutti i prodotti stanno aumentando all’inverosimile.
In questo contesto si intromette pure la grande finanza enfatizzando questa situazione della quale approfitta rincarando ulteriormente il costo delle materie prime. Rischiamo di pagare un prezzo altissimo a questa crisi: e l’Europa che fa? Perde tempo discutendo di lockdown sì/lockdown no, negozi aperti/chiusi, quali vaccini e per chi… Fatta così serve solamente solo ad alcuni per stare meglio ma non serve agli europei (solo a tedeschi, francesi e a qualche Stato che ha ancora la doppia moneta): l’aumento degli stress esterni ha reso ciò sempre più evidente e la politica italiana finge di non vedere come stanno le cose. La gestione dei vaccini, l’organizzazione burocratica e la tassazione asimmetrica lo dimostrano. Anche il resto del mondo fa i conti con la scarsità di materie prime ma l’Europa non ci ha dato gli strumenti per produrle, non c’è una politica industriale capace di tutelare le imprese italiane, non sono state create infrastrutture. Stiamo smontando l’Ilva a Taranto mentre l’acciaio sta raggiungendo il massimo storico e siamo costretti a comprarlo dai cinesi.
Un ulteriore limite è rappresentato dalla valuta: avere una moneta unica (senza Stato) debole in questo momento storico rispetto a dollaro e yuan, proprio adesso quando le materie prime sono al massimo prezzo, non ci aiuta perché sarebbe stato importante avere una moneta forte per calmierare almeno gli effetti del cambio. Non ci conforta nemmeno il pensiero che con una moneta debole tutti compreranno i nostri prodotti perché l’Europa, Italia compresa, è ripartita in forte ritardo con la produzione e non riesce a far fronte alla domanda. A che serve la politica italiana se non prende in mano la situazione? A che serve l’Europa se non c’è politica comune dell’intero blocco dei 350 milioni di europei, se la banca Centrale arriva sempre in ritardo, se il cambio dell’euro non è favorevole, se non c’è solidarietà tra Paesi?
PAP20