L’effetto boomerang dell’Oltreferrovia

Se è per la disponibilità del proprietario privato che in futuro ci sarà un parco, a questo punto è lecito chiedersi: chi dobbiamo ringraziare?

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È stato definito “un pezzo del futuro di Carpi” dall’Amministrazione comunale che intravede nell’Oltreferrovia, tra via Due Ponti e via Tre Ponti, oggi zona di campagna attraversata da via Corbolani, “una grande occasione per la nostra città”, “uno spazio identitario”. La presentazione del parco che qui sorgerà, è stata accompagnata, in ogni occasione, dal grande entusiasmo per il risultato ottenuto grazie alla disponibilità del soggetto attuatore col quale sono state condivise scelte urbanistiche “di qualità”. Chi insiste sulla bellezza di questo “Parco del Centro Storico” dimentica di sottolineare che sarà possibile realizzarlo a fronte della disponibilità della nuova proprietà, subentrata alla precedente a inizio d’anno: il parco di 70mila metri quadrati è previsto, infatti, nel comparto C6 esteso complessivamente per 150mila metri quadrati dove troveranno posto, sul lato di via Tre Ponti, 138 unità abitative, parte collocate in edifici condominiali di cinque piani e parte in ville mono e bi-familiari e sul lato di via Due Ponti gli edifici dell’Università. Se è per la disponibilità del proprietario privato che in futuro ci sarà un parco, a questo punto è lecito chiedersi: chi dobbiamo ringraziare? Chi è il benefattore? Una cortina di silenzio avvolge la società fiduciaria ai nomi della quale non si può risalire nemmeno con una visura. Inevitabile che, rispetto all’enfatizzazione data al progetto, definito fondamentale per lo sviluppo della città, la mancanza di trasparenza sul soggetto attuatore abbia ingenerato una ridda di sospetti più o meno leciti da parte di tanti.

Non solo. Pubblicizzare la creazione del parco pubblico, senza far riferimento a ciò che verrà costruito in quel comparto, ha fatto storcere il naso ai sempre più numerosi difensori del verde. L’Amministrazione comunale non ha nascosto la grande soddisfazione per il risultato ottenuto con il metodo, consolidato negli ultimi trent’anni, dell’urbanistica negoziata: i vincoli imposti inducono i privati a dover trattare con l’ente pubblico per concedergli, di solito, un fazzoletto di terra. Un compromesso, ma gli oneri di urbanizzazione hanno compensato per anni questa scelta. Oggi davvero non si poteva fare diversamente dal favorire l’espansione edilizia e il consumo di suolo, idee vecchie ormai di trent’anni? In tutto questo tempo non si poteva superare un Prg scaduto e ampiamente superato? Nel 2015 Isabella Conti da sindaco fermò la Colata di Idice, il mega insediamento edilizio delle coop a San Lazzaro di Savena. Oggi è candidata a sindaco di Bologna e rischia anche di vincere.

Sara Gelli