Incerte le consegne dei vaccini, a rischio le seconde dosi?

Si sta discutendo circa la possibilità di effettuare le seconde somministrazioni con un vaccino differente rispetto a quello con vettore virale (come AstraZeneca e Johnson&Johnson) con uno a mRNA (come Pfizer e Moderna): “tra una ventina di giorni dovremmo avere a disposizione i dati di uno studio fatto nel Regno Unito circa l’impiego di vaccini a mRNA per le seconde inoculazioni. Qualora tale strategia vaccinale si dimostrasse efficace, risolveremmo molti dei nostri problemi in quanto il sistema diventerebbe più flessibile”, spiega il direttore generale dell’Ausl, Brambilla.

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I primi di maggio sono attese un migliaio di dosi – poche – di Jhonson&Jhonson ma a preoccupare il direttore generale dell’Ausl di Modena, Antonio Brambilla, è l’incertezza che avvolge le consegne di AstraZeneca nel mese di maggio. “Aspettiamo un lotto tra l’1 e il 2 maggio poi non ne sono previsti altri. Il problema non è sulle prime dosi bensì sulle seconde”.

Al momento si sta discutendo circa la possibilità di effettuare le seconde somministrazioni con un vaccino differente rispetto a quello con vettore virale (come AstraZeneca e Johnson&Johnson) con uno a mRNA (come Pfizer e Moderna): “tra una ventina di giorni dovremmo avere a disposizione i dati di uno studio fatto nel Regno Unito circa l’impiego di vaccini a mRNA per le seconde inoculazioni. Qualora tale strategia vaccinale si dimostrasse efficace, risolveremmo molti dei nostri problemi in quanto il sistema diventerebbe più flessibile. Potremmo infatti usare tutte le dosi di AstraZeneca (sempre e solo sugli Over 60 come da indicazione di Aifa) per le prime dosi e, successivamente, procedere con un altro vaccino a mRNA per le seconde”. 

Intanto, prosegue Brambilla, “aspettiamo guardiamo con fiducia al terzo vaccino chiamato CVnCoV – che potrebbe ricevere entro la fine di maggio le necessarie autorizzazioni – poiché potrebbe dare un nuovo impulso alla campagna vaccinale”. 

Si tratta di quello dell’azienda biofarmaceutica tedesca Curevac, realizzato anch’esso con mRNA, tecnologia sulla quale, secondo la Commissione europea, occorre concentrarsi perché ha dimostrato il suo valore. 

E che la tale tecnologia funzioni è evidente dal monitoraggio effettuato dall’Ausl sulla risposta anticorpale sviluppata dai propri dipendenti vaccinati con Pfizer. 

Il tempo stimato di copertura è però di circa sei mesi, questo significa che a breve con gli operatori sanitari occorrerà ricominciare tutto daccapo.

Pur in un quadro di immunizzazione importante – conclude il direttore generale – si registra un calo degli anticorpi nel corso del tempo. Attendiamo dati consolidati circa la validità della risposta residua a distanza di 6 mesi e ci aspettiamo che il Governo ci dia indicazioni sulla necessità di procedere con un eventuale richiamo”.

Jessica Bianchi