Il Bar Centrale: personaggi e vicende

A ricostruirne la storia e i gloriosi anni ‘50 è Ciccio Guerrino Siligardi in un saggio pubblicato nel volume Andèm Avanti. Con uno sguardo al passato. Il Bar Centrale esiste ancora e si trova tuttora in via Petrarca.

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Carpi, 1955 - il Bar Centrale (dall'archivio di Romano Cavaletti)

Il Bar Centrale è stato uno dei ritrovi più popolari di Carpi. Fu aperto all’inizio del secolo scorso e il suo primo gestore fu Dario Fornasari.

, “era lungo e stretto con quattro ambienti, il primo per il bancone di servizio; il seguente diremo la Sala per consumare l’acquisto, seduti a leggere il giornale, o concionando con gli amici e amiche del più e del meno, commentando i fatti successi il giorno prima; il terzo era la sala adibita al gioco delle carte, dal 1954 divenuta anche della TV. L’ultimo locale era quello del bigliardo (…).

 

Ho cominciato a frequentare il Centrale per venirci a giocare a palla, sul piazzale di sinistra di fronte alla casa dei Gibertoni, quii dal cinema e mediator da vèin. Spesso rientravo a casa in via Mentana con ginocchi e gomiti sanguinanti ma con somma soddisfazione quando mi dicevano: “Bravo Cicioun!”.

La spensieratezza degli anni ’30 lascia il posto alla mestizia degli anni della guerra quando la chiamata alle armi svuota il Bar Centrale. “Tornare dopo la bufera è stata un’emozione paragonabile solo al primo flirt amoroso (…). Personalmente grazie al football trovai la strada giusta in cui mi buttai con passione e serietà, così tra Gubbio, Catanzaro, Pro Italia e Salernitana trovai la maniera di saldare il cospicuo e annoso debito contratto cun c’al gran galantòm cl’è stèe al Budgher Previdi con il negozio di fianco al Centrale, di farmi l’appartamento e di vivere decorosamente. Solo che ormai la vita del Bar Centrale la vivevo solo nei 40 giorni d’estate in cui ero libero dal calcio tra la fine di un campionato e l’inizio dell’altro. Quante volte lontano da casa mi veniva da pensare agli amici, a quell’ambiente, alle interminabili partite, a la bocia nel piazzale di fronte al bar, a Custant e Carnera che una ne pensavano e cento ne facevano, erano questi giorni per me una valvola di scarico dopo le tensioni provate in campionato.

In quelle estati intorno agli anni ’50 in piena ripresa economica una sera il rag. Augusto Zelocchi, l’ascuradòor dla Toro, piomba al Bar Centrale in tono quasi tragico dicendo che ha dell’ottimo lambrusco ma che dato il caldo eccessivo di quell’estate al g’và via, cioè si stappa da solo. E cerca lumi circa il da farsi per ovviare al dramma. Ipso facto troviamo la soluzione lanciando la proposta di fare na gran seina in dal curtil dla viltèina d’Augusto. Infatti la sera dopo in circa una sessantina di persone abbiamo provveduto tra una pietanza e l’altra tutte preparate dal rinomato Ristorante Magnani a scolare non meno di un centinaio di bottiglie.

Erano i tempi di Bartali e Coppi con accanite discussioni fino quasi all’alba, dell’attentato a Togliatti, di Bruno Losi Sindaco di Carpi. “Eravamo seduti sotto il tendone in attesa di notizie sul Giro d’Italia quando arriva una giovane donna in bicicletta, nota per avere il più bel davanzale di Carpi e contado. Poggia la ciclo contro il muro e s’avvicina al nostro amico Belòc, chiedendogli: “el lò Bigi Emilio quel chi ciamen Beloc?”. “Se, a sun mè” e mentre si alza per risponderle costei gli piomba due sonori ceffoni in pieno viso, aggiungendo: “così impara a mettere in piazza la gente, parlandone male”, poi voltandosi di scatto inforc a la ciclo e se ne va, lasciandoci tutti sbigottiti. Figurarsi i commenti…

Passano gli anni e la famiglia Rossi per limiti d’età passa la mano a Medoro, al secolo Olivo Zirondoli con la moglie e il fratello Eufemio. Il Medoro per mandare a letto presto la clientela scaldava poco l’ambiente e quel 1956 fu uno degli ultimi inverni freddissimi in cui gelarono le viti e i frutteti. Ma noi appassionati di sport assistevamo imperterriti con paletò, sciarpa e cappello fino alla fine delle trasmissioni. Furono le Olimpiadi di Tony Sailer, l’Angelo delle nevi, e dello squadrone russo dell’hockey sul ghiaccio.

S’andava verso il boom economico, la lira incominciava a girare e anche al Centrale abbiamo avuto qualche amico baciato dalla fortuna che ha fatto i soldi rapidamente, tanto rapidamente è montato in superbia tanto che non era più dei nostri.

Venne poi il giorno della chiusura che durò più del previsto ma successivamente il Bar Centrale risorse grazie alla gestione di Patty e Paola.

“Così termina la storia del Bar Centrale antig e moderen Cuma l’ho vist mè. Una parte della storia della nostra città scritta in modi e meniere diverse da ogni Centralein pasee de dlé in di ultem 60 ann”.