Ha 24 anni Francesco Andreoli e un sogno, quello di ricalcare le orme del bisnonno che, grazie al suo storico negozio Gasparini Foto, ha immortalato decenni di storie e vite carpigiane.
“Mi sono diplomato all’Itis Leonardo Da Vinci e mi ero iscritto a Ingegneria Informatica all’Università di Modena ma dopo poco più di anno di studi, malgrado i buoni risultati ottenuti, mi sono reso conto che quella non era la strada giusta per me. Sentivo il bisogno di assecondare il mio spirito creativo e trovavo insopportabile l’idea di passare la vita incollato allo schermo di un computer”, racconta. E così, con coraggio e determinazione, e grazie al supporto della sua famiglia, Francesco ha deciso di rincorrere un sogno. Di dare forma e colore alla sua passione più grande, quella per la fotografia.
“Nel 2017 – spiega Francesco – mi sono iscritto alla Libera Accademia di Belle Arti a Firenze e ora sto preparando la mia tesi di laurea in Fotografia”.
Un salto nel buio che gli ha permesso di imparare molto e di sviluppare un forte interesse nei confronti della fotografia documentaria: “a incuriosirmi maggiormente sono le tematiche di carattere sociale. Mi piace incontrare le persone, confrontarmi con loro, parlare, tessere un rapporto empatico, di fiducia, per poterle poi raccontare appieno attraverso uno scatto. Quando si ha chiaro nella mente ciò che si vuole raccontare poi a correre in nostro aiuto è la tecnica, la luce giusta, la posa adatta…”. Ed è proprio con questo spirito che è nato dapprima un progetto dedicato alle vite dei camionisti, rincorsi due anni fa negli autogrill di tutto il Nord Italia, e poi quello sulla pratica vaccinale, un’idea che ha letteralmente conquistato il “cuore” di Repubblica.
“Mia madre – prosegue Francesco – è una infermiera e nel dicembre 2019, dopo vent’anni trascorsi al domicilio dei pazienti, ha iniziato a lavorare nell’area Vaccinazioni per adulti dell’Ospedale. I suoi racconti hanno catturato sin da subito il mio interesse. Le persone con cui entrava in contatto le esprimevano dubbi, preoccupazioni… molti erano impauriti di fronte ai potenziali rischi dei vaccini e così ho iniziato a documentarmi. Poi è arrivato il Covid e per sei mesi non ho fatto altro che ricerche ma, non appena terminato il lockdown, mi sono dedicato alla raccolta delle testimonianze e dei volti per dar vita a questo progetto che sarà il cuore della mia tesi di laurea”.
Francesco non ama le dicotomie. Il bianco e il nero. “Non volevo limitare la mia ricerca a Sì vax e No vax, perché la questione è ben più complessa. Tra queste due posizioni vi è un’infinità di sfumature differenti. Non c’è una demarcazione netta, al contrario. Ed è proprio questo ciò che voglio far emergere. La pluralità di voci e posizioni”.
Quello che doveva essere un progetto universitario ha però preso una svolta tanto gradita questo inaspettata: “a dicembre – spiega Francesco – ho partecipato a un appuntamento di Portfolio and Showreel Revision, iniziativa on line organizzata da un’agenzia di Milano, che consentiva di confrontarsi con un professionista per ricevere consigli circa il proprio lavoro. Tra gli esperti c’era anche Manila Camarini, Picture Editor a D La Repubblica, e ho scelto lei. Le ho mostrato le mie fotografie, le ho spiegato il mio progetto sui vaccini e ne è rimasta talmente colpita da proporlo al suo direttore. Quando mi ha comunicato che avrebbero pubblicato i miei scatti mi sono sentito più leggero: dei professionisti avevano riconosciuto il valore del mio lavoro. Un’attestazione che mi ha ripagato di ogni sforzo, dandomi ancora più stimoli ed energia”.
Lo scorso 23 gennaio, il servizio è stato pubblicato sull’inserto D di Repubblica: 14 le immagini di Francesco che hanno corredato l’articolo firmato dai due giornalisti Riccardo Congiu ed Elisabetta Muritti.
“Essere pubblicato è stata una sorpresa straordinaria, la conferma che attraverso l’impegno e la determinazione si possono ottenere i risultati sperati. Mi sono lasciato Ingegneria alle spalle, ho ricominciato tutto daccapo. Ho avuto paura a volte. Mi sono sentito insicuro, temendo di non farcela e invece… mi auguro che questo sia solo l’inizio”.
Jessica Bianchi