“Oggi i dati a livello ospedaliero sono rassicuranti ma non dobbiamo mollare la presa”

L’autunno è ormai alle porte e cresce la paura di una ulteriore impennata nel numero di contagi da Coronavirus. Quali scenari dobbiamo aspettarci? A rispondere è la dottoressa Erica Franceschini, infettivologa del Policlinico di Modena.

0
1227
Erica Franceschini

L’autunno è ormai alle porte e cresce la paura di una ulteriore impennata nel numero di contagi da Coronavirus. Quali scenari dobbiamo dunque aspettarci e quali comportamenti è giusto adottare nel momento in cui non sarà più possibile stare all’aria aperta?
“Questo virus, dal momento che non sta mutando in modo significativo, – spiega la dottoressa Erica Franceschini, infettivologa del Policlinico di Modena – è destinato a rimanere con noi ancora a lungo. Non ce ne liberemo in fretta”.
Da quando il Covid 19 ha fatto irruzione nelle nostre vite, prosegue la dottoressa Franceschini, “le nostre abitudini sono cambiate e dovremo continuare a mettere in atto i comportamenti che abbiamo imparato ad adottare verosimilmente fino a quando avremo a disposizione un vaccino efficace: dall’igiene delle mani all’uso della mascherina laddove non è possibile mantenere una corretta distanza interpersonale. E se è certamente preferibile optare per i luoghi aperti, qualora dovessimo trascorrere lunghi periodi al chiuso è necessario areare i locali il più possibile. Non credo che le nostre vite subiranno ulteriori cambiamenti anche se di sicuro la normalità a cui eravamo abituati fino a gennaio 2020 è ancora lontana”.
Presso il Reparto di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera di Modena ci sono “7 pazienti, di cui 5 con sintomi correlati all’infezione da Covid e altri 2 ricoverati per altri motivi e contestualmente trovati positivi al Coronavirus. Nessuno ad oggi si trova in terapia sub intensiva o intensiva – spiega l’infettivologa – e non vi sono degenti positivi nei vari ospedali della provincia pertanto, al momento, i dati a livello ospedaliero sono rassicuranti e siamo ben lontani dall’avere un sovraccarico assistenziale” ma non per questo dobbiamo mollare la presa. Al contrario è fondamentale tenere alta l’attenzione soprattutto a fronte dell’aumento di casi registrato anche nel nostro territorio: “ogni giorno assistiamo a una crescita nel numero di tamponi positivi e credo sia importante sottolineare come mediamente, in caso si renda necessario un ricovero, questo sopraggiunga circa sette giorni dopo la conclamazione di positività e pertanto l’evolversi della situazione è difficilmente prevedibile allo stato attuale”.
Oggi l’età media dei nuovi contagiati, molti dei quali risultati positivi al rientro dalla vacanze estive, si è nettamente abbassata, e si assesta “intorno ai 34 anni. Sappiamo che le manifestazioni cliniche gravi aumentano proporzionalmente all’età – sottolinea la dottoressa Franceschini – e dunque più bassa è l’età media dei contagiati meno rischi hanno di contrarre polmoniti interstiziali o di incorrere in insufficienze respiratorie che necessitano poi di una ospedalizzazione. Gli Over 60 sono consci che un’infezione nella loro persona può avere conseguenze ben più gravi rispetto a quella sviluppata in un ventenne e quindi la paura di ammalarsi – e gli atteggiamenti adottati – è, comprensibilmente, ben diversa”.
Lo scenario, anche in vista della riapertura delle scuole, è certamente complesso: “quando parliamo di scuola ci riferiamo a una comunità di persone che dovrà coabitare in uno spazio chiuso dove il rischio zero di contagio non può esistere. Ecco perché il Comitato tecnico scientifico raccomanda l’utilizzo della mascherina, l’unico strumento a nostra disposizione per ridurre drasticamente la possibilità di trasmissione del virus da una persona all’altra negli spazi chiusi”, chiarisce l’infettivologa. Ma se bambini e adolescenti non sono certo da considerare degli ”untori” dal momento che non solo hanno scarse probabilità di sviluppare infezioni sintomatiche gravi ma sotto i 10 anni è ormai provata una minor trasmissibilità a fronte di una carica virale bassa, a prestare attenzione, in caso di positività di figli e nipoti, dovranno essere comunque “genitori e nonni perché sono loro – conclude la dottoressa Erica Franceschini – a correre i rischi maggiori in caso di malattia”.