Lavarsi le mani è il principale strumento di prevenzione

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Si entra per un intervento chirurgico o per una batteria di controlli e si esce con un’infezione. Gli ospedali italiani brulicano di batteri e le infezioni che ne derivano, secondo una stima dell’Istituto superiore di sanità, mietono tra le 4.500 e le 7mila vittime l’anno, più degli incidenti stradali. Un fenomeno che, come ci ricorda la cronaca, continua a minare la salute dei più fragili come nel drammatico caso del neonato ricoverato presso gli Spedali Civili di Brescia, deceduto a causa del batterio Serratia Marcescens. “Nei presidi ospedalieri della provincia non si ravvisano criticità. Il Servizio di Igiene si occupa specificatamente delle infezioni correlate all’assistenza ed effettua monitoraggi costanti e puntuali circa la presenza di microorganismi affinché la situazione sia sempre sotto controllo. Malgrado quanto accaduto a Brescia, mi sento di lanciare, per quanto riguarda il nostro territorio, un messaggio di positività rispetto a questo tema”.  A parlare è la dottoressa Manuela Panico, direttore del Presidio Ospedaliero dell’Azienda Usl di Modena, che ammette: “le potenziali infezioni ospedaliere sono tantissime e si definiscono così perché insorgono durante il ricovero o subito dopo le dimissioni”. Tra i pazienti più a rischio vi sono certamente “neonati o anziani. E, ancora, persone che soffrono di patologie concomitanti, come tumori e diabete… immunodepressi, trapiantati, ustionati”.
In Italia, tristemente nota per essersi guadagnata la maglia nera in Europa per uso e abuso di antibiotici, è acceso il dibattito circa la forte correlazione tra infezioni ospedaliere e antibioticoresistenza, vera e propria minaccia alla salute e alla sanità globale.
“Le infezioni ospedaliere, soprattutto negli ultimi anni, coinvolgono quasi sempre i batteri gram-negativi: difficili da trattare proprio perché non rispondono alla terapia antibiotica. Tra i più diffusi e pericolosi la Klebsiella pneumoniae, l’Escherichia coli e Proteus mirabilis. Per quanto riguarda i gram-positivi invece, ricordo lo stafilococco aureo e gli pneumococchi. Un uso prudente degli antibiotici – sottolinea la dottoressa Manuela Panico – è fondamentale per arginare i casi di resistenza e, di conseguenza, ridurre le infezioni”. Ma cosa si fa per limitare la proliferazione di tali batteriemie? Come ci si può difendere? Lavarsi le mani è senza dubbio il principale strumento di prevenzione . “L’igiene delle mani – prosegue la dottoressa Panico – è tutt’altro che un gesto banale. Lavarsi le mani dovrebbe essere un patrimonio comune, una buona abitudine adottata non solo dagli operatori sanitari bensì da tutti, poiché rappresenta una delle misure più efficaci per proteggere il paziente dalla trasmissione di microrganismi e ridurre così le infezioni correlate all’assistenza. Basterebbe questo semplice e piccolo gesto, unitamente al monitoraggio delle infezioni e a un uso appropriato degli antibiotici, per evitare numerose problematiche. L’equazione secondo la quale vai in ospedale e nei esci ancor più malato è certamente distorta”, conclude il direttore del Presidio Ospedaliero dell’Azienda Usl di Modena, ma con certi batteri non si scherza!
Jessica Bianchi

 

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