“Dottore, non avrò la disbiosi?”

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Se seguite questa rubrica dall’inizio avrete capito che molte delle malattie della pelle (e non solo) sono collegate alla Disbiosi. Si definisce Disbiosi qualsiasi squilibrio, quantitativo e qualitativo, dell’ecosistema batterico intestinale (il Microbiota) che incida sulla sua funzione metabolica e sulla sua corretta distribuzione lungo il tratto intestinale. Allora probabilmente sarà sorta anche in voi la domanda: “ma non avrò anch’io la disbiosi?”. A differenza della pelle, l’intestino non si vede. Ma l’albero si può giudicare dai frutti. E qualcosa che si vede c’è, e ben lo sapevano le nostre nonne e i dottori delle nostre nonne. Quella che vedete nella foto è la Bristol Stool Chart, il metodo più economico e preciso per valutare la salute del vostro intestino. L’altro cardine della diagnosi medica, oltre all’esame obiettivo è l’anamnesi, ovvero la storia, recente e non solo, del paziente e della malattia. Se la vostra storia comprende un parto cesareo o pre-termine, l’allattamento artificiale, gravi gastroenteriti o diarree, intolleranza a uno o più alimenti, malattie autoimmuni, candidosi vaginali o cistiti ricorrenti; se la vostra cartella clinica è ricca di terapie antibiotiche, cortisonici, lassativi, antiacidi; se la vostra vita prevede lunghi periodi di stress, diete molto squilibrate, fumo di sigaretta e consumo regolare di alcool, allora è facile che possiate avere una disbiosi. Se poi soffrite di crampi addominali, stitichezza alternata a diarrea, meteorismo e gonfiore addominale, alitosi, la vostra digestione è spesso lenta e laboriosa, se avete problemi a riposare bene, astenia, ansia e disturbi dell’umore, allora è quasi sicuro che abbiate una disbiosi. A questo punto, se ancora non siete convinti che è ora di prendervi cura del vostro intestino e del suo microbiota, se siete di quelli che credono solo alla forza dei numeri, ci sono alcuni esami che potete fare per avere un’ulteriore conferma. Innanzitutto qualsiasi deficit nutrizionale (Vit. D, Vit. B12, magnesio, ferro, iodio) deve far pensare prima di tutto a un ridotto assorbimento intestinale. Poi si possono ricercare gli alimenti non digeriti. Si possono studiare i batteri benefici e quelli patogeni, anche se la possibilità di tipizzare l’intero microbiota non è ancora applicabile negli esami di routine. Il BAF e il PAF nel sangue e la calprotectina fecale misurano l’infiammazione intestinale cronica. L’alfa1-antitripsina fecale è un indice sia di aumentata permeabilità che di infiammazione intestinale. Il “classico” disbiosi test, misura la presenza di due zuccheri complessi (l’indicano e lo scatolo) nelle prime urine del mattino. Tali sostanze sono presenti solo in minime tracce se la flora batterica è sana (eubiosi) e aumentano invece in caso di disbiosi rispettivamente a livello dell’intestino tenue o del colon. 

La briciola di Sandro Santolin

La presenza di cibo integro, non è mai un buon segno e ci fornisce informazioni importanti sullo stato di salute dell’intestino e di conseguenza nostro. E’ importantissimo masticare molto bene per sollevare il sistema digerente da uno sforzo eccessivo per la digestione. Anche il miglior cibo non adeguatamente masticato non ci farà bene, sarà causa di sforzo digestivo e probabilmente di infiammazione intestinale. In particolare le fonti di carboidrati come pane e pasta devono entrare intimamente in contatto con la ptialina (enzima presente nella saliva che demolisce gli amidi); se non vengono masticati bene, l’intestino sarà costretto a un super lavoro. I cereali e i legumi integrali dovrebbero essere il più possibile fermentati o pregerminati prima di diventare alimenti perché questi processi inibiscono i fitati, antinutrienti che, se presenti, legano minerali preziosissimi per il nostro perfetto nutrimento e limitano la loro capacità di essere effettivamente assorbiti nell’intestino.

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