Il colpo di coda dell’Ausl

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La direzione intrapresa dall’Azienda sanitaria di Modena non lascia adito a dubbi. La parola d’ordine è economizzare attraverso la creazione di macro strutture le quali, forse, a livello gestionale, potranno pure produrre dei risparmi ma, in termini operativi, di certo perdono in efficacia, inficiando la filiera della cura. Da anni in città si discute circa il futuro del servizio di Diagnosi e Cura (Spdc) e della realizzazione di una Residenza psichiatrica a trattamento intensivo (Rti), struttura cuscinetto tra il ricovero in acuto e l’assistenza ambulatoriale e territoriale. Dopo ripetute fumate nere e una serie pressoché infinita di incontri e confronti, sfociata in un protocollo sottoscritto dalle parti (Ausl, Comune e associazione dei famigliari di pazienti affetti da disturbi psichiatrici Aldilà del Muro) eravamo convinti di avere la vittoria nel sacco. Sbagliavamo! L’azienda sanitaria ha presentato al vaglio dell’amministrazione carpigiana un progetto preliminare che prevede l’allargamento del piano terra della Palazzina attualmente sede del Centro di Salute Mentale al fine di accogliere entrambi i servizi. 1 milione di euro la cifra stanziata per l’operazione. Qualcosa però non torna. L’azienda aveva promesso che, “al termine dei lavori, previsti entro 2 anni, la struttura sarebbe stata in grado di ospitare 8-10 posti letto di Rti e 4-5 di Diagnosi e Cura”. L’Ausl ora ritratta e rilancia con una controfferta di soli 10 posti complessivi (3 di Spdc e 7 Rti) disattendendo così il protocollo sottoscritto. Non doma, l’azienda rimpalla ogni responsabilità alla Regione: per ottenere l’accreditamento necessario infatti, l’ente obbligherebbe l’Ausl a creare due servizi separati e indipendenti. Spdc e Residenza dovranno avere due ingressi separati, sale dedicate, due staff (medici, infermieri e Oss) diversificati e due primari. Ma allora come mai a Imola, Bologna e Piacenza i servizi coabitano in una condizione mista? Un doppione che suona davvero poco credibile: considerando l’annosa carenza d’organico del Centro Salute Mentale cittadino diventa difficile credere che l’azienda abbia intenzione di investire improvvisamente risorse in nuovo personale… Durante i lavori di allargamento l’Azienda ha poi proposto di collocare temporaneamente all’interno dell’Ospedale, nei locali prima occupati dall’Avis, l’attività per acuti e permettere così l’avvio della sperimentazione (della durata di 24 mesi) di attività di post acuzie (8 i posti letto previsti: 4 e 4). Oggi il Diagnosi e Cura ospita 9 posti letto ma verrà speso 1 milione di euro di denaro pubblico per allargare uno spazio che consentirà di ricavarne dieci. Ma l’azienda che spende un milione di euro per creare due microscopici reparti è la stessa che ha dato il via a un percorso di integrazione gestionale tra Policlinico di Modena e Ospedale di Baggiovara? In questo caso siamo alla schizofrenia pura! Il timore è che alla fine dei lavori e della sperimentazione, nella Palazzina resteranno solo i posti di Rti. L’idea di unificare sotto una comune regia, l’Spdc di Carpi e quello di Baggiovara, con l’arrivo al Ramazzini della dottoressa Vanna Greco, già dirigente del Diagnosi e Cura di Baggiovara, è infatti perfettamente in linea con la politica aziendale. 

Jessica Bianchi