In Australia per sostenere il buon cibo italiano

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Una cultura enogastronomica in continua evoluzione contraddistinta da multiculturalismo, creatività e sperimentazione, che valorizza i prodotti di eccellenza di ogni Paese, specialmente quelli che provengono dall'Italia. È quella che si respira in Australia dove è volato 3 mesi fa il carpigiano Pier Paolo Chiesi, classe 1989 per far conoscere i prodotti tipici nostrani in alcuni ristoranti del posto.

Dopo la laurea ed un paio di esperienze nel settore della ristorazione, prima presso il ristorante “La Bottiglieria”, e in seguito presso l'enoteca Archer di Modena, ha deciso di inseguire il suo sogno trasferendosi a Brisbane, dove lavora in un ristorante, e sta per entrare in società con un altro italiano che si occupa di import di specialità alimentari italiane.

“La mia idea di andare in Australia risale a tre anni fa- ha raccontato Chiesi-Avrebbe dovuto essere un'esperienza post laurea. Una di quelle mete che ti prefiggi per poterti mettere alla prova seguendo il tuo istinto e basandoti sulle tue capacità, ma per diversi motivi dopo la laurea in Scienze della Comunicazione sono rimasto un altro anno in Italia.
Durante questo periodo mi sono iscritto al master COMET a Parma (Comunicazione, Organizzazione e Marketing dell'Enogastronomia Territoriale) promosso dal Dipartimento di Scienze degli Alimenti.
Ottenuto anche questo diploma, non mi restava che fare le valigie e partire alla scoperta di un continente in continua evoluzione, in cui il settore del food and wine management sta emergendo con molta richiesta

Cosa rappresenta l'Australia per un giovane?
“Può rappresentare un'ottima possibilità di guadagno, e una buona opportunità per mettere in pratica le esperienze maturate nel tempo sia scolastiche che lavorative. È un territorio dinamico e in costante crescita ed espansione.
Non necessariamente sono richieste figure professionali qualificate. Si trova lavoro molto facilmente, e si guadagna decisamente bene.
Inoltre, fino all'età di 30 anni c'è la possibilità di richiedere il working holiday visa: il visto che consente di soggiornare nella nazione fino a 12 mesi, al contrario dei normali visti turistici che solitamente non superano i 3 mesi. Si tratta di un vero e proprio visto vacanza – lavoro che consente di svolgere lavori temporanei e non continuativi, con lo scopo di mantenersi e pagare tutte le spese di soggiorno”.

Cosa ti piace della tua vita a Brisbane?
“Mi piacciono la semplicità della vita, l'efficienza dei trasporti pubblici che permettono di spostarsi facilmente da una parte all'altra della città in breve tempo, gli enormi spazi verdi come parchi e giardini pubblici curati in maniera quasi maniacale, e l'estrema pulizia delle strade.
Per chi pratica sport out door si possono trovare lungo il fiume che costeggia la città percorsi per correre, fare arrampicate e piste ciclabili chilometriche.
Un'altra cosa che apprezzo parecchio è il clima secco ventilato e soleggiato”.

Lavorare in Italia e in Australia. Quali differenze hai riscontrato?
“Qui gli italiani sono ben visti, e vengono apprezzati molto per la loro voglia di fare e la loro puntualità e precisione nello svolgere le mansioni lavorative. Un cameriere in media guadagna 22-23 dollari australiani all'ora, corrispondenti a circa 17-18 euro, e trovare lavoro è molto più immediato”.

Il tuo futuro dove lo vedi?
“Spero qui per le possibilità lavorative che l'Australia offre nell'ambito del food e wine management. Vorrei riuscire a ottenere uno sponsor che mi permetta di richiedere la cittadinanza australiana, e lavorare a tempo pieno nella gestione e promozione delle eccellenze italiane”.

Chiara Sorrentino

 

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