Dalla parola all’immagine

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I suoi disegni si sposano perfettamente con le storie che raccontano, per ricreare le atmosfere evocate dalle parole dello scrittore.  C’è qualcosa di magico nel lavoro di Sara Gavioli, nata e cresciuta a Carpi, che ha fatto della passione per le illustrazioni dei libri d’infanzia il suo mestiere, e che dallo scorso anno si è trasferita a Tolosa, in Francia, per coltivare la sua professionalità e affinare la sua arte in un territorio favorevole: “le case editrici francesi sono tra le mie preferite e, inoltre, Oltralpe il mercato è ancora rigoglioso”.
Sara, come è nata la tua passione per il disegno?


“Sin da piccola il disegno ha fatto parte delle mie attività preferite. Ricordo che coloravo sempre i libri che avevano le illustrazioni in bianco e nero, come quelli di Quentin Blake per il libro La casa sull’albero di Bianca Pitzorno”.
Quando hai capito che poteva diventare il tuo lavoro?


“Una volta diplomata mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Verona dove ho frequentato il corso di Decorazione, perché volevo imparare un mestiere. Sinceramente non avevo un’idea precisa di cosa avrei fatto dopo, ma sapevo che il disegno ne avrebbe fatto parte, e così, terminata l’Accademia, ho frequentato un Master d’Illustrazione a Macerata”.


Quali sono le principali tecniche che utilizzi?
“Mi piace sperimentare con gli infiniti strumenti a disposizione. In particolare, sono affascinata dalle tecniche di stampa: la litografia, la linoleografia, la xilografia, la serigrafia, l’incisione e persino gli stampini ricavati dalle gomme da cancellare. Ultimamente lavoro spesso intagliando la carta”. 


Cosa ti ispira nel tuo lavoro? 


“Tutte le forme artistiche sono un punto di partenza e ispirazione per la creazione: la fotografia, il fumetto, la scultura, l’architettura e la grafica contribuiscono ad accrescere il proprio bagaglio creativo. Personalmente, avendo una spiccata memoria visiva, spesso la rielaborazione di ciò che osservo accade anche inconsciamente. Un mio maestro, Maurizio Quarello, un giorno ci disse: Guardate moalte mostre e avrete fatto più della metà del lavoro, e col senno di poi, devo constatare che aveva ragione”.


Quali sono i lavori a cui sei più legata?


“Sicuramente il primo libro che ho illustrato, La Governante, pubblicato nel 2010 dalla casa editrice italiana che preferisco, Orecchio Acerbo. Ho lavorato circa un anno sulle illustrazioni di questo libro, durante il Master di Illustrazione che ho frequentato a Macerata. Si tratta di una storia noir dai toni assurdi e comici che stava molto a cuore alla casa editrice e io ho cercato di creare delle illustrazioni il più possibile in sintonia con lo spirito del racconto, affinché lo rispecchiassero nei suoi toni grotteschi e stravaganti”.


Quello dell’editoria è un mondo in profonda trasformazione, soprattutto dal punto di vista tecnologico. Com’è cambiato il ruolo dell’illustratore negli ultimi anni?

“Nel corso del tempo, soprattutto nel settore dell’editoria per ragazzi, le immagini sono sempre  più di origine digitale, ma ci sono moltissimi artisti ancora fedeli a pennelli e matite.  Anch’io ogni tanto mi avvalgo della tecnica digitale principalmente per la colorazione, dopo aver disegnato a mano e scansionato l’immagine. La nuova strada narrativa del digitale sta prendendo sempre più piede in quanto consente tempi più brevi di realizzazione e, inoltre, si è agevolati nell’eseguire i cambiamenti richiesti dal committente”.
A cosa stai lavorando adesso?

“Sono un po’ scaramantica e non mi piace parlare dei progetti prima che siano usciti, però sto lavorando ad alcuni volumi per l’infanzia, a un fumetto in collaborazione con una scrittrice italiana e sto preparando delle illustrazioni per una casa editrice che leggevo sin  da piccola.  Mi piace l’idea che ora, a distanza di anni, sia io a realizzare per loro i disegni che altri bambini sfoglieranno”.
Chiara Sorrentino
 

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