Orgoglio biancorosso

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Sono tutti sul poster i protagonisti della meravigliosa avventura della Grissin Bon Reggio Emilia che, dopo aver giocato in soli quaranta giorni 19 partite ad altissima intensità, è stata sconfitta  73-75 da Sassari in gara 7 della finale play off dopo che per tutta la partita era stata in vantaggio. Giovanni Pini: classe 1992, alto due metri è carpigiano e a soli 22 anni si è già tolto più di una soddisfazione. Era poco più che un bimbetto quando ha iniziato a giocare a sette anni sui campi della Nazareno Basket, “perché dopo aver provato tennis e pallavolo, ho iniziato basket con i miei fratelli”. Giovanni è quello di mezzo e tutti e tre vivono lo sport come momento di grande divertimento e gioco insieme agli amici. Giovanni mostra sin da bambino caratteristiche fisiche e doti naturali che sono fondamentali nella pallacanestro. “Avevo 12 anni e frequentavo la seconda media quando mi ha voluto la società Pallacanestro Reggiana” racconta Giovanni che allora era già alto 1.90 mt. La famiglia lo appoggia e lo sostiene perché gli si prospetta una vita di fatica e sacrifici, ma questo è uno che non molla e anzi accetta le sfide e non smette mai di migliorarsi. I risultati non esitano ad arrivare: a 17 anni il cestista carpigiano esordisce in prima squadra con Reggio Emilia che milita in A2. “Per me è stato il momento della svolta” ammette Giovanni che, dopo due stagioni, si trasferisce in prestito alla Biancoblù Bologna, la storica Fortitudo, sempre in A2. “Le difficoltà maggiori che ho incontrato coincidono con i passaggi di categoria, prima in A2 e poi in A1: è stata davvero dura migliorarsi per essere all’altezza di quei livelli di gioco e ho dovuto lavorare molto”. Le soddisfazioni arrivano con le Nazionali Under 16, Under 18 e Giovani, “ma i risultati più importanti conseguiti finora sono stati il titolo di campioni di Lega Due quattro anni fa e l’Euro Challenge l’anno scorso” racconta Giovanni. Finora… perché l’impresa della Grissin Bon Reggio Emilia, che nemmeno era favorita all’inizio di questa stagione, resterà nella storia.
Grissin Bon ci ha fatto vivere grandi emozioni, come hai vissuto questa cavalcata?
“Questi quaranta giorni sono volati: abbiamo giocato 19 partite, rimbalzando tra hotel, pullman e aerei e solo ora riesco a rendermi conto di questa corsa meravigliosa che abbiamo avuto la fortuna di vivere”.
Qual è stato il segreto della squadra?
“Grissin Bon è riuscita a fare squadra nonostante l’emergenza legata ai problemi fisici sia stata pressoché continua: non credo ci sia un giocatore tra noi che è riuscito a fare tutte le partite. Nonostante i guai il gruppo è stato forte e non ha mai mollato dimostrando di saper sempre fare squadra. Qui c’è una buona base di giovani italiani che promettono bene per il futuro”.
Si vive di basket oggi in Italia?
“In passato squadre storiche come le bolognesi Virtus e Fortitudo erano al top in Europa. Oggi c’è un calo dovuto anche alla crisi economica che ha portato a una contrazione delle risorse a disposizione delle società. Però oggi si vive ancora di basket in Italia”.
Qual è il fotogramma più bello di quest’impresa?
“La vittoria in gara 7 di semifinale contro Humana Venezia: non eravamo certo i favoriti per la vittoria eppure…”.
Lì  è iniziato il sogno al termine di una partita leggendaria e così Lavrinovic, Cinciarini, Della Valle, Polonara, Pechacek, Pini, Kaukenas,  Silins, Chikoko, Cervi, Stefanini e Rovatti guidati da coach Max Menetti sono diventati degli eroi… almeno per le migliaia di giovani tifosi che ne hanno seguito le gesta e sono ora pronti a iscriversi a basket.
Sara Gelli

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