Operazione Free Town

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Free town ovvero Città libera così è stata denominata l’indagine condotta dai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti, in collaborazione con i colleghi della Stazione Carabinieri di San Polo d’Enza in quanto le scorribande furtive, che interessavano alcune province della nostra regione e, in alcuni casi, spingendosi anche oltre, hanno permesso di liberare l’Emilia da un gruppo criminale composto da cittadini moldavi che, organizzati in piccole squadre, oltre a saccheggiare aziende, negozi e appartamenti asportando,  in pochi minuti, refurtiva che fruttava decine di migliaia di  euro a colpo, a volte, immobilizzavano le vittime, trasformando il furto in rapina.
Sedici moldavi residenti tra Reggio Emilia e provincia indagati, tra cui due colpiti da provvedimenti di natura cautelare, 2 italiani indagati per ricettazione, oltre 50 furti scoperti tra le province di Reggio Emilia Parma e Modena, una ventina di perquisizioni eseguite all’alba di ieri.
L’indagine si è sviluppata anche attraverso attività tecniche e l’ampio materiale investigativo acquisito ha permesso di individuare i componenti del gruppo criminale che agiva come una vera e propria organizzazione di tipo verticistico, facente capo a un moldavo, tutti con ruoli ben definiti. Un volume d’affari stimato nell’ordine di oltre 1.000.000 di euro, quello del gruppo criminale “decapitato” dai Carabinieri reggiani, che si ritiene agisse anche su commissione di compiacenti commercianti di origine italiana che a loro volta ricettavano la refurtiva asportata  per poi rivenderla, anche attraverso la produzione di falsa documentazione per attestarne la legittima provenienza, nei loro negozi.
Emilia ma anche Veneto le regioni italiane oggetto dalle incursioni degli appartenenti al sodalizio criminale, con base operativa e logistica nell’hinterland reggiano, che spaziavano in lungo e largo nelle province di Reggio Emilia, Modena, Parma ma anche Padova colpendo aziende private, bar, tabaccherie, distributori di carburante, negozi di abbigliamento e appartamenti che raggiungevano con veicoli rubati.
Imputabile alla banda anche il colpo da 333.000 euro messo a segno, nel 2013, ai danni della ditta carpigana Gaudì.
Ora le indagini proseguono con i Carabinieri dell’Aliquota Operativa di Castelnovo ne’ Monti che vogliono ripercorrere non solo ulteriori le tappe delittuose di questi malviventi che imperversavano nell’intera Regione ma anche per risalire agli eventuali complici e anche ai terminali di questo illecito business. Terminale costituito stando alle prime risultanze a compiacenti commercianti che probabilmente con falsa documentazione “ripulivano” la merce rivendendola all’interno dei rispettivi negozi in un meccanismo ora all’attento vaglio investigativo.