Raddoppiano i casi di legionella a Carpi

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L’Azienda sanitaria di Modena ha posto il veto alla sperimentazione sulla rete idrica di Carpi tesa a limitare la cessione di fibre di amianto tramite l’arricchimento dell’acqua di sostanze nutrienti. Il timore manifestato è che all’interno dei tubi si crei un biofilm organico che potrebbe fungere da terreno di coltura per varie colonie batteriche tra cui il microrganismo patogeno della Legionella. In una lettera indirizzata ad Aimag e Comune di Carpi infatti, l’azienda ha scritto: “in Provincia di Modena e, in particolare nel Distretto di Carpi, nel corso del 2014 si è verificato un aumento di casi di legionellosi”.
Quanti sono stati i casi?
A risponderci è il Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl di Modena.
“I casi di legionellosi segnalati in provincia nel 2014 sono 53 (dato provvisorio), erano 34 nel 2012 e  33 nel 2013. Nel Distretto di Carpi si è passati da 7 casi segnalati nel 2012 e nel 2013 a 14 casi nel 2014”.
A cosa è imputabile tale aumento?
“Va premesso che l’analisi dell’andamento dei casi deve tener conto del miglioramento nel tempo sia delle capacità diagnostiche, sia dell’attenzione alla segnalazione ai Servizi competenti da parte dei clinici. Inoltre, quando i casi di malattia sono relativamente pochi, i numeri assoluti possono subire variazioni anche significative da un anno all’altro. Per questo e per fattori ancora oggetto di studio, si osserva negli ultimi anni un aumento dei casi  a Carpi così come in tutto il modenese e in altre province della Regione ed è riportato anche nei Report nazionali.  I casi riportati nel distretto di Carpi durante il 2014 risultano correlati a esposizione domiciliare, a parte due riconducibili a soggiorni presso strutture alberghiere di altri territori. Prosegue la sorveglianza attenta della malattia con l’avvio, per ogni caso diagnosticato, di un’indagine epidemiologica e ambientale i cui risultati vengono inviati in Regione”.
Cos’è la legionella?
“La legionella è un microrganismo comunemente presente nei fiumi e laghi e, in generale, in tutti gli specchi di acqua dolce, oltre che nelle acque sotterranee comprese quelle termali. In questi ambienti naturali è però presente in concentrazioni basse tali da non costituire un pericolo, mentre negli ambienti idrici artificiali, come le reti degli edifici, può trovare condizioni ideali per sopravvivere e moltiplicarsi, quali la temperatura dell’acqua (la temperatura ottimale di crescita è compresa tra 25 e 42°C), la presenza di biofilm e di organismi unicellulari che forniscono protezione e nutrimento. Si conoscono a oggi più di 50 specie di legionelle ma solo una parte di queste è associata a infezioni umane”.
Come si contrae?
“Il contagio avviene inalando acqua contaminata sotto forma di “aerosol” generati ad esempio da rubinetti e docce; le persone possono essere esposte a queste fonti a casa, presso il luogo di lavoro o in altri ambienti come alberghi e ospedali”.
Quali sono i sintomi?
“Dal punto di vista clinico le infezioni da legionelle possono decorrere in modo asintomatico, oppure determinare un quadro febbrile simil influenzale che si risolve spontaneamente in pochi giorni. Nei casi più gravi può causare la polmonite da legionella che è caratterizzata da febbre elevata, tosse, difficoltà respiratorie e quadro radiologico di polmonite.
E’ proprio la polmonite da legionella a essere considerata un problema emergente di Sanità pubblica sottoposta a sorveglianza speciale”.
La sola presenza dei batteri non costituisce un rischio per la salute. Quando diventano pericolosi?
“Il rischio di contrarre la malattia è correlato alle concentrazioni della legionella e a fattori di rischio individuali, come la presenza di patologie croniche polmonari, patologie o terapie che riducono le difese immunitarie, l’età avanzata e il fumo di sigaretta”.
Tra i luoghi a maggior rischio vi sono gli ospedali. Ricordo vari casi al Ramazzini. Come mai?
“Qualunque impianto idrico può essere colonizzato da legionella; sicuramente uno grande e complesso, come quello di un ospedale, può essere a maggior rischio così come lo sono le persone ricoverate, poiché affette da patologie croniche che deprimono il sistema immunitario. Per il controllo della legionella in ospedale, come in altri impianti complessi, sono previsti piani di monitoraggio che hanno lo scopo di ridurre il pericolo.  Nel 2014 non si sono registrati casi connessi al ricovero nell’Ospedale Ramazzini”.
Quali sono le strategie per combattere la proliferazione della legionellosi?
“Come abbiamo detto la legionella è un microrganismo ubiquitario presente in natura difficile da eliminare. Tuttavia esiste una serie di misure di buona gestione degli impianti domestici che hanno il fine di contrastare la moltiplicazione di legionella all’interno della rete distributiva dell’acqua: mantenere la temperatura dell’acqua calda al di sopra di 50°C, assicurandosi nel contempo di minimizzare il rischio di ustione nel momento dell’utilizzo dell’acqua calda; garantire la manutenzione e la pulizia periodica del proprio impianto di produzione dell’acqua calda; eseguire la pulizia/decalcificazione periodica dei rompigetto
dei rubinetti (o in alternativa la loro sostituzione) e della cipolla delle docce; sostituire periodicamente il flessibile della doccia, se in gomma.  Vi sono poi alcune raccomandazioni di tipo comportamentale come far scorrere l’acqua calda qualche minuto prima dell’utilizzo della doccia”.
Jessica Bianchi