Dieci passi nella legalità

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Si è concluso con alcuni tiri a canestro insieme ai ragazzi della Polisportiva Nazareno l’intenso venerdì del magistrato palermitano Mario Conte (Gup nel processo Addio Pizzo Quater e nel collegio giudicante del processo a Marcello dell’Utri) e del giornalista di Sky, voce ufficiale del basket NBA, Flavio Tranquillo giunti in città, nell’ambito del ciclo d’incontri Ne Vale la Pena, per presentare il loro libro I dieci passi. Piccolo breviario sulla legalità. Il giornalista e il giudice, partendo dalla comune passione per il basket, riflettono nel libro su dieci concetti individuati come basilari per discutere di antimafia. “Ci siamo conosciuti a una partita di pallacanestro della squadra dei giudici – racconta Tranquillo – che, ogni anno, scende in campo in ricordo della strage di Capaci. Quel giorno, il 23 maggio 1992, il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta morirono in un attentato di Cosa Nostra. Non mi ero accorto di quanto stesse accadendo e quando 57 giorni dopo ci fu la strage di via D’Amelio con la morte di Paolo Borsellino capii che dovevo saperne di più”. Conte e Tranquillo sottolineano come il libro sia stato scritto “pensando ai nostri figli”. Ed è così che si moltiplicano gli incontri con le scuole come quello avvenuto in Sala Congressi di via Peruzzi a Carpi con oltre un centinaio di studenti dell’Istituto Meucci. Per alimentare la memoria, si parte con il periodo in cui lo Stato sottovalutava la mafia considerandola come un fenomeno marginale, fino agli assassinii del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Pio La Torre. Si passa in breve dalla storia della mafia “punciuta”, quella basata su legami di sangue, alla mafia bianca, quella che coinvolge vertici aziendali, amministratori e politici. Ma si parla anche della situazione della giustizia, della professione di giudice con i suoi compiti e le sue regole, e dei processi. C’è stato spazio anche per episodi della vita comune, “perché la mafia nella vita di tutti i giorni ci entra, anche senza invito. E far finta di nulla non ci piace affatto”. “Eppure – ha raccontato il giudice Mario Conte illustrando ai ragazzi la vicenda dell’associazione Addio pizzo – per uscire da un circuito di illegalità, a volte è sufficiente prendere coscienza di quanto ci accade intorno, essere vigili su dinamiche che ci appaiono poco chiare, non tacere, interrogarsi, far sentire la nostra voce, non essere passivi”. “La criminalità organizzata va costantemente alla ricerca del consenso – ha spiegato Flavio Tranquillo – tanto che, ogni giorno, si sente qualcuno dire che le mafie, in fondo, danno lavoro dove lavoro non c’è. Non c’è bugia più colossale di questa. Basta rendersi conto di quanto un territorio appaia defraudato e impoverito, da ogni punto di vista, quando è controllato dalle organizzazioni mafiose”. Affinché la “vita di tutti i giorni sia all’insegna della legalità, lo Stato – spiega Conte – deve intervenire come un genitore nei confronti dei propri figli. Spiegando che le regole vanno rispettate senza se e senza ma. Per non doverne pagare le conseguenze che ricadono su tutti noi e non solo sul trasgressore. E’ importante che la società non si rassegni, sottolinea, perché la cosa più pericolosa è il silenzio degli onesti”. Nel pomeriggio, incontrando i ragazzi del Nazareno nella palestra di Piazzale Marley,  Conte e Tranquillo hanno ricordato come, “all’interno della società, lo sport abbia  molto da insegnare perché ti abitua alla sana e leale competizione. Valori come Verità, Giustizia, Legalità vengono trasmessi dalla pratica sportiva, eppure negli ultimi decenni vengono calpestati nel nome del risultato e del denaro. Un’immagine, una metafora della società moderna”. A Carpi si parlerà nuovamente di legalità il 27 novembre quando arriverà in città Rita Borsellino.
P.Senatore
 

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