Tra Filosofia ed Educazione

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Che il Festival Filosofia sarebbe finito in gloria era certo quanto che la terra sia tonda anziché piatta. Anche se ogni volta il colpo d’occhio lascia piacevolmente abbacinati, Carpi è ormai abituata alle migliaia di persone che, ogni anno, sono disposte a trascorrere ore sotto il sole, peraltro attentissime, per ricevere non tanto i colpi di calore causati dell’astro meridiano, quanto per essere illuminati dal sapere degli esimi relatori.
Quel che invece non ci si aspetterebbe è lo scrupolo degli organizzatori della manifestazione nei confronti del pubblico. Attenzione, questa, che ha davvero dell’incredibile: a quanto pare, infatti, oltre alla traduzione in simultanea per gli ospiti stranieri che non parlano italiano, la pedanteria del Consorzio del Festival sembra sia arrivata al punto da assoldare alcuni ripetitori da piazzare tra il pubblico per far sì che neppure una delle preziose parole distillate dalle lezioni magistrali vada sprecata. Come spiegare altrimenti le tante signore che, comprese in una fascia d’età oscillante tra i 50 e i 70 anni, non si stancano mai di ripetere, a voce alta, tutto ciò che il filosofo di turno espone dal palco, se non con la volontà di assicurarsi che chi siede loro accanto – o, dato il volume della voce, anche a due o tre file di distanza – non rischi di perdere il filo, magari perché non ha sentito bene l’ultima perla pronunciata durante la lectio alla quale sta assistendo? Pare anzi che Michelina Borsari, anima del Festival, forse ebbra della tanta gloria sì meritatamente raccolta, si sia spinta addirittura oltre: non si è limitata infatti a infiltrare in platea sì numerosa schiera di attente, pedisseque e soprattutto infaticabili ripetitrici. Preoccupata forse del fatto che, tra spiriti hegeliani, eterni ritorni, miti delle caverne, cieli stellati e leggi morali, qualcuno rischiasse di smarrirsi, la Nostra ha probabilmente pensato di fare cosa gradita piazzando, a fianco delle suddette, anche alcune incaricate dell’esegesi, di spiegare agli altri ascoltatori – sempre, naturalmente, a ugola spiegata – il senso profondo di quanto illustrato dai filosofi. Dev’essere per forza così. Altrimenti, tra le signore urlanti, totalmente incuranti del fastidio che provocano agli altri ascoltatori (accorsi non certo per sentire i loro commenti), quelle che spintonano neanche si fosse in metro a Roma nell’ora di punta, quelle che siedono nei posti riservati (non a loro), e che per di più continuano a fare tutte queste cose anche dopo che viene loro chiesto di abbassare il volume/tacere/non spintonare/alzarsi verrebbe da pensare che, a fianco del Festival Filosofia, ci sia davvero un gran bisogno di un Festival dell’Educazione. Ma sarebbe, di certo, una conclusione troppo ingloriosa.

Marcello Marchesini