Amianto nell’acqua: il punto

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Partirà a breve la sperimentazione dell’impianto che dovrebbe servire ad arginare il problema delle fibre di amianto rilevate in sospensione nell’acqua potabile dell’acquedotto di Carpi. L’impianto consiste in una pompa dosatrice, collocata al campo pozzi di Fontana di Rubiera, che immetterà nelle due tubature principali dell’acquedotto una sostanza alimentare e innocua costituita da monofosfato di sodio e zinco; disciolta nell’acqua, tale soluzione dovrebbe favorire il processo di formazione di una pellicola di carbonato di calcio sulle pareti interne dei tubi, impedendo così il contatto fra l’acqua e il cemento-amianto. L’Ausl ha già approvato il progetto, e la sperimentazione, che avrà una durata di sei mesi, inizierà non appena l’Ausl stessa avrà convalidato il piano di monitoraggio e campionamento messo a punto da Aimag per garantire che non si creino problemi di potabilità.
A una conferenza stampa convocata da Aimag e Amministrazione comunale lo scorso 3 aprile, il dottor Italo Melchiorre, consulente esterno di Aimag che ha elaborato il progetto, ha spiegato che le sostanze impiegate sono assolutamente sicure e utilizzate dal 1938 in molti acquedotti in Italia e all’estero. Quello che è sperimentale, invece, è l’efficacia del prodotto sui tubi in cemento-amianto di Carpi: occorrerà attendere la prova dei fatti per capire se il progetto funzionerà allo scopo. “Il problema dell’amianto nell’acqua per Ausl, Istituto Superiore di Sanità e Organizzazione Mondiale della Sanità non esiste; ma noi ci siamo comportati come se il problema ci fosse, mettendo in campo tutti i provvedimenti possibili per il principio di precauzione e per garantire la massima trasparenza nei confronti dei cittadini. Risponderemo colpo su colpo a chi, con notizie false, dovesse tirare in ballo Aimag e il lavoro che è stato svolto dallo scorso anno sulla questione”, ha puntualizzato Mirco Arletti, presidente di Aimag, durante l’acceso incontro con la stampa. Alcune settimane fa il caso dell’amianto nell’acqua di Carpi era finito su un telegiornale nazionale dopo essere stato sollevato da un avvocato di Roma legato ad una Onlus, l’Osservatorio Nazionale Amianto. Ma Arletti non ci sta: “Questo avvocato minaccia una class action? Lo sfido a fare meglio e più di quanto è stato fatto da luglio 2013 nella più totale trasparenza da Aimag e dall’Amministrazione comunale”.
Dallo scorso anno, quando Aimag ha rilevato nell’acqua di Carpi le prime tracce di fibre di amianto, è stato costituito un gruppo di lavoro tecnico-scientifico per tenere monitorata la situazione e studiare le soluzioni a un problema che evoca molte paure nella popolazione. L’assessore all’Ambiente di Carpi, Simone Tosi, ha spiegato che l’intervento risolutivo è la sostituzione dei 218 chilometri di tubature in cemento-amianto presenti a Carpi (circa il 45% del totale), con una spesa di oltre 50 milioni di euro, non sostenibile nell’immediato senza aumentare i prelievi fiscali ai cittadini. Inoltre per cambiare tutti i tubi servirebbero comunque anni; si è quindi deciso di provare temporaneamente questa soluzione che, con costi limitati (si parla di 5.000 euro per l’impianto e di un costo di esercizio di circa 10.000 euro all’anno), permetterebbe di evitare la dispersione delle fibre nell’acqua, lasciando ad Aimag il tempo di sostituire gradualmente le tubature, senza dover aumentare le tariffe ai cittadini. A questo proposito, Atersir nelle scorse settimane ha autorizzato l’investimento di 1 milione di euro previsto nel piano triennale 2014-2016 di Aimag per la sostituzione di una prima parte delle tubature.
Laura Benatti

 

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