La carezza delle mamme alla Siria

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Mamma di tre bambini, la carpigiana Sabrina Bernabei è stata letteralmente conquistata dal coraggio e dall’umanità di Elisa Fangareggi, fondatrice dell’associazione modenese Time4life International e ha deciso di partire, insieme ad altri volontari, verso l’inferno: la Siria. Un paese abbandonato, dimenticato dai media e lasciato solo a gestire una situazione sempre più drammatica. “Ho conosciuto l’opera di Elisa casualmente, su Facebook, e da quel momento non ho più potuto ignorare ciò che stava accadendo in quel Paese martoriato dalla guerra. Elisa, come me, è madre di tre bambini. E’ una donna come tante. Come me. Il suo esempio – eroico a parer mio  – mi ha aperto gli occhi e, dopo averla incontrata, ho deciso di fare qualcosa di concreto per il bene della Siria dove, giorno dopo giorno, si sta consumando un vero e proprio genocidio. Un’ecatombe di civili. Centinaia di persone, compresi bambini, muoiono quotidianamente. Il Governo è senza scrupoli. L’esercito lancia bidoni incendiari su case, palazzi, scuole… nessuno è al sicuro. La Siria è diventata un posto franco, dove ogni umanità è sospesa”. Sabrina, unica carpigiana del gruppo, è partita lo scorso 21 marzo insieme a una delegazione di dieci volontari, verso Kilis, cittadina turca ai confini della Siria. “Lì, Time4life ha preso in affitto un appartamento dove ospita i volontari e smista i pacchi e le donazioni”, prosegue Sabrina. Una piccola roccaforte della solidarietà a due passi dall’inferno. “L’impatto è stato fortissimo e fatico a esprimere ciò che ho vissuto. Assistere a tanta sofferenza mi ha lasciata sgomenta ma, allo stesso tempo, sentire di aver alleviato, seppure per poco, un po’ di dolore, mi riempie l’anima di una gioia immensa”. I volontari, quasi tutte donne, hanno portato con loro oltre 300 chilogrammi di medicinali, cibo liofilizzato, scatolame, barrette di cioccolato per i più piccini: “abbiamo sforato di oltre 100 chili il peso consentito ma la Turkish Airlines ce li ha abbonati. Un gesto importante che ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo”. Accompagnati da Elisa Fangareggi e da un traduttore, i volontari hanno vissuto tre giorni intensissimi: “ci siamo dedicati alla pulizia di un presidio ospedaliero che Time4life gestisce. Tre stanzoni che danno ospitalità a 20 malati, perlopiù giovanissimi immobilizzati a letto. Da sette anni sono una volontaria dell’Avo, l’ospedale è un ambiente nel quale mi muovo piuttosto agevolmente ma quello non è un ospedale. I ragazzi dormivano su materassi logori, sporchi, privi di lenzuola, malgrado le ferite aperte. L’igiene era un miraggio: polvere ovunque, persino sul carrello delle medicazioni. Un disastro. Ho affiancato l’unico infermiere della struttura nel fare le medicazioni: ho visto piaghe da decubito e ferite terribili. Inenarrabili. Poi anch’io mi sono dedicata alle grandi pulizie insieme agli altri per rendere il presidio decoroso: abbiamo sostituto i materassi, messo le lenzuola, lavato le tende e preparato un piatto di pasta per tutti”. Il gruppo ha poi distribuito pacchi alimentari e indumenti ai profughi siriani più poveri che hanno trovato sistemazioni di fortuna a Kilis: “baracche raffazzonate o scheletri di case mai terminate. In una di queste ho incontrato due donne, appena trentenni, che vivevano insieme ai loro quindici bambini. Tutti riuniti in una sola stanza, senza nulla. Neppure un giocattolo. Tutti in silenzio, come inebetiti. Una pena. E nonostante ciò, sono loro i fortunati. Quelli che sono riusciti a scappare, a oltrepassare il confine”. Via dalla Siria. Dove non cadono bombe e non crollano palazzi. Dove non ci sono vetri alle finestre, nè scarpe ai piedi, ma la vita è salva.  Elisa Fangareggi, Anna Farina e Diego Brandolin, un volontario alla prima esperienza, sono andati al campo profughi di Bab el Salam (Porta della pace), appena dopo il confine con la Turchia, a circa quaranta chilometri da Aleppo.  La distesa di tende a Bab el Salam è immensa, fila di centinaia di miseri ripari in un campo di terra che quando piove si trasforma in enormi pozzanghere di fango e fogne a cielo aperto. 16mila persone ammassate in condizioni terribili: “Elisa ci ha raccontato di aver visto bambini talmente pieni di pidocchi da avere la cute della testa lesionata. Magrissimi e sporchissimi, vivono in condizioni igieniche deprecabili. La fogna è ormai un fiume che attraversa il campo e, presto, con l’arrivo del caldo, sarà un pericoloso ricettacolo di germi e batteri. Hanno trovato una bimba di due mesi, di appena due chili, alimentata con della marmellata, poiché la madre non aveva latte: l’associazione sta cercando di portarla all’ospedale di Kilis per farla sopravvivere. Per non parlare poi degli abusi sessuali che sono all’ordine del giorno, delle depressioni dilaganti… La situazione è inimmaginabile. Drammatica”. Il campo, gestito dai ribelli, è zona off limits per molte associazioni umanitarie a loro sgradite e questo rende gli aiuti ancor più difficili.  “Il campo di Bab el Salam – prosegue Sabrina –  ha già subito due attentati. Uno è stato sventato, mentre l’altro ha provocato la morte di 25 persone, ferendone un centinaio. La situazione è imprevedibile e molto pericolosa ed è per questo motivo che non ci sono voluta entrare. Ho pensato ai miei bambini, alle mie responsabilità di madre e ho preferito portare il mio aiuto ai profughi che vivono al di fuori del campo”. Il lavoro da fare è immenso e ciascuno di noi può fare molto. Anzi moltissimo. E col minimo sforzo. “Fino a giugno, presso la Farmacia della Speranza, in via Mozart, ognuno può fare una donazione o acquistare direttamente farmaci che saranno poi distribuiti in Siria. O, ancora, raccogliere indumenti, scarpe, alimenti non deperibili… basta consultare il  sito di Time4Life (www.time4life.it) o la sua pagina Facebook”. Chi volesse recarsi nel Paese, invece, può inviare la propria candidatura per le prossime missioni ad Arianna Martini, direttamente dal sito: “per partire occorrono equilibrio e una forte motivazione. Tutti possono vivere questa esperienza, anche chi lavora, perché le missioni durano pochi giorni. Ci sono tante donne, tante madri, tra i sostenitori di Time4life. Non servono superuomini, solo persone desiderose di dare una mano e di fare la propria parte per cercare di lenire il dolore di quella popolazione”. Di curare le ferite di quella terra e portare una carezza a chi, troppo impegnato a sopravvivere, non sa più cosa sia un gesto di umanità.
Jessica Bianchi