A tutta birra: Le origini del mito

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I più pensano che la Germania sia da sempre la patria della birra, altri sanno che la sua culla è l’antico Egitto, molti invece ignorano che la scoperta della fermentazione alcolica affonda le radici in un prodotto molto rudimentale nella remota infanzia della civiltà, fra Tigri ed Eufrate: la Mesopotamia! Prima ancora di Persiani, Assiri e Cassiti si racconta che, come tutte le più grandi scoperte, anche quella del primo prodotto alcolico fu indotta dal caso, quando una famiglia Babilonese, cane compreso, uscì per quello che noi oggi chiameremmo un “pic-nic”. Costretti dalla pioggia a ritirarsi nel bel mezzo del pasto all’aperto, scordarono nella fretta alcuni oggetti e cibarie, fra cui del pane in una ciotola che ovviamente si inzuppò d’acqua piovana.

Passò qualche tempo e un giorno il capofamiglia osservò delle anomalie nei comportamenti del cane che, tornato a casa barcollante dopo un giro solitario, gli abbaiò contro e morse la suocera per poi finire, come svenuto, in un sonno profondo. Dopo tali ripetuti comportamenti, il padrone decise di seguirlo; notò che le stranezze si manifestavano poco dopo aver bevuto la zuppa formatasi dalla ciotola di pane lasciata in balia della pioggia e volle anch’egli provare questo accattivante intruglio.
Narra la leggenda che, una volta rincasato, questi disse alla suocera tutto quello che pensava su di lei, descrivendo in un secondo momento il contenuto della ciotola come “se-bar-bi-sag”, letteralmente “bevanda che fa veder chiaro”.

Ciò che viene oggi servito nei nostri bicchieri è l’elaborazione di un prodotto che, nel corso del tempo, ha goduto di un ruolo e di un’evoluzione non indifferente passando dagli Egizi, che impararono a ricavare il malto partendo dal cereale d’orzo, all’antica Roma dove fu aperto il primo pub in cui si serviva Cervesio (nome latino della birra); sino ad arrivare alla scoperta del luppolo nel Medioevo, dapprima usato prettamente come antisettico e in seguito apprezzato per la sua azione amaricante e sfruttato come fondamentale contributo alle componenti organolettiche.
di Erik Cantarelli

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