Dopo l’Aquila, l’Emilia: “ma io non mi piego al terremoto”

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Vivere due volte il dramma del terremoto. Nell’aprile di tre anni fa il terremoto dell’Aquila stravolse la vita della sua famiglia distruggendo la loro casa e il 29 maggio lei stessa ha vissuto l’incubo della terra che trema. E’ quanto accaduto alla 32enne Ilaria Tursini, aquilana di origini, ma da 10 anni residente a Mirandola. “Vivere il terremoto qui a Mirandola è stato devastante – ha raccontato Ilaria che è titolare di Euroro, un negozio di compravendita di oreficeria usata al civico 49 di Piazza Costituente, a Mirandola – ma ancor peggio è stato vivere a distanza il sisma dell’Aquila, perchè là c’erano i miei genitori, mia sorella e mio fratello e solo dopo ore di straziante attesa sono riuscita ad avere loro notizie.

Per fortuna sono rimasti illesi, ma le ferite nell’anima sono state tante. I miei genitori, che sono separati, si sono ritrovati con l’abitazione semidistrutta, e sono tornati in casa solo per riprendere i propri effetti personali e qualche vestito. Mia madre si è trasferita a vivere in una delle abitazioni fatte costruire durante il Governo Berlusconi, ed entro la fine dell’anno dovrebbe finalmente rientrare nella sua casa di cui si sta ultimando la ricostruzione. Mio padre invece ha trovato autonoma sistemazione presso Avezzano, distante una cinquantina di chilometri dall’Aquila. Ma oltre ai disagi per la casa, hanno dovuto affrontare anche quelli legati al lavoro. Anche loro, come me, gestiscono un’attività di compravendita di oreficeria usata: il negozio che mia sorella aveva in pieno centro storico, pur essendo stato reso completamente agibile, non era più frequentato, come del resto tutti gli esercizi commerciali limitrofi. Infatti, il centro dell’Aquila ad oggi è praticamente deserto e abbandonato: purtroppo è tutto ancora esattamente come tre anni fa, e pertanto lei, come tanti altri, ha scelto di trasferirsi in un centro commerciale”. Ilaria e suo marito Davide – anch’egli titolare di un negozio Euroro al civico 39 di viale Manzoni a Carpi – fortunatamente non hanno subito danni alla loro abitazione, ma il negozio che Ilaria gestiva nel cuore di Mirandola purtroppo sì.

“Prima del sisma – ha spiegato la giovane imprenditrice – lavoravamo a pieno ritmo e l’attività era in crescita, complici anche la crisi e l’aumento delle quotazioni dell’oro. Inoltre sono stata la prima, nel 2007, ad aprire un esercizio di compravendita dell’oro nella Bassa modenese. Il terremoto è stato un fulmine a ciel sereno, non tanto per la scossa del 20 maggio, in seguito alla quale l’edificio non ha riportato alcun danno, quanto piuttosto per le due violente scosse del 29. Dopo quel giorno tremendo è stato chiuso e transennato tutto il centro e io non sono potuta più rientrare dentro al negozio tranne una volta, per poter riprendere alcuni preziosi accompagnata da Vigili del Fuoco e Carabinieri. In seguito vi sono stati i controlli della Protezione Civile che hanno sancito l’agibilità dell’immobile, a patto di puntellare l’arco di ingresso, in quanto su di esso poggia il peso di 4 appartamenti che purtroppo sono stati dichiarati inagibili.

L’edificio però non è mio e l’intervento è di competenza del locatore il quale mi ha riferito che i lavori non saranno ultimati prima di settembre”. Ma nel frattempo Ilaria si è rimboccata le maniche e ha già provveduto ad acquistare un container con cui ripartire. “Non sapevo se e quando sarei tornata nel mio negozio – ha proseguito – e così ho preso questa decisione. Altri che si trovavano nelle mie stesse condizioni hanno preferito spostare la loro attività altrove: chi a Modena, altri a Bologna o nel veronese, alcuni persino in Piemonte, ma io non voglio abbandonare quella che è ormai la mia terra, neanche provvisoriamente. Non voglio darla vinta al terremoto. Se ci mettiamo tutto il nostro impegno e la nostra passione ce la possiamo fare a ripartire in tempi rapidi. Ne sono convinta. Quindi, dopo aver fatto richiesta al Comune per potermi insediare con il container nella zona del supermercato Famila e aver ottenuto risposta positiva, ho comprato il container e a breve riaprirò. Il Comune, salvo concederci l’opportunità di occupare il suolo pubblico per sei mesi, non ci ha dato alcun fondo per comprare o noleggiare il container, ma ha promesso che una volta che saranno arrivati tutti i fondi a favore della ricostruzione potremo presentare domanda per ottenere un risarcimento. Questioni burocratiche a parte, quel che più conta per Ilaria è ripartire, al resto penserà poi.

“Con la crisi – ha puntualizzato la 32enne di Mirandola – c’era già molta gente che sceglieva di vendere il proprio oro per monetizzare e adesso è probabile che questa tendenza continui. E’ infatti ragionevole pensare che soprattutto le persone che sono in tenda, se sono riuscite a recupare i loro cimeli d’oro, preferiscano venderli e ottenere liquidità piuttosto che tenerseli sotto il cuscino con il timore che qualcuno possa sottrarglieli”. Il numero dei cointaner nella zona commerciale allestita nei pressi del Famila cresce ogni giorno: “oltre a quello di Poste Italiane – ha concluso Ilaria – sono presenti istituti di credito e agenzie di assicurazione che sono stati tra i primi a trasferirsi lì, successivamente si sono rapidamente installati nell’area anche agenzie immobiliari, agenzie di viaggi, mense, tabacchini, bar e molte attività commerciali. Ormai il nuovo centro di Mirandola è qui. Nessuno infatti ha ancora riaperto in centro storico, anche se qualche commerciante ha già intrapreso le opere di messa in sicurezza. La speranza però è di ricostruire il nostro amato centro storico così come era prima del sisma e se gli aiuti che ci hanno promesso arriveranno, sono convinta che ce la faremo”.

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