Strage in Piazza Martiri: un anno dopo

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A molti di noi basta chiudere gli occhi per rivedere la scena. Terribile. L’auto impazzita. Lo schianto. Corpi falcidiati dalla violenza dell’urto riversati a terra in una pozza di sangue. Chi era in Piazza Martiri, in occasione delle celebrazioni del 25 aprile, lo scorso anno, non può dimenticare quella dannata mattina quando, intorno alle 10,40 un botto fortissimo ha siglato l’inizio della tragedia. Una Fiat Panda grigia guidata dalla 73enne Teresa Forghieri, invalida, ha falciato otto anziani, vicini a una panchina, all’altezza di via Paolo Guaitoli.

La donna, perdendo il controllo della propria vettura, ad altissima velocità, ha stroncato le vite di Enzo Grossi, 79 anni, Gianfranco Bencivenni, di 69 e Giovanni Faglioni di 78, finendo la sua folle corsa, contro il palo di un lampione. Un urto talmente forte da far precipitare al suolo la plafoniera che, a sua volta, nella caduta, ha ferito altri passanti. Un’istantanea terribile che ancora risuona delle urla terrorizzate della gente accorsa in piazza per partecipare al corteo e dei lamenti strazianti dei feriti. Una strage che poteva trasformarsi in una vera e propria ecatombe se la macchina non si fosse schiantata contro il palo. E oggi, un anno dopo, cosa è cambiato? Nulla o poco più. Le promesse dei nostri amministratori di dare un giro di vite al numero dei permessi di coloro che possono circolare in piazza sono cadute nel vento.

Almeno per ora. Basta recarsi in centro per rendersene conto. In occasione di mercati o grandi eventi, davanti al sagrato del Duomo non si contano le auto parcheggiate, segno tangibile che le macchine da corso Cabassi entrano in piazza, seppure per un breve tratto, nonostante le famiglie con bimbi al seguito, nonostante gli anziani in bicicletta…
( I permessi rilasciati nel 2011 sono stati 3.052, comprensivi di rinnovi, mentre dal 1° gennaio 2012 ad oggi, ne sono stati rilasciati 585).

Mezzi di soccorso a parte, non si comprende perchè la piazza non possa essere interdetta al traffico veicolare almeno nelle giornate in cui ospita iniziative importanti. Ogni disabile – e non i suoi parenti – ha ovviamente il diritto di godere di questi momenti di convivialità e aggregazione o di raggiungere la propria abitazione ma, ne siam certi, anch’egli memore di quanto già accaduto, non si metterà certamente di traverso se, per una decina di volte l’anno, sarà costretto a lasciare l’auto pochi metri più in là, nelle piazzole gialle che punteggiano il centro storico carpigiano. A un anno di distanza da quel terribile incidente, per i famigliari delle vittime nulla è più come prima. Attraversare con spensieratezza la nostra bella piazza non è più possibile.

Perdere la vita proprio lì, dove la vita di una città dovrebbe rumoreggiare con forza, è un assurdo a cui occorre dare risposta, perchè la sicurezza dei cittadini deve essere garantita. La vita esige di essere difesa anche con azioni impopolari. Almeno una manciata di volte l’anno.

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