“Finché c’è vita c’è speranza”. Un detto vero solo a metà. Sì perchè non basta esser vivi, per sperare: occorre anche credere nella giustizia e impegnarsi a costruirla. Non è sufficiente indignarsi, scendere in piazze, esibire mani pulite e un profilo morale trasparente.
L’etica individuale è la base di tutto, la premessa per non perdere la stima di sé. Ma per fermare il mercato delle “false” speranze bisogna trasformare la denuncia dell’ingiustizia in impegno per costruire giustizia. Questi i temi che si susseguono incalzanti nell’ultimo libro di Don Luigi Ciotti, La speranza non è in vendita, un invito il suo a scommettere sulle ragioni dell’impegno e della mobilitazione. E Ciotti, fondatore di Gruppo Abele e Libera, nonostante il colletto che porta ha un potere straordinario, quello di unire tutti, cattolici e non, nell’accogliere una sfida comune.
Urgente. Quella dell’antimafia, della legalità e della giustizia sociale. A raccogliere il suo invito all’impegno, Carpi ha risposto presente, facendo nascere il Presidio di Libera Peppe Tizian di Carpi e delle Terre d’Argine. A raccontarci questa nuova avventura è la coordinatrice 26enne, Francesca Notardonato. “Tutto è nato dall’incontro tra Anpi, Agesci e Bottega del Sole: nonostante le differenze intrinseche infatti, le tre associazioni – ci racconta Francesca – convergevano sui temi della legalità e dell’antimafia e, partendo dalla comune volontà di fare qualcosa di concreto, hanno deciso di fare sintesi e unire gli sforzi, dando vita a iniziative comuni”. Da lì il passo è stato breve e oggi il neonato presidio annovera già una cinquantina di singoli e 19 associazioni che operano nel nostro territorio. Siamo una realtà composita e variegata e credo che questo rappresenti la nostra forza più grande”.
“Ognuno – aggiunge Paolo Caponetto, aderente al presidio – ha messo da parte protagonismi e pregiudizi, confrontandosi e dialogando in modo costruttivo per far nascere il presidio. Tutti noi abbiamo messo a disposizione le nostre esperienze e le nostre risorse nel nome di un obiettivo comune. Questo presidio è una rappresentanza di tutta la comunità carpigiana, quella religiosa e quella laica”, è il volto più bello di Carpi. Una Carpi che si unisce nel nome dell’impegno sociale e civile, con rispetto. “Impegno che non ha colori, nè bandiere politiche. Il presidio è aperto a tutti – continua Paolo – all’intera comunità. E non è forse questo il significato più vero e profondo del fare politica? Lavorare tutti insieme per il bene della collettività e del territorio nel quale viviamo”.
Il presidio carpigiano porta il nome di Peppe Tizian, bancario calabrese ucciso in un agguato ndranghetista nel 1989, nonché padre di Giovanni, il giornalista che, dallo scorso 22 dicembre, vive sotto scorta a causa delle sue inchieste sulle infiltrazioni mafiose al Nord. Una peste silenziosa che da tempo ha oltrepassato la linea gotica, raggiungendo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, come lui stesso ha denunciato nel libro: Gotica, ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea. La storia di Giovanni (che da Bovalino si è trasferito in Emilia a sette anni insieme alla madre Mara e alla zia Beatrice, che hanno incontrato la mafia più volte nel corso della loro vita), “costituisce una ragione in più per esserci”, continua Francesca.
“Ciascuno di noi deve prendere coscienza del fenomeno, conoscerlo e promuovere la legalità affinché la presa di coscienza divenga collettiva. Alle parole devono seguire i fatti, ecco qual è l’obiettivo primario del presidio”. E tra le azioni che il presidio si pone vi sono “la diffusione della cultura della legalità, la sensibilizzazione della cittadinanza alla lotta alle mafie, a partire dalle scuole (l’Istituto Vallauri e il Comprensivo Carpi Centro hanno già manifestato l’intenzione di aderire al presidio), l’impegno contro la corruzione, l’assunzione di responsabilità”.
E, ancora, la promozione delle attività di Libera a livello nazionale: dai campi estivi volontari all’acquisto di prodotti Libera Terra coltivati e prodotti nei beni confiscati alle mafie. Un altro obiettivo importante è quello di “tessere relazioni con le istituzioni: dalle amministrazioni locali alle Forze dell’Ordine, dai sindacati (Cgil e Cils hanno aderito al progetto) ai partiti. Non vogliamo partiti al nostro interno, perchè la neutralità ci consente di dialogare con tutti, ma la politica non deve restare fuori. Non deve restar ferma a guardare”.
Lo scopo è quindi quello di creare una rete a maglie strette che lavori unita, per tenere alta l’attenzione, perchè la mafia è affare di tutti. Nessun territorio è immacolato. Al sicuro. Le mafie sono intorno a noi. Soprattutto oggi che, a causa di una crisi che morde, il Nord diventa sempre più appetibile. La criminalità organizzata può sfibrare il tessuto di una società, può mettere a repentaglio la democrazia, frenarla è un dovere civile. Di tutti.