Ma l’Ici, non era andata in pensione?

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E’ la stangata sull’Ici, oggi ribattezzata Imu, Imposta municipale sugli immobili, il piatto forte della Manovra Monti sul fronte delle entrate e saranno in molti a rimpiangere l’esenzione di imposta di cui hanno goduto dal 2008 al 2011. Ma come è stata rimaneggiata l’imposta meno amata dagli italiani?  Sull’abitazione principale l’aliquota di riferimento è il 4 per mille del valore catastale rivalutato però del 60% (punto ancora al vaglio): quindi, in soldoni, un’abitazione che quest’anno valeva 129mila euro  per il fisco, dal 2012 ne varrà 206.400. Su questa cifra il tributo standard sarebbe di 826 euro, da cui andranno dedotti obbligatoriamente 200 euro, portando così il totale a 626. I Comuni però possono, fermo restando l’obbligo di concedere la franchigia di 200 euro, aumentare o diminuire l’aliquota di due millesimi di punto, e quindi far oscillare il tributo da 213 a 1.038 euro. L’Amministrazione Comunale può anche decidere di aumentare la franchigia fino ad annullare del tutto l’entità del tributo, ma è una strada decisamente improbabile se pensiamo che la manovra taglia ancora i trasferimenti agli Enti Locali. Per quanto riguarda le seconde case invece, le Amministrazioni potranno far oscillare l’aliquota base del 7,6 per mille sul valore catastale rivalutato di tre punti millesimali in più o in meno, senza la facoltà di introdurre franchigie e, quindi, si potrà andare da un minimo di 4,6 a un massimo del 10,6 per mille. Considerando che con le regole precedenti, attualmente valevoli per tutto il 2011, l’aliquota ordinaria per le seconde case arrivava al massimo al 7 per mille si può calcolare in poco meno del 75% l’inasprimento medio del tributo: in pratica dove quest’anno si sono pagati 700 euro, il conto salirà a poco più di 1.200. E mentre i carpigiani piangono lacrime amare alla notizia di dover sborsare altro denaro (per chi possiede abitazioni di scarso valore fiscale il tributo potrebbe invece essere nullo),  il Comune di Carpi che fa? Lo abbiamo chiesto all’assessore al Bilancio, Cinzia Caruso. “Innanzitutto  è doveroso sottolineare che il quadro è in continua evoluzione – spiega Caruso –  nulla infatti è ancora definitivo, dal momento che l’approvazione del decreto è prevista per il 20 – 22 di dicembre e quindi stiamo ragionando su ipotesi di manovra. Al momento è stimato un taglio dei trasferimenti al Comune di Carpi (per il 2012) di 1 milione e 200mila euro, taglio che si somma a quello già certo, stabilito dalla manovra precedente, per un totale di 2 milioni e  400mila euro. In linea teorica l’Imu dovrebbe compensare anche il mancato gettito derivante dalle addizionali Irpef (sia regionale che comunale) che vedrà sottratti dalla tassazione i redditi fondiari relativi a immobili non locati (sfitti), ma è ancora impossibile calcolarne l’entità”. Il decreto Monti prevede che parte di questi tagli siano compensati con le entrate derivanti dall’introduzione dell’Imu. “Non dimentichiamo però – aggiunge l’assessore al Bilancio – che il 50% dell’imposta che sostituisce l’Ici (a esclusione delle abitazioni principali) non rimarrà nelle casse comunali ma dovrà ora essere versato allo Stato. Inoltre, ricordiamo anche che, dal 2008 al 2011, l’Ici prima casa non versata dai cittadini aggravava il Bilancio statale che prevedeva trasferimenti compensativi ai Comuni.  Dal 2012, l’Imu, imposta pagata dai cittadini, invece di essere incassata totalmente dal Comune, per metà, contribuirà a sanare il bilancio dello Stato”. Ma in concreto, cosa cambierà per le famiglie? Sono verosimilmente previsti aumenti? “Il decreto fissa l’aliquota Imu prima casa al 4 per mille, mentre la nostra Ici era al 4,6 per mille, con una detrazione di 103,29 euro, una delle più basse tra i comuni con oltre 50mila abitanti, effetto di una precisa scelta politica ovvero quella di tassare il meno possibile l’abitazione principale. L’imposta sale al 7,6 per mille su tutte le altre abitazioni, mentre noi ci eravamo attestati su un’aliquota del 7 per mille e una maggiorata al 9, solo sugli alloggi sfitti, come disincentivo.” Eccezion fatta per gli introiti legati all’abitazione principale, di quelli relativi agli altri immobili se ne andrà il 50%”. Allo stato attuale il Comune potrà modificare l’aliquota dello 0,2 per mille sull’abitazione principale e dello 0,3 su tutti gli altri immobili: bruscolini insomma! Della serie: salviamo l’Italia alla faccia dei Comuni. Quelli pare debbano arrangiarsi! 

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