L’Ne diventa cinese

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E’ trascorsa solo una settimana da quando la proprietà di uno dei locali più ‘in’ di Carpi – il NE di viale Manzoni – è passata di mano. In mano cinese per l’esattezza. A Carpi la famiglia Hu – i nuovi gestori – va ad aggiungersi alle altre 25 che hanno deciso di investire i loro guadagni in un bar. Se il numero, in rapporto al totale di 266 attività di questo tipo presenti in città, è ancora relativamente basso, balza però agli occhi il fatto che, abbastanza rapidamente, le attività della comunità cinese si stiano sempre più diversificando rispetto al tessile, loro ‘core business’ iniziale. E se molti guardano con sospetto a questa nuova tendenza, resta il fatto che, in tempi di crisi, pare siano proprio i cinesi quelli che non perdono la voglia di investire e rischiare. Se poi, come recita lo slogan, l’ultima parola spetta al cliente, allora il successo dei nuovi locali è assicurato: sono pieni di italiani. Tanto che, per intervistare Fei, il diciassettenne che, insieme alla sorella Elena, mamma Anna e papà Matteo gestisce il nuovo Ne, devo attendere in coda qualche minuto. “Tanti cinesi – spiega – hanno un bar a conduzione familiare perché si paga meno all’Inps. Abbiamo deciso di comprare questa attività perché, dopo aver guadagnato nel tessile a Reggio Emilia, volevamo investire in un altro campo”. La famiglia Hu, in Italia da 14 anni, vanta una precedente esperienza nella gestione di un bar a Modena. “Quel locale non è andato molto bene, così lo abbiamo venduto e siamo venuti a Carpi. Noi ci spostiamo sempre, a seconda di dove si trova lavoro. Per ora sembra che l’accoglienza della gente sia abbastanza buona, ma siamo stimolati dal fatto che si possa soltanto migliorare”. I prezzi sono gli stessi che si trovano in tutti i bar della città. “Per ora la ristorazione è il massimo che possiamo fare, perché purtroppo la maggior parte di noi non può fare scuole di specializzazione dal momento che deve iniziare a lavorare presto”. A gestione familiare è anche il Caffè dei Pio, un altro locale che i carpigiani conoscono bene. Da qualche mese se ne occupa la famiglia Wu. “Abbiamo aperto a metà aprile – racconta Lucia, 26 anni – e non ci possiamo lamentare, anche se è passato troppo poco tempo per fare un bilancio. I clienti sono praticamente tutti italiani, molti nonni e nonne la mattina, mentre di sera ci sono i ragazzi. Mia madre aveva una fabbrica ad Ancona, ha deciso di venderla e acquistare questo locale”. Insomma, una comunità dinamica che, almeno su questo fronte, accoglie domande e curiosità di buon grado, senza dare l’idea di nascondere nulla.

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