Quattro passi nel clima…

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Sarebbe il cambiamento climatico alla base della sempre maggiore intensità e frequenza di alluvioni, ondate di caldo, incendi e cicloni; eventi destinati ad aumentare, anche in Italia, nel corso dei prossimi decenni, almeno secondo l’ultimo rapporto della Commissione intergovernativa sul cambiamento climatico (Ipcc), che mette in guardia sulle conseguenze del riscaldamento globale. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a Luca Lombroso, meteorologo dell’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’Ambiente dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
*b*Esiste un legame fra il riscaldamento dell’atmosfera e l’aumento delle precipitazioni?+b+
“Probabilmente sì: i cambiamenti climatici non sono l’unica causa delle catastrofi in corso, ma sicuramente il ripetersi di questi fenomeni in modo sempre più frequente e intenso è in linea con quanto ci si aspetta dal riscaldamento globale. Il pianeta si riscalda e questo è un fatto osservato dai termometri di tutto il mondo e confermato da elementi indiretti come il ritiro dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari e la perdita della biodiversità. In particolare l’ultimo trimestre, a tratti rovente (penso ricorderete il caldo torrido di fine agosto) ha innalzato le temperature dei mari: aria e acqua più calde e maggiore evaporazione hanno comportato siccità o, al contrario, piogge torrenziali. Negli ultimi giorni poi, la depressione mediterranea, tipica delle situazioni di pioggia e, in certe condizioni, anche di neve, è diventata addirittura una tempesta simile ai cicloni tropicali, posizionata, ma ormai esauritasi, fra Sardegna, Baleari, Costa Azzurra e Liguria. Qualche caso di “cicloni simil-tropicali” si registrò in passato nel Mediterraneo, ma mai in quella zona e mai seguiti e classificati anche dall’Agenzia dell’atmosfera e dell’oceano americana NOAA. La neonata Tropical storm 01M o Ciclone Rolf è dunque il primo caso di tempesta tropicale nel Mediterraneo”.
*b*Si registrano già aumenti nell’intensità delle precipitazioni nel nostro Paese? E in Provincia di Modena?+b+
“Mentre l’aumento delle temperature è già in corso, l’analisi delle piogge per vari motivi è più complessa. In genere, le piogge in Italia e nel Mediterraneo, e anche a Modena, sono in calo; tuttavia ci sono sempre più evidenze che insieme a tale calo si verifichi una diminuzione delle piogge deboli e un aumento di quelle più intense. A Modena, per esempio, nel libro L’Osservatorio di Modena: 180 anni di misure meteoclimatiche, abbiamo analizzato le piogge abbondanti giornaliere; quelle, per darne una definizione comprensibile al largo pubblico, in grado di allagare la cantina. Tra il 1915 e il 1965, se ne verificavano dai 3 ai 12 casi ogni 10 anni, negli ultimi due decenni sono diventate prima 15, poi 23 casi ogni 10 anni, fra il 1996 e il 2005, mediamente più di due all’anno. Ma la città è stata progettata, come la maggior parte delle nostre case, sui riferimenti del passato, che ora non valgono più e ancor meno varranno in futuro. Infatti il riscaldamento terrestre sinora osservato, di circa 1°C nell’ultimo secolo, è solo una parte di quello che potrebbe accadere in futuro (da 2 a 4°C), con l’aggravante che l’area mediterranea e quella alpina sono zone particolarmente sensibili ai mutamenti climatici. Secondo il climatologo James Hansen, le tempeste di oggi sono solo un anticipo delle tempeste dei nostri nipoti”.
*b*Cosa sono le flash flood?+b+
“Sono alluvioni lampo che si verificano in breve tempo, ingrossando un fiume anche in sole 2 o 3 ore. Alluvioni lampo furono quelle della Versilia nel 1996, di Soverato e Sarno nel Sud Italia e quelle di Genova e delle Cinque Terre. Sono tipiche di zone molto piovose con in vicinanza rilievi, montagne o colline solcate da torrenti spesso in secca ma che, improvvisamente, diventano impetuosi. A Roma si è invece verificata, lo scorso ottobre, una “urban flood” o alluvione urbana: alluvioni tipiche delle città e delle zone urbanizzate, da qualche anno comparse anche a Modena – e a Carpi – con le strade che, a causa della violenza delle piogge, unitamente alla cattiva manutenzione di strade e fogne, diventano veri e propri fiumi in piena; anche queste avvengono molto velocemente, in poche decine di minuti dal verificarsi del temporale. I grandi fiumi come il Po e gli affluenti maggiori, come Secchia e Panaro, sono invece soggetti alle grandi alluvioni, solitamente legate a piogge abbondanti ma distribuite su più giorni o comunque diverse ore e con le onde di piena che si formano e si possono seguire con adeguati strumenti. Da sottolineare che, mentre a Modena città, una flash flood – detta anche bomba d’acqua – non dovrebbe verificarsi, alcuni torrenti dell’Appennino non sono esenti dal rischio”.
*b*Come occorre attrezzarsi per affrontare fenomeni meteo sempre più estremi?+b+
“In passato sono stati fatti molti errori di pianificazione urbanistica. Genova è un esempio (in negativo) da manuale con interi quartieri costruiti su torrenti, negozi e case con finestre e scantinati dentro il fiume; in queste condizioni, c’è poco da fare: l’acqua e il fiume fanno il loro mestiere e, in presenza di forti piogge, l’alluvione è fisiologica. Inevitabile. Ma si possono – e si devono – ridurre i danni con un’adeguata manutenzione, che non significa radere a zero vegetazione e alberi come alcuni pensano né, tanto meno, dragare i fiumi scavandone la ghiaia, anzi questo è uno dei più gravi errori fatti in passato e ripetuti oggi. Dunque da un lato dobbiamo abituarci a convivere con questi fenomeni, sapendo cosa sono, perché e dove si verificano, come e quanto sono prevedibili. Dall’altro la pianificazione collettiva e le decisioni di grandi e piccole opere, dovrebbero tener conto di questo. Purtroppo, la mia impressione è che si stiano ripetendo, in peggio, gli errori del passato sia in Italia che nel nostro territorio”.
*b*L’allerta lanciata dalla Protezione Civile è stata sottovalutata dalla cittadinanza…+b+
“A mio avviso il sistema di allertamento c’è e la previsione del rischio di questi fenomeni pure, ma i bollettini regionali sono troppo tecnici, burocratici e incomprensibili al pubblico, che non può capire cosa significhi livello 1 o livello 2 e, ancor meno, criticità elevata. Inoltre occorrono formazione e informazione adeguate. Non bisogna aver timore di dire che c’è pericolo, se la popolazione è ben preparata non si spaventa; prendiamo esempio da ciò che fanno per la prevenzione degli uragani negli Stati Uniti o a Cuba, dove persino i bambini sono addestrati a spostare i banchi al secondo piano, nelle scuole più vicine al mare”.
*b*Cosa può fare ciascuno di noi per cercare di “arginare” il fenomeno del riscaldamento globale? Quali meccanismi virtuosi occorre mettere in atto? +b+
“Dobbiamo mitigare i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di gas serra, per evitare che il clima vada completamente e ulteriormente fuori controllo. Abbassa, Spegni, Ricicla e Cammina, recita uno slogan dell’Unione Europea. Alcune buone pratiche le ho raccolte nel libro Dipende da te: 101 cose da fare per salvare il pianeta e vivere meglio (Grubaudo Editore). Dobbiamo anche lavorare in termini di adattamento, ovvero imparare a convivere con tutto ciò. Io, ad esempio, a casa – e spesso in viaggio – ho un kit di sopravvivenza alle catastrofi, con torcia, viveri e altri generi di prima necessità. Se però non riduciamo anche le emissioni inquinanti e serra, il clima andrebbe così fuori controllo che temo non avremo possibilità di adattamento”.
*b*Il nostro pianeta è prossimo al ribaltone? Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?+b+
“Bello il ribaltone del pianeta, rende molto bene l’idea; non nascondo che ci siamo messi in un grosso guaio: lo “spread dell’anidride carbonica” per me è preoccupante quanto, se non più, di quello economico. La soglia di pericolo della concentrazione di CO2 è di 350 ppm, siamo a quota 392 e continuerà a crescere, per rientrare sotto alla soglia di pericolo serve un cambiamento o, meglio, una transizione radicale: i prossimi 20 anni saranno molto diversi da quelli precedenti a causa delle crisi climatica, energetica ed economica. Se ci organizziamo per tempo potrebbe però essere l’occasione per un mondo migliore, meno inquinato e con maggior senso della comunità. Il futuro insomma dipende da noi”.

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