Sono 352 le persone ricoverate negli ospedali modenesi: “il virus non ci dà tregua”

Solo nell’ultima settimana sono stati ricoverati 212 pazienti positivi, con una media di 30 ingressi giornalieri sui due ospedali (1 paziente ogni 50 minuti sulle 24 ore).

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Giovanni Pinelli, direttore della Medicina Interna d’Urgenza (MIDU) dell’Ospedale Civile di Baggiovara

I contagi crescono senza sosta e questo ha comportato un aumento significativo di pazienti ricoverati negli ospedali modenesi, oggi giunti a quota 352. Di questi, 273 sono in degenza ordinaria, di cui 174 al Policlinico e 99 all’Ospedale Civile di Baggiovara. I ricoveri tra Terapia Intensiva e Semi Intensiva sono invece 79, di cui 45 al Policlinico e 34 all’Ospedale Civile.

Per rispondere alle esigenze di ricovero di pazienti internistici Covid e No Covid sono stati riconvertiti 150 posti letto chirurgici in area medica. Sono stati aggiunti 41 posti letto nuovi dell’area medica e 66 posti letto di area intensiva. I posti letto in carico all’area medica sono quindi passati dai 290 circa attivi prima dell’emergenza agli attuali 480. Per quanto attiene alla Terapia intensiva, dai 36 posti attivi sui due stabilimenti pre-COVID ai 102 che sono in questo momento funzionanti.

“Solo nell’ultima settimana – spiega il dottor Giovanni Pinelli, direttore della Medicina Interna d’Urgenza (MIDU) dell’Ospedale Civile – sono stati ricoverati 212 pazienti positivi, con una media di 30 ingressi giornalieri sui due ospedali (1 paziente ogni 50 minuti sulle 24 ore) ma abbiamo visto picchi di 35-40. Per gestire questa mole di ricoveri, l’Azienda ha dovuto effettuare una serie di riconversioni a geometria variabile, che ci hanno consentito sino ad ora di reggere l’urto. Esiste, però, un limite a queste riconversioni, perché i nostri ospedali gestiscono anche altre patologie tempo dipendenti e non differibili, che non possono essere interrotte”.

L’età media del paziente positivo, prosegue il dottor Pinelli, “è scesa a 44 anni, quella dei pazienti ricoverati a 65; vediamo, però, anche 40-50enni con quadri clinici complessi, in casi rari anche senza fattori di rischio pregressi. Se il quadro clinico dei pazienti in terapia intensiva è sovrapponibile a quello delle precedenti fasi pandemiche, è la gravità media di chi viene ricoverato che è più elevata. Questo comporta la necessità di trasformare più letti internistici in letti a carattere semi-intensivo, dove è possibile effettuare ventilazione non-invasiva. Nel complesso, possiamo dire che abbiamo più armi contro questa malattia, sappiamo come trattarla ma non ci dà tregua”.

 Ad oggi, in base alle indicazioni regionali sullo screening per la ricerca di varianti su pazienti positivi ricoverati in terapia intensiva, sono stati valutati 62 tamponi positivi tra quelli ricoverati nelle terapie intensive del Policlinico, Baggiovara e Ospedale di Carpi. Tra questi, 49 tamponi hanno presentato mutazioni del virus compatibili con variante inglese, 9 compatibili con variante brasiliana, 1 con variante nigeriana e 3 senza mutazioni ascrivibili alle suddette varianti.

 “Il tema delle varianti – conclude Pinelli – è ancora tutto da studiare, la loro maggiore contagiosità però sembra innegabile e sta contribuendo in modo significativo all’aumento dei contagi. Rispetto al lockdown totale di marzo aprile 2020, le chiusure sono parziali. Al momento non abbiamo visto un calo significativo dei contagi, vedremo probabilmente i primi risultati a fine mese.Colgo l’occasione per un grande ringraziamento agli operatori che lavorano nei nostri ospedali: la tenuta sia caratteriale, sia fisica, sia emotiva non è semplice  né scontata in una situazione così complessa e prolungata. Sono stupito positivamente di come il sistema tenga, nonostante i momenti di scoramento e stanchezza, che impatta anche sulla vita famigliare. Ci auguriamo di cominciare a respirare presto, per poter dare una risposta ottimale anche ai pazienti non-COVID19”.

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