Ben venga la Rete di Mobilità di Emergenza: ora però servono più informazione e più Polizia

Che piaccia o no, il cambio culturale dev’essere fatto. Le strade sono di tutti e tutte le categorie che vi transitano hanno pari dignità e pari diritto di raggiungere in sicurezza la propria destinazione. Dovremo diventare più disciplinati a prescindere dal mezzo che utilizziamo. E’ così in tanti altri paesi d’Europa, da anni, e funziona. All’inizio ci sentiremo un po’ smarriti ecco perché sarebbe necessaria la presenza della Polizia Locale per offrire consigli e tirare qualche orecchio, ma questa è l’unica strada praticabile per rendere le nostre città vivibili, sicure e meno inquinate. Il cambiamento parte sempre in punta di piedi e in questa prima fase sarebbe auspicabile che l’Amministrazione Comunale organizzasse una campagna di informazione capillare per spiegare a ciclisti e automobilisti cosa cambia sulle nostre strade.

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La viabilità è senza dubbio uno dei nervi scoperti della nostra città soprattutto per le fasce più deboli della strada come ciclisti e pedoni. In numerosi viali, da via Cattani a via Lama, passando per via dell’Industria e la Tangenziale Losi, le auto sfrecciano a velocità sostenute e per chi sceglie la due ruote per spostarsi, la vita non è certo delle più facili. Vi sono infatti intere aree “precluse” alle bici poiché del tutto sprovviste di ciclabili, basti pensare alla zona industriale, e assi viari invalicabili in sicurezza poiché privi di attraversamenti verticali, ovvero sovrappassi o sottopassi, gli unici in grado di tutelare davvero l’incolumità di pedoni e ciclisti e garantire al contempo al traffico veicolare di procedere con scorrevolezza senza ritrovarsi improvvisamente di fronte semafori rossi! Considerato lo scenario quindi, qualsiasi azione intrapresa dall’Amministrazione per migliorare la vita dei ciclisti è la benvenuta. Tra le tante promesse fatte negli ultimi anni e non ancora realizzate, una ha finalmente iniziato a vedere la luce, ovvero la Rete di mobilità di emergenza: venti chilometri di nuovi percorsi, tra strade col limite dei 30 km/h per garantire la promiscuità di veicoli e velocipedi e, laddove la larghezza lo consente, la tracciatura di nuove sedi dedicate a velocipedi, monopattini e biciclette affinché possano transitare a lato strada in corsie preferenziali. L’obiettivo? Ridurre l’incidentalità, rallentando la velocità delle auto all’interno del tessuto urbano, assicurando così a pedoni e ciclisti una maggiore sicurezza, e promuovere in città una mobilità sostenibile.

I lavori sono partiti da via Berengario per offrire un percorso casa-scuola sicuro ma sui social numerosi cittadini sono insorti mettendo in discussione la pericolosità dell’intervento e la poca chiarezza della segnaletica orizzontale apparsa sull’asfalto. Via Berengario, troppo stretta secondo il codice della strada per consentire la tracciatura delle due corsie laterali destinate alle bici, diventerà una zona 30. E non sarà la sola poiché l’obiettivo, nient’affatto velato, è quello di rallentare la velocità delle auto in tutto il tessuto urbano. Che piaccia o no, il cambio culturale dev’essere fatto. Le strade sono di tutti e tutte le categorie che vi transitano hanno pari dignità e pari diritto di raggiungere in sicurezza la propria destinazione. Dovremo diventare più disciplinati a prescindere dal mezzo che utilizziamo. E’ così in tanti altri paesi d’Europa, da anni, e funziona. All’inizio ci sentiremo un po’ smarriti ecco perché sarebbe necessaria la presenza della Polizia Locale per offrire consigli e tirare qualche orecchio, ma questa è l’unica strada praticabile per rendere le nostre città vivibili, sicure e meno inquinate. Il cambiamento parte sempre in punta di piedi e in questa prima fase sarebbe auspicabile che l’Amministrazione Comunale organizzasse una campagna di informazione capillare per spiegare a ciclisti e automobilisti cosa cambia sulle nostre strade. E per chi fosse assalito dal dubbio, sgombero il campo da qualsivoglia fraintendimento, capillare, non fa rima con un paio di post su Facebook… un bel volantino nella cassetta della posta, rafforzato da tanti cartelloni affissi nelle bacheche ormai vuote della città, sarebbe molto più efficace.

Jessica Bianchi