Telemedicina, ponte tra ospedale e territorio: l’Endocrinologia fa da apripista

Richiamate 850 persone per le prestazioni sospese durante l’emergenza; il direttore dell’Unità operativa di Endocrinologia dell’Area Nord Giampaolo Papi: “Grazie alla tecnologia abbiamo mantenuto il rapporto coi pazienti”.

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Il professor Giampaolo Papi

Telefonate di controllo e videochiamate per discutere degli ultimi esami effettuati: la telemedicina comincia a farsi largo nel nuovo modello assistenziale post-Covid, a garanzia della sicurezza di pazienti e operatori.
A sperimentarla con successo è stata l’Unità operativa semplice dipartimentale di Endocrinologia dell’Area Nord diretta dal professor Giampaolo Papi, che ha trascorso i due mesi di emergenza covid al fianco dei colleghi della Medicina Interna dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, impegnati nell’assistenza ai pazienti positivi.
Già durante la fase acuta dell’epidemia l’Endocrinologia ha garantito le prestazioni urgenti e per le donne in gravidanza con problemi alla tiroide, oltre alle consulenze per i pazienti ricoverati negli altri servizi ospedalieri. A partire dal 20 aprile gli specialisti endocrinologi hanno avviato il recall dei pazienti, effettuando il recupero di circa 850 prestazioni, tra visite ed esami (ecografie ed agoaspirati), sospese a causa dell’emergenza. Parte di queste, nei casi meno gravi e dove le condizioni cliniche lo consentivano, sono state effettuate con il ricorso alla telemedicina.
“L’unità che ho l’onore di dirigere – spiega il professor Papi – è stata la prima ad aderire al progetto aziendale di recall dei pazienti a cui era stata sospesa una visita a causa dell’emergenza Coronavirus. Abbiamo contattato oltre 850 utenti e la telemedicina è stata fondamentale non solo perché i pazienti non si sono mai sentiti soli ma perché ci ha permesso in taluni casi di risolvere il problema in diretta, come per semplici aggiustamenti terapeuti, in altri di giudicare urgente la prestazione e quindi di assicurare una visita entro 24 ore o, ancora, di giudicare la visita necessaria ma procrastinabile. La telemedicina, utilizzata in casi selezionati e in maniera integrata con le metodiche tradizionali, non indebolisce il rapporto medico-paziente anzi, al contrario, lo rafforza”.
L’Endocrinologia dell’Area Nord dunque guarda al futuro, programmando l’estensione degli interventi di termoablazione dei noduli tiroidei anche alla sede di Mirandola. Grazie alla donazione di un ecografo da parte dell’associazione La Nostra Mirandola, entro l’autunno, infatti, la termoablazione potrà essere eseguita, non sono al Ramazzini ma anche all’Ospedale Santa Maria Bianca.
I noduli della ghiandola tiroide sono frequenti nella popolazione, arrivando a colpire circa il 50% dei cittadini residenti nella provincia di Modena. Quando raggiungono dimensioni rilevanti possono causare disturbi della deglutizione e della respirazione per gli effetti compressivi su esofago e trachea. La tecnica di termoablazione ne riduce il volume, senza dover ricorrere all’intervento chirurgico in anestesia generale.

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