Una vita dietro il bancone di un bar

Dopo più di quarant’anni di lavoro Giorgio Greggio ha deciso di andare in pensione ma non senza aver prima garantito un futuro alla sua attività: il Caffè Martini passerà di mano.

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In foto Giorgio Greggio

“Mi sono sempre divertito come un matto” sorride Giorgio Greggio, imprenditore, commerciante e gestore di bar in città, titolare del Caffé Martini di Corso Cabassi a Carpi. Dopo più di quarant’anni di lavoro ha deciso di andare in pensione ma non senza aver prima garantito un futuro alla sua attività: il Caffè Martini passerà di mano.
Estremamente elegante negli arredi, concepiti da Greggio in piena sintonia con il contesto del centro storico e del Palazzo Brusati Bonasi nel quale è ospitato al piano terra, il Caffè Martini festeggerà i suoi vent’anni il 16 novembre. Per Greggio un ulteriore motivo per tracciare un bilancio, non solo della sua attività.
“Ho sempre lavorato sodo: per fare questo mestiere ci vuole tanta passione e non solo quando si è al bancone ma anche nel retro quando è il momento di fare i conti con gli aspetti fiscali, burocratici e organizzativi. Il mestiere è cambiato negli anni e oggi la clientela chiede meno formalità, più freschezza e novità e io sono passato di moda” sorride Giorgio che fa i conti coi suoi 62 anni.
“Dopo il terremoto sono mancate le opportunità di potenziare l’attrattività del centro di Carpi e oggi la piazza è desolatamente vuota. Venendo meno la regia complessiva affidata a un’agenzia, i singoli esercenti hanno fatto quello che hanno potuto ma è impossibile dedicarsi all’organizzazione di eventi quando si ha un’attività da portare avanti: la burocrazia è sempre più complicata per qualsiasi cosa un commerciante voglia promuovere”.
Quando il Caffè Martini fu inaugurato nel 1999 erano altri tempi che Greggio ricorda con nostalgia per l’atmosfera che si respirava in città. I più bei ricordi sono legati poi all’epoca in cui, “con Stefano, aprimmo The Queen’s Tavern, il primo pub in stile irlandese a Carpi in via Alghisi, dove prima c’era il bar Mercato”, e ancor prima, quando Giorgio iniziò a lavorare in discoteca. “Ho cominciato come lavapiatti al Picchio Verde quando avevo 19 anni dopo il turno in fabbrica e ho capito subito che il mio posto era dietro il bancone. Per anni ho lavorato nelle discoteche e la mia ultima stagione è stata al Fantasia. Lavoravamo e ci divertivamo come matti (per scherzo, nel bel mezzo della serata accendevo all’improvviso tutte le luci del privée del Picchio Verde e c’è chi ricorda ancora il suo travestimento da coniglio rosa in occasione del Carnevale) perché c’era una cordialità diversa e forse anche un’inesauribile energia che ci permetteva di stare in piedi pur dormendo poche ore”.
Dopo l’esperienza nelle discoteche, il bar diventa l’attività principale di Giorgio Greggio che apre nel 1975 il Bar Galleria all’interno della galleria di Corso Alberto Pio con affaccio su via Rovighi, poi si trasferisce dopo poco più di un anno in corso Roma dove apre la Caffetteria all’angolo con piazzale Ramazzini. Dopo nemmeno cinque anni inizia l’avventura del Queen’s.
“Non sono mai stato fermo e ho sempre cercato di investire per migliorare costantemente” ammette Greggio per il quale è venuto il momento di dedicarsi agli affetti e rallentare i ritmi. Aveva dieci anni quando faceva il garzone del barbiere e a quattordici lavorava già in fabbrica: dopo una vita dietro al bancone del bar è arrivato il momento di appendere le scarpe al chiodo. Chi lo conosce già si domanda quanto riuscirà a rimanere fermo…
Sara Gelli

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